Caro Direttore, ho letto la “lettera” firmata da Isotta da Lei pubblicata su IL GIORNALE a titolo “Ridicolo e banale: Garcia Marquez si può non leggere” e mi sento una piccola Matrioska: Daniele Abbiati scrive, Paolo Isotta legge e ribatte e io che pure ho letto, vorrei dare la mia opinione su questo ultimo “intervento” e intanto faccio delle premesse.
Ammettiamo che io non conosca le opere
di Marquez, ma sappia solo che gli abbiano conferito il Premio Nobel
(e non mi pare poco).
Ammettiamo che alcuni stili di
scrittura che ai contemporanei sono sembrati sbalorditivi, adesso ci
sembrino alquanto sorpassati (lo riscontro spesso in poesia, ma basta
pensare agli scritti fino al 1500 ) per quanto, con un po' di quella
pazienza che è rara nelle persone che non vivono di letteratura, si
riescono a trovare quei ponti di collegamento tra un secolo e
l'altro, tra una corrente letteraria e quella della generazione
successiva.
Ammettiamo anche che le commemorazioni
post-mortem siano un po' antipatiche. Dovremmo poter scrivere di un
uomo o di una donna, scrittore poeta o attore che sia, quello che
pensiamo della sua attività senza aspettare una estrema occasione.
Tuttavia ne ho lette molte e molto belle, tanto da considerare che,
se le avessero lette i diretti interessati, ne sarebbero stati
davvero felici, senza contare che qualora il soggetto ci fosse
totalmente sconosciuto, ne avremmo subito una felice sintesi.
Ammettiamo infine che del nostro
ipotetico autore si possa scrivere sempre e comunque qualcosa di
positivo anche qualora non sia di nostro gradimento (i critici in
modo particolare sono bravissimi a fare questo) e sarei stupita se un
critico musicale non avesse una sua cultura personale e dei gusti
letterari precisi.
Dopo tutte queste premesse mi chiedo
che senso abbia l'intervento tutto di Isotta. Per ribattere alla
pari, dovremmo conoscere i romanzi che cita, in special modo quelli
dei “suoi carissimi amici” e quindi reperire i testi, leggerli,
trarne delle nostre conclusioni. Ad una velocità di lettura fatta
per piacere ci metteremo almeno due mesi. Decisamente troppo e
francamente anche troppo poco produttivo.
Quindi direi che il testo del signor
Isotta sortisce due effetti: il primo è di fastidio per la
supponenza che vi traspare e di conseguenza fastidio nei confronti
dei testi che lui caldamente suggerisce. Il secondo di banalità per
la scarsezza – ma sarebbe più corretto parlare di assenza - delle
motivazioni a supporto della sua affermazione che Marquez sia uno
“scrittore rudimentale e quasi ridicolo”.
A questo punto chiederei a Lei
Direttore, fatta salva la libertà di parola in cui credo fermamente
come nel rispetto delle opinioni di tutti, che senso abbia avuto la
pubblicazione del testo in questione, più propagandistico che
contestatore - un “Garcia Marquez non mi piace” ne sarebbe una
felice sintesi - e dove sia la voce fuori dal coro.
Cordialmente.
Carla Natali
Nessun commento:
Posta un commento