domenica 31 agosto 2014

A UN TE CHE IO INVENTAI - ANTONIO GEDEAO

Nella poesia di Antonio c'è una simbiosi perfetta tra le parole del suo quotidiano. In questa poesia usa solo bilancia, ma in altre poesie, come Lacrima di negra lo fa in modo massivo:
"Mi feci portare gli acidi,/le basi e i sali,/le droghe usate/in casi tali./Provai a freddo,/sperimentai a caldo,/e tutte le volte/mi diede ciò che è normale"
Un modo insolito di mischiare le due sue inclinazioni, quella di scienziato apprezzatissimo e celebrato e quella di poeta altrettanto pubblicamente riconosciuto e altrettanto insolito usare uno pseudonimo (non un eteronimo come quello che usò Pessoa), per tenerle distinte.
Una scelta razionale, meditata: una nascita, come scrive lui stesso. 
"E allora anch'io volli nascere, / nascere per me stesso, per mio espresso volere, / senza padre né madre, / senza preparazione d'amore, / senza baci né carezze di nessuno, / solo, solo e soltanto per mia libera volontà." (da Poema de me chamar António)


(Testo autografo dell'autore conservato alla Biblioteca Nazionale del Portogallo)


Per quanto riguarda la poesia proposta, l'incipit è dichiarativo, come lo sono quelli di Pavese (ma forse dovrei cambiare poeta di paragone, dato che non è stato il solo) quasi fosse un tema prefissato da svolgere e tuttavia anche qui - perchè ricordo di averlo già scritto - non si ha l'impressione di essere di fronte ad un testo costruito, piuttosto uno svolgersi di pensiero e, come poche altre volte, da gustare senza analizzarlo troppo per non perdere di vista la bellezza del suo insieme.
Due parole sull'immagine a corredo della poesia: cosa vi sembra? Un disegno o un manufatto?
In effetti è un'opera dello scultore Martin Senn che utilizzando fil di ferro, ricrea oggetti di uso quotidiano, ma anche disegni fantasiosi e non meno belli.  In calce all'immagine troverete il collegamento al suo sito.




Rómulo de Carvalho Vasco da Gama nasce a Lisbona , il 24 novembre del 1906 nella Via do Arco do Limeiro (attualmente  Via Augusto Rosa) 7, 4º piano dove è cresciuto assieme alle sorelle. 
Figlio di un impiegato delle poste e di una casalinga, è la figura di quest'ultima che lo ha influenzato fortemente.  Pur avendo una istruzione minima, trasmise al figlio la passione per la letteratura. "Mia madre non ha scritto poesie, almeno non apertamente, ma so che in fondo lei lo ha fatto". Bambino precoce, a cinque anni scrisse le prime 10 poesie e decide di completare "Os Lusiadas" di Camões
Quando frequentò il liceo Gil Vicente, venne a contatto con la scienza che catturò il suo interesse. Nel 1931 si laureò in Scienze fisico-chimiche  all'Università di Porto e l'anno successivo in Scienze Pedagogiche alla Facoltà di Lettere. Nel 1936 nasce suo figlio Federico, nel 1945 si sposa con Maria Natália Paiva Nunes (scrittrice) e nel 1949 nasce la sua secondogenita Maria Cristina.
Dunque fu un chimico e professore di chimico-fisica alla scuola secondaria del Liceo Pedro Nunes e  al Liceo Camões, educatore  di storia della scienza in Portogallo, e... poeta sotto il pseudonimo di António Gedeão. Pietra Filosofale e Lacrima di Negra sono due delle sue più famose poesie. La sua data di nascita è stata adottata in Portogallo dal 1996 come Giornata Nazionale della Cultura Scientifica. Per i suoi 90 anni è stato insignito della Gran Croce dell'Ordine di Santiago de Espada.
Dei suoi due figli, Federico sarà un chimico e  Cristina  scrittrice (anche i figli hanno rispettato la dualità del suo essere - ndr).
"Morirò esattamente innocente come sono nato" e lo fa due volte:  la prima come António Gideon, nel 1984 quando pubblica Novos Poemas Póstumos e decide di smettere di scrivere poesie.  "Quando ho capito che non valeva la pena di scrivere, soprattutto perché cadrebbe l'abitudine di ripetermi. Ho pensato che fosse meglio rimanere a quel punto per questo non accada a me. Il Anthony Gideon è morto. Pace alla sua anima." La seconda quando il professor Rómulo de Carvalho muore a Lisbona il 19 febbraio del 1997, alle ore 21,30 nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale di S. Maria a Lisbona.
"Io continuerò a scrivere poesia fino all'ultimo sospiro. Suppongo che l'ultimo sospiro sarà un verso."  
(Mi dispiace, ma non sono riuscita a trovare nessuna notizia a supporto di questa sua affermazione. ndr)







A UN TE CHE IO INVENTAI

 

Pensare a te è cosa delicata.
È un diluire di colore denso e pieno
e il passarlo in acquarello finissimo
con un pennello di martora.

Un pesare chicchi di nulla in bilancia minima,
un intrecciare fili di ferro cauto e attento,
un proteggere la fiamma contro il vento,
un pettinare chiome di bambini.

Un districare fili da cucito,
un correre su lana, ché nessuno senta o sappia,
un planare di gabbiano come un labbro sorridente.

Penso a te con tanta tenerezza
come se fossi vetro o velo di porcellana
che al solo pensarti ti potresti spezzare.



(Trad. Anna Miniucchi)



A um ti que eu inventei

Pensar em ti é coisa delicada.
É um diluir de tinta espessa e farta
e o passá-la em finíssima aguada
com um pincel de marta.

Um pesar grãos de nada em mínima balança,
um armar de arames cauteloso e atento,
um proteger a chama contra o vento,
pentear cabelinhos de criança.

Um desembaraçar de linhas de costura,
um correr sobre lã que ninguém saiba e oiça,
um planar de gaivota como um lábio a sorrir.

Penso em ti com tamanha ternura
como se fosses vidro ou película de loiça
que apenas com o pensar te pudesses partir.



5 commenti:

  1. Se fosse per quello, vivrei fino a cento anni. Purtroppo non sarà così e la felicità è legata a troppi altri fattori. Ma grazie comunque. E' un bell'augurio.

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  2. A me quanno me se infiamma er cerebro pijo a benzoddiazzapina! te fai certi sonni e te passa a passione, e nun combino casini...Un bacione, Carla, e bellissima poesia, ma dove lo hai scovato?

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    1. Grazie per il bacione. E' un pò che ho incontrato questo autore. Ho faticato a mettere assieme la sua biografia e sono stata anche fortunata. Vuoi quanche altra sua poesia??

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  3. e de sicuro t'aricopjo sur blogghe mmio,,,poi sta sicura!

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