Ho già inserito diverse sue poesie, ma tratterò Cortázar come un autore al primo inserimento, perché le notizie del
vecchio post
erano davvero scarse, al pari di quelle che si trovano nella nostra
lingua in rete; una ricerca complessa in una lingua non mia, ma dovevo
tutto questo a Julio, per essere stato il mio primo autore straniero,
quello che mi ha lasciato un grande amore per la poesia
ispano-americana.
Arrivo a questa
precisa scelta dopo una incursione nella sua vita attraverso i suoi
scritti, i suoi racconti e le sue lezioni. Ho ascoltato le sue
esaltazioni, la sua franchezza e il modo di prendersi in giro. Una
poesia in cui il buon vecchio Julio non di sottrae all'esternazione dei
suoi sentimenti più profondi, esattamente come era, almeno nel modo in
cui l'ho capito e amato ancora di più.
Per questa poesia devo ringraziare il lavoro e la gentilezza di
Milton Fernàndez, ("mi casa es tu casa") traduttore e scrittore a sua volta.
Julio
Florencio Cortázar, il piccolo
"Coco", come viene chiamato dalla sua famiglia, nasce il
26 Agosto 1914 a Ixelles, un sobborgo situato nella parte sud della
città di Bruxelles, capitale del Belgio, occupata dai tedeschi.
Figlio di Julio Cortázar, di origini basche, funzionario della
Ambasciata Argentina in Belgio, dove presta servizio come addetto
commerciale e José María Herminia Descotte, argentina di origini
francesi e germaniche, la sua nascita "era un prodotto del
turismo e della diplomazia", come più tardi ebbe modo di dire. Prima
della fine della prima guerra
mondiale i Cortázar riescono ad andare in Svizzera grazie a
parentele tedescche della nonna materna e poco tempo dopo a
Barcellona , dove vivono per un anno e mezzo. Solo ai quattro anni di
Julio la famiglia riesce a tornare
in Argentina dove il piccolo trascorre il resto della sua infanzia a
Banfield , nel sud della Grande Buenos Aires , con la madre, una zia
e Ofelia, l'unica sorella di un anno più giovane. Non era del tutto
felice. "Molta servitù, eccessiva sensibilità, un dolore
comune" (lettera a Graciela M. de Sola, Parigi, 4 novembre
1963). Quando ha sei anni il padre abbandona la
famiglia e Julio non avrà più alcun contatto con lui. E' un bambino
malaticcio, trascorre molto tempo a letto e la lettura è la sua
grande compagna. Sua madre seleziona le sue letture, e lo inizia al
mondo della letteratura. A nove anni ha già letto Jules Verne ,
Victor Hugo e Edgar Allan Poe, lettura questa ultima che gli procura
frequenti incubi per
un po'. Passa ore a leggere un dizionario Petit Larousse. La madre,
preoccupata per questo si chiede se sia normale questo leggere così
intenso; le viene consigliato di farlo uscire, di fargli prendere
il sole. Ma Julio è anche uno scrittore
precoce: a nove o dieci anni scrive un piccolo romanzo, “per
fortuna perso” come dichiarato dal suo autore e prima ancora delle
storie e sonetti. Data la qualità dei suoi scritti, la sua famiglia,
tra cui sua madre, con grande dolore di Cortazar, dubita che siano
suoi. Dopo aver effettuato gli studi primari
nella scuola n ° 10 Banfield , si abilita all'insegnamento delle
scuole elementari nel 1932 e professore in Lettere nel 1935 presso
la Scuola Normale di Professori Mariano Acosta. A diciannove anni,
inizia gli studi di
filosofia presso l'Università di Buenos Aires, ma dopo il primo
anno, si rende conto che deve aiutare la madre, usando il titolo che
ha. Così inizia ad insegnare a Bolivar, Saladillo, Chivilcoy dove
frequenta un
gruppo di amici nel negozio di fotografia di Ignacio Tankel. Nel 1944 si
trasferisce a Mendoza,
nella cui Università di Cuyo tiene corsi di letteratura francese,
partecipa a manifestazioni contro Peron e quando viene eletto, si
dimette. Torna a Buenos Aires, dove fa il traduttore pubblico. "...avevo
un ufficio e ho tradotto la posta delle prostitute del porto che mi
portavano le lettere dei loro marinai, inviate da tutti gli angoli del
globo."
