venerdì, 12 dicembre 2008
Che idea curiosa!
Il mondo smette di esistere se io non lo guardo....
Ricordo che quando ero piccola (7 o 8 anni), invece pensavo che quando dormivo tulle le mie bambole e i miei orsacchiotti si animavano e si mettevano a parlare e "vivere".
In particolare pensavo che tutti fossero gelosi ed invidiosi del mio orsacchiotto preferito, quello che mi portavo nel letto tutte le sere ed a cui parlavo, parlavo....
E per la cronaca, Toy Story era ancora da scrivere; forse ero stata influenzata dalla fiaba "La pastorella e lo spazzacamino" oppure la lessi dopo? Mah, chissà....
Comunquq sia, sinceramente non ricordo cosa gli dicevo, ma era una specie di "diario segreto" per me.
Non sono mai stata una bambina sola; ho avuto diverse amiche, ma anche con le "amiche dl cuore" si litiga, anche loro possono ferirti prendendoti in giro, dal momento che loro "sanno".
Ma erano comunque cose innocenti quelle dei sette - otto anni, forse il ragazzino a cui non davi mai da mangiare alla mensa perchè ti piaceva così tanto da mandarti in confusione se solo gli rivolgevi la parola.
Strano come poi quei ragazzini spariscano dalla tua vita e non la incrocino più, anche se vivono nella tua stessa città.
Naturalmente io lo ricordo molto bene (ho una buona memoria); era il figlio di un pittore famoso della mia città. Biondo, magrolino, con gli occhiali, un pò bruttino, però, ma.... come si dice? ...l'amore è cieco, no?
Comunque quella di Montale è veramente una bella poesia.
Sono contenta di essere riuscita a trovarne così tante e, per me, sorprendentemente emozionanti.
Ognuna è unica per la musicalità, per la sensazione che trasmette, per il contenuto carezzevole ma anche intenso espresso dalle parole, dalla forza dei versi che catturano e proiettano le loro immagini.
Se qualcuno volesse segnalarmi qualche autore........può lasciarne traccia nei commenti.
FORSE UN MATTINO ANDANDO IN UN'ARIA DI VETRO
- Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
- arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
- il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
- di me, con un terrore di ubriaco.
- Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
- alberi case colli per l'inganno consueto.
- Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
- tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
da Ossi di seppia, 1925
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