Inserisco una nuova poesia di Carver, una poesia introspettiva, per gli amanti della catalogazione.
Volendo entrare nello specifico della poesia, non è molto importante l'episodio della neve con cui si apre la poesia.
Ma Raymond è così, inizia le sue poesie piano piano, scrive senza darsi molta importanza né modo di accorgerti di cosa stai leggendo; qui c'è la neve, altrove un crepuscolo, un posto vuoto a tavola oppure un balcone, e sono tutti indolenti incipit a poesie piene e corpose per sentimento e fruizione.
Nello scrivere Raymond sintonizza la parola con l'immagine e il pensiero. In questo sta la forza delle sue poesie e dei suoi racconti e tra questi Cattedrale ne è un esempio.
IL DONO
Stamattina c’è neve dovunque. Ci facciamo sopra dei commenti.
Mi dici che non hai dormito bene. Dico che
neanche io. Tu hai avuto una nottata terribile. “Anch’io”.
Siamo straordinariamente calmi e teneri l’uno con l’altra,
come se ognuno di noi percepisse la fragilità mentale dell’altro.
Come se sapessimo cosa l’altro prova. Non è così,
naturalmente. Non è mai così. Non importa.
È della tenerezza che m’importa. Questo è il dono
che stamattina mi commuove e sostiene.
Al pari di ogni mattina.
THE GIFT
This morning there’s snow everywhere. We remark on it.
You tell me you didn’t sleep well. I say
I didn’t either. You had a terrible night. “Me too.”
We’re extraordinarily calm and tender with each other
as if sensing the other’s rickety state of mind.
As if we knew what the other was feeling. We don’t,
of course. We never do. No matter.
It’s the tenderness I care about. That’s the gift
this morning that moves and holds me.
Same as every morning.
Ci sono poesie di Carver che mi lasciano indifferente, altre - come questa che hai postato - che mi piacciono moltissimo. Ad ogni lettura si scorgono nuove sfumature. Grazie
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