mercoledì, 26 gennaio 2011
CHAIM - 14 ANNI - EBREO
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »
Articolo 1, Legge 211 del 20 Luglio 2000, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 177 del 31 luglio 2000
Articolo 1, Legge 211 del 20 Luglio 2000, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 177 del 31 luglio 2000
Miei cari genitori,
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe... Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L'altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato... Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango...
se il cielo fosse carta e tutti i mari del mondo inchiostro, non potrei descrivervi le mie sofferenze e tutto ciò che vedo intorno a me.
Il campo si trova in una radura. Sin dal mattino ci cacciano al lavoro nella foresta. I miei piedi sanguinano perché ci hanno portato via le scarpe... Tutto il giorno lavoriamo quasi senza mangiare e la notte dormiamo sulla terra (ci hanno portato via anche i nostri mantelli).
Ogni notte soldati ubriachi vengono a picchiarci con bastoni di legno e il mio corpo è pieno di lividi come un pezzo di legno bruciacchiato. Alle volte ci gettano qualche carota cruda, una barbabietola, ed è una vergogna: ci si batte per averne un pezzetto e persino qualche foglia.
L'altro giorno due ragazzi sono scappati, allora ci hanno messo in fila e ogni quinto della fila veniva fucilato... Io non ero il quinto, ma so che non uscirò vivo di qui. Dico addio a tutti, cara mamma, caro papà, mie sorelle e miei fratelli, e piango...
Lettera scritta in yiddish da CHAIM, un ragazzo di 14 anni nel campo di concentramento di Pustkow (Galizia) e affidata a un giovane contadino della zona che la recapitò ai suoi genitori.
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Ciao Saverio.
Si, conosco questa tua sensibilità all'argomento e dovrei segnalarti un testo di cui però in questo momento mi sfugge autore e titolo.
Argomento: poesie scritte in un campo di concentramento e seppellite.
Dissotterrate e pubblicate dopo la guerra.
Ti faccio sapere.
Carla
Si, conosco questa tua sensibilità all'argomento e dovrei segnalarti un testo di cui però in questo momento mi sfugge autore e titolo.
Argomento: poesie scritte in un campo di concentramento e seppellite.
Dissotterrate e pubblicate dopo la guerra.
Ti faccio sapere.
Carla
NATACARLA |
Grazie ancora.
Saverio