martedì, 08 dicembre 2009
CHE IMPORTA - JOSE' MARTI
Poesia sulla poesia. Due strofe forti, di sfida, che raccolgo quale incitamento.
Che sia necessario essere volitivi e ribelli per scrivere cose forti e ribelli?
Ma la poesia è apprezzabile solo quando è forte e ribelle, o anche quando parla sommessa?
Io ne conosco diverse sommesse, impubblicabili per mancanza di autorizzazione, ma anche l'esempio della sola Szymborska basterebbe a dimostrare che non è così.
Giornalista, scrittore e poeta cubano (L'Avana 1853 - Boca de Dos Ríos 1895) leader del movimento per l'indipendenza di Cuba dove è considerato il più grande eroe nazionale, più anche d Fidel Castro, fu anche pittore. A sedici annipubblicò i suoi primi testi politici sul volume La patria libre, sul quale pubblicò il poema patriottico Abdala. Nello stesso periodo le autorità coloniali chiusero la scuola, interrompendo i suoi studi , così cominciò ad odiare la dominazione spagnola della sua patria. Allo stesso modo, crebbe in lui l'odio per lo schiavismo che ancora era praticato a Cuba.
Fu così condannato a sei anni di fortezza. Nonostante i tentativi della famiglia per liberarlo, vi trascorse due anni, durante i quali si ammalò e le sue gambe subirono lesioni causate dalle catene con cui veniva legato.
Poi la pena gli venne commutata nell'obbligo di trasferirsi in Spagna, dove proseguì gli studî di diritto.
In seguito si trasferì in Francia, dove trascorse qualche tempo prima di ritornare segretamente a Cuba sotto falso nome, nel 1877. Non riuscì ad ottenere un impiego finché non accettò un lavoro come professore di storia e letteratura a Città del Guatemala.
Nel 1880 Martí sì trasferì a New York svolgendo il ruolo di console aggiunto per Uruguay, Paraguay e Argentina. Mobilitò la comunità di esiliati cubani, specialmente a Tampa e Key West, in Florida, per mettere in atto la rivoluzione e ottenere l'indipendenza dalla Spagna e, contemporaneamente, opporsi all'annessione di Cuba agli Stati Uniti, come desiderava qualche esponente politico americano.
Tornato a Cuba nel 1895, morì durante la Battaglia di Dos Ríos del 19 maggio.
Assemblato dal web
Fu così condannato a sei anni di fortezza. Nonostante i tentativi della famiglia per liberarlo, vi trascorse due anni, durante i quali si ammalò e le sue gambe subirono lesioni causate dalle catene con cui veniva legato.
Poi la pena gli venne commutata nell'obbligo di trasferirsi in Spagna, dove proseguì gli studî di diritto.
In seguito si trasferì in Francia, dove trascorse qualche tempo prima di ritornare segretamente a Cuba sotto falso nome, nel 1877. Non riuscì ad ottenere un impiego finché non accettò un lavoro come professore di storia e letteratura a Città del Guatemala.
Nel 1880 Martí sì trasferì a New York svolgendo il ruolo di console aggiunto per Uruguay, Paraguay e Argentina. Mobilitò la comunità di esiliati cubani, specialmente a Tampa e Key West, in Florida, per mettere in atto la rivoluzione e ottenere l'indipendenza dalla Spagna e, contemporaneamente, opporsi all'annessione di Cuba agli Stati Uniti, come desiderava qualche esponente politico americano.
Tornato a Cuba nel 1895, morì durante la Battaglia di Dos Ríos del 19 maggio.
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CHE IMPORTA
Che importa se il tuo pugnale
trafigge la mia schiena?
Possiedo i miei versi, che sono
più forti del tuo pugnale!
Che importa se questo dolore
secca il mare e oscura il cielo?
Il verso, dolce consolazione,
Nasce alato dal dolore
Versos sencillos XXXV:
Qué importa que tu puñal
¿Qué importa que tu puñal
Se me clave en el riñón?
¡Tengo mis versos, que son
Más fuertes que tu puñal!
¿Qué importa que este dolor
Seque el mar y nuble el cielo?
El verso, dulce consuelo,
Nace alado del dolor.
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Condivido, Max, specialmente se a ferirti sono proprio gli insospettabili.
NATACARLA |
Buongiorno Carla, è mia personale opinione che questi pochi versi contengano una grande verità; perchè ci sono momenti della vita in cui per il dolore provato, se non può essere consolato dalla sola voce a cui è permesso farlo, restano davvero solo i propri pensieri trasformati in versi quasi in preghiera per sopportare o almeno lenire le ferite inferte da mille pugnali. Quindi, sì, ....."il verso, dolce consolazione, nasce alato dal dolore". Massimo Milani (max61)