Nel 1947 inizia a collaborare con
diverse riviste e l'anno successivo consegue il titolo di traduttore
giurato di inglese e francese, dopo aver completato in nove mesi uno
studio per cui normalmente occorrono tre anni. Questo sforzo gli
provoca dei sintomi nevrotici, uno dei quali (trovare scarafaggi nel
cibo) scompare con la scrittura del racconto Circe, che sarà incluso
nel suo libro Bestiario, pubblicato nel 1951. Poco dopo, per protesta
contro il governo peronista, decide di trasferirsi a Parigi, città
in cui risiederà per il resto della sua vita, ad eccezione di
sporadici spostamenti dovuti principalmente al suo lavoro di
traduttore per l'Unesco. Qui vive con qualche difficoltà
finanziaria con Aurora Bernardez,
traduttrice argentina sposata nel 1953, finché accetta l'offerta di tradurre le opere complete
in prosa di Edgar Allan Poe per l'Università di Puerto Rico ("uno scrittore che non si lascia
tradurre del tutto." dice Julio, ma il risultato è considerato dai critici come la migliore
traduzione dello scrittore americano). Nel 1967 divorzia e si unisce
a Ugnè Karvelis, senza sposarsi. Con lei si reca a Cuba, invitato come
giurato in un concorso dalla Casa de les Americas e con lei il suo interesse
per la politica si fa più forte, tanto da donare i profitti di
alcuni suoi scritti in sostegno dei prigionieri politici provenienti
da vari paesi.
Nel 1978 gli troviamo accanto Carol
Dunlop, la sua seconda moglie, originaria del Québec, "scrittrice
e traduttrice, occhi azzurri, dolce e silenziosa, dolce porto di pace
dopo un interminabile tempo di burrasche". Anche con lei viaggia
molto: in Polonia per una conferenza di solidarietà col Cile e
lungo l'autostrada Parigi-Marsiglia con il fantasioso Fafner, un
camper - forse rosso - completo di acqua, di un cucinino, di un tavolo per lavorare
che per Julio rasenta la perfezione.
Nell'agosto 1981 ha una emorragia
gastrica che per poco non gli è fatale. Non smette mai di scrivere,
la sua passione anche nei momenti più difficili.
Nel 1983, al ritorno della democrazia
in Argentina, Cortázar fa un ultimo viaggio in patria, dove viene
accolto calorosamente dai fan, che lo fermano per strada per
chiedergli autografi, in contrasto con l'indifferenza delle autorità
nazionali. Dopo aver visitato alcuni amici, torna a Parigi. Poco dopo
François Mitterrand gli conferisce la cittadinanza francese.
Carol Dunlop muore il 2 novembre 1982 e
lascia Cortazar immerso in una profonda depressione. Muore il 12
febbraio 1984 ufficialmente a causa di una leucemia. Tuttavia, nel
2001 la scrittrice uruguaiana Cristina Peri Rossi scrive nel suo
libro sullo scrittore che la leucemia potrebbe essere stata causata
dall'AIDS, forse contratta per una trasfusione di
sangue nel sud della Francia. Due giorni dopo, viene sepolto nel
cimitero di Montparnasse nella stessa tomba in cui si trovava Carol. La
lapide e la scultura che orna la tomba sono state fatte da Julio Silva e Luis Tomasello suoi amici artisti. Al suo funerale
partecipano in molti, anche le sue ex Ugne Karvelis e Aurora
Bernárdez. Quest'ultima che lo assistite negli ultimi mesi di vita
dopo la morte della Dunlop eredita le sue cose, tra cui la biblioteca personale
dell'autore, comprendente a più di quattromila libri, di cui oltre
la metà sono dedicati allo scrittore dai rispettivi autori e la
maggior parte di questi hanno numerose annotazioni di Cortázar. Nell'aprile del 1993 Aurora li
dona alla Fondazione Juan March di Madrid.
Patrick William Adam (1852-1929) - Interno, Mattina
TI AMO
Ti amo per ciglia, per capello, t’impugno in candidi
androni dove non s’avventurano i giochi della luce,
questiono ogni tuo nome, ti strappo con premura di cicatrice,
ti immergo nei capelli ceneri di lampo
e nastri addormentati dalla pioggia.
Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia
scrupolosamente ciò che arriva dopo la tua mano,
perché l’acqua, considera l’acqua, e i leoni
si sciolgono nello zucchