mercoledì, 14 aprile 2010
L'OSTENSIONE DELLA SINDONE - 10 APRILE 2010
Se siete solo molto curiosi di vedere "com'è fatta", e non vi accontentate di guardarla dalle foto ufficiali, nè dai documentari che vengono trasmessi in televisione o dai vari DVD usciti per questa ricorrenza, potreste recarvi a Torino ed entrare dalla porta principale del Duomo.
Là, da una distanza di circa venti metri, ma ben visibile, potete goderne di una discreta vista; potreste dire "Si, ci sono stato".
Ma non è questo lo spirito con cui affrontare un evento che non si verifica spesso e che richiama milioni di persone da ogni parte del mondo.
Il percorso che ci viene proposto è lungo, molto.
Il primo giorno, ad un'ora inconsueta come quella delle 20,00, sono state necessarie oltre due ore fatte di pesante attesa di essere chiamati, di sentirsi circondati da persone che, con diverse motivazioni, hanno percorso un serpentone interminabile, pazienti, a volte parlando di amenità, più spesso in silenzio o ammonendo i figli che si erano portati con sè.
E procedere a piccoli passi, sostare e poi riprendere, lasciandoti alle spalle venti centimetri alla volta - non di più - alle spalle.
Un pellegrinaggio, che ti lascia tempo per meditare su quello che sarà il tuo dialogo con Dio.
Sicuramente puoi parlare con Lui ovunque tu sia: non ci insegnavano forse che Dio è "in cielo, in terra ed in ogni luogo"? Quindi anche in questo istante qui, accanto a me oppure a te che stai leggendo.
Ma là è ancora più vicino.
E' come tirare la sua tunica, per farsi ascoltare tra milioni di voci ed ognuna di quelle voci ha una sua motivazione - urgente ed importante - per farsi sentire e che ha la precedenza sulla tua.
Ma da quella distanza - ho pensato - riuscirà a sentire ANCHE la mia voce e quello che io ho da dire.
Ne ho portate molte di cose con me e crescono ad ogni passo, ad ogni sosta un pò più lunga.
Dolori che hanno bisogno di conforto, anime che vanno cercate, corpi da sanare e da preservare.
Ho un bel pò di attenzioni da richiedere a Dio.
Ci propongono una breve preghiera, che scandirà il tempo della vera sosta davanti al Telo, oltre ad una manciata di secondi dopo i quali verremo invitati a lasciare il posto agli altri.
Ma non è la MIA preghiera: ha un senso una preghiera che non è la mia?
Pensano forse che io non sappia cosa dire o come rivolgermi a Dio?
Non sono una bambina davanti all'ospite importante a cui si dedica una poesiola per compiacerlo e fare bella figura.
Apprezzo l'intenzione, davvero! Non intendo polemizzare, ma no, grazie.
Io so cosa dire e come dirlo.
Sarà un mormorio, a mezza voce, una professione di fede ed un appello diretto che non verrà ignorato.
Sul contenuto, consentitemi il riserbo della confessione.
All'uscita trovo una parte della mia richiesta esaudita, una stanchezza infinita che maschera la verità su alcune lacrime e la voglia di ricominciare il percorso.
Non fatemi dire di più.
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#1 15 Aprile 2010 - 20:34
Ciao Carla .... ho riletto più volte questo tuo report, tanto sincero quanto piacevole.... e sono certo che anche la tua voce è giunta a destino. Max
utente anonimo |
Carla, queste tue poche parole sulla Sindone mi hanno commosso e mi hanno fatto riflettere più di tanti articoli e trasmissioni... Ogni volta che leggo qualche tua prosa rimango conquistata dalla sicurezza dello stile, dalla forza espressiva e dalla capacità istintiva di coinvolgere completamente chi legge...Tu sai che amo le tue poesie, ma penso che non dovresti trascurare neppure quest'altro mezzo che ti è così congeniale. Ti vedrei proprio bene come elzevirista di un giornale... Un bacio, Erminia
utente anonimo |
Erminia, non so come faccio a meritare i tuoi complimenti, o la tua amicizia, ma so che è comunque fortemente ricambiata.
Quella e la stima che ho per te, nata nella penombra di un palcoscenico su cui si erano appena spente le luci concentrate su di te, amica mia.
Un abbraccio.
Carla
NATACARLA |
Ne sono sicura anche io, Max.
Carla
Carla
NATACARLA |