domenica 20 novembre 2011

DAVVERO? - GERARDO DIEGO

domenica, 28 novembre 2010
DAVVERO? - GERARDO DIEGO
 
Ed ecco una spiegazione del senso della poesia.
A cos'altro può servire a chi legge se non cercarne di adatte per riempire un proprio vuoto?
E non è strano, che il poeta si stupisca quando scorge questo bisogno negli altri, sarebbe strano  semmai - e fuori luogo -  un suo compiacimento.





Gerardo Diego Cendoya nasce il 3 ottobre del 1896 a Santander.  Studia all'Università di Deusto dove segue il corso di Filosofia e Lettere, e conosce Juan Larrea, amico essenziale della sua vita letteraria. Terminato il corso, si ottiene la specializzazione a Madrid. Nel 1920 inizia ad insegnare Lingua e Letteratura all'Intituto di Soria, Gijón, Santander e Madrid. A Santander dirige due delle più importanti riviste del '27, Lola e Carmen. E' uno dei principali seguaci dell'avanguardia poetica spagnola,
influenzato della poesia di J. Ramon Jiménez e di A. Machado. Nel 1925 ottiene il Premio Nazionale di Letteratura spagnola (Premio Nacional de Literatura de España), ex aequo con Rafael Alberti. Elabora le due versioni della famosa Antología di poesia (Poesía española, 1915-31, 1932),che fa conoscere gli autori della Generazione del 27.
Si sposa nell'anno 1934, e l'anno seguente si trasferisce come cattedratico all'Instituto de Santander. Prosegue il suo lavoro poetico, integrandolo con i suoi studi su differenti temi, aspetti e autori della letteratura spagnola, con il suo lavoro di conferenziere in tutto il mondo, di critico letteraio e musicale, di editorialista  per  differenti periodici.
La Guerra Civile scoppia quando si trova in vacanza a Sentaraille (Francia). Finito il conflitto, ritorna in Spagna e si trasferisce all'Instituto Beatriz Galindo di Madrid, nel quale resta fino al suo ritiro.
Dal 1947 è membro della Real Academia Española. Nel 1979, gli viene concesso il Premio Cervantes  assieme a Jorge Luis Borges.  Muore a Madrid l'8 luglio del 1987 all'età di 90 anni.






DAVVERO?

Ti servono davvero le mie rime?
Ti dan cibo, coraggio, nelle terse
tue oscure solitudini squisite
- tu, vortice, epicentro, climi in frane -?

Quando ti alieni e senza te ti insinui
e l'intimo tuo vuoto hai smascherato
e non odi la pietra che hai scagliato
giù per l'anima all'imo dei tuoi abissi,
i miei versi potranno rivolare
nelle concave spiagge tue interiori?

potranno accarezzarti, alzarti un cielo,
accenderti un tremore di rossori,
sussurrarti dolcissimo un assillo
di sillabe fiorite, e tu ne pianga?



¿DE VERAS ?

 ¿De veras necesitas de mis rimas,
te alientan, te alimentan en tus claras,
en tus oscuras soledades raras
- tú, vórtice, epicentro, alud de climas -?
 Cuando te extrañas y sin ti te intimas
y tu propia oquedad desenmascaras
y ya no oyes la piedra que arrojaras
alma abajo en la sima de tus simas,
¿pueden mis versos remontar el vuelo
por tus cóncavas playas interiores?
 pueden acariciarte, alzarte un cielo,
encenderte un anhelo de rubores,
susurrarte un dulcísimo martelo
de sílabas en flor para que llores?

















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