Pur essendo molto giovane, per Francesco
Paolo Ferrotti Lumi d'agosto (Mohicani Edizioni, 2014) è la seconda
pubblicazione di poesie.
Se la prima raccolta, “Il segreto di Cora”
(Torri del Vento Edizioni, 2013) era dedicata all'intera stagione estiva, in
questa se ne celebra in particolare la fine (e il suo eterno ritorno), con una ammirevole linearità di
pensiero; il rimpianto per gli amori che promettono di tornare
l'estate successiva, i ricordi di falò ancora tiepidi, di stelle
cadenti e galassie, di spiagge e di boschi, d'un mare disseminato di
tesori e di una Luna che regna su tutto e cantata in tutte le sue fasi: questi sono i soggetti della sua poetica.
Parlo di canto perché, per quanto essenziale e costruita con versi brevi, a volte
spezzati, mantiene sempre una buona musicalità con rime e, quando
mancano, assonanze. Parla per immagini, senza descrizioni
oziose, ma piuttosto lanciando al lettore suggestioni, come ne Lo scirocco:
“volano panni / piovono pigne dai
rami / sbattono porte, / chiudono finestre. / Domani / restano lacrime / e spiagge deserte.”
In un'intervista
rilasciata in occasione dell'uscita del suo primo libro, l'autore parla
della poesia come di un'esigenza inconscia, un mezzo per esprimere le
proprie emozioni, facendone risaltare lo sfondo archetipico; parla di
come la poesia e l'arte in generale debbano essere “fuori dal proprio
tempo e dalle tendenze di una certa epoca” e altrove sostiene che
l'opera d'arte poetica sia come "un piccolo mondo a sé, in cui ogni
elemento è funzionale ad un organismo autonomo e completo".
Questo mi trova d'accordo.
Aggiungerei che la poesia debba essere espressione diretta
dell'autore, quella "cosa" in cui si rispecchia e si apre agli altri
per una comunione ideale di emozioni.
Non tutti i poeti della nuova generazione sono dello stesso parere. Di
recente mi è capitato di dovermi scontrare con dei fautori del verso
fine a se stesso: pomposo, aulico quanto si vuole, ma vuoto di
emozioni.
Ma questa è un'altra storia, anche se
da qui ha avuto origine la conoscenza con questo autore.
Il libro prende il titolo da una delle poesie, e sono stata tentata di proporre proprio Lumi d'agosto, poesia molto passionale e luminosa, ma ho poi le ho preferito Stella cadente
in quanto espressione d'un desiderio confessato, più che richiesto,
sperato più che creduto, proprio per quella convergenza di vedute e
comunione di emozioni di cui ho parlato prima.
Francesco Paolo Ferrotti è nato a Palermo nel 1980. Si è laureato in
DAMS indirizzo Arte, e ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Estetica
e Teoria delle Arti presso l’Università degli Studi di Palermo. Cultore
di poeti romantici e di opere filosofiche di Nietzsche, in sede di
Dottorato si è dedicato allo studio della psicologia dell’inconscio di
scuola junghiana. Musicista ed esperto di popular music, ha collaborato a
lungo con il web-magazine Ondarock, e ha realizzato diversi
approfondimenti storico-critici per riviste musicali specializzate.
E' dell’estate del 2013 l'uscita del suo primo libro di poesia, Il segreto di Cora.
STELLA CADENTE
Nitida Stella,
che sei la mia eterna gemella,
ti vidi brillare tre volte,
squarciando il mantello
di un'algida Notte...
E sempre mi chiesi perchè,
tra le tante preghiere
che a Te son rivolte,
in quest'arido mondo
ti chiedono l'oro e l'argento...
ed io solamente, da Te
volli il piombo;
fuggire dal tempo;
carpire l'immenso mistero
del tuo luminoso ritorno...
ma stando a mirare il silenzio,
ti vidi soltanto sfrecciare
d'un lampo,
nel gelido cuore
del buio profondo.
che sei la mia eterna gemella,
ti vidi brillare tre volte,
squarciando il mantello
di un'algida Notte...
E sempre mi chiesi perchè,
tra le tante preghiere
che a Te son rivolte,
in quest'arido mondo
ti chiedono l'oro e l'argento...
ed io solamente, da Te
volli il piombo;
fuggire dal tempo;
carpire l'immenso mistero
del tuo luminoso ritorno...
ma stando a mirare il silenzio,
ti vidi soltanto sfrecciare
d'un lampo,
nel gelido cuore
del buio profondo.
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