“Amore mio”. Meu amor. Ripetere
queste due parole per dieci pagine, scriverle ininterrottamente, senza
sosta, senza spazi bianchi, prima lentamente, lettera dopo lettera,
disegnando le tre colline della M manoscritta, l’anello tenue della E
simile a braccia che riposano, il letto profondo di un fiume che si
scava nella U, e poi lo sgomento o il grido della A sulle onde del mare,
eccole, dell’altra M, e la O che non può essere se non quest’unico
nostro sole, e infine la R divenuta casa, o tetto, o baldacchino.
E subito dopo trasformare questo lento disegno in un unico filo tremolante, la traccia di un sismografo, perché le membra rabbrividiscono e si turbano, il mare bianco della pagina, una distesa di luce o un lenzuolo levigato.
“Meu amor, “amore mio” hai detto, e l’ho detto anch’io, spalancandoti la mia porta, e tu sei entrata. Tenevi gli occhi bene aperti venendomi incontro, per vedermi meglio o più di me, e hai posato la borsa per terra. E, prima che ti baciassi, per poterlo dire serenamente, hai detto: “Stanotte rimango con te”.
E subito dopo trasformare questo lento disegno in un unico filo tremolante, la traccia di un sismografo, perché le membra rabbrividiscono e si turbano, il mare bianco della pagina, una distesa di luce o un lenzuolo levigato.
“Meu amor, “amore mio” hai detto, e l’ho detto anch’io, spalancandoti la mia porta, e tu sei entrata. Tenevi gli occhi bene aperti venendomi incontro, per vedermi meglio o più di me, e hai posato la borsa per terra. E, prima che ti baciassi, per poterlo dire serenamente, hai detto: “Stanotte rimango con te”.
(Collana Universale Economica - Feltrinelli Editore)
La porto con me :-) ina
RispondiEliminaAnch'io, Ina.
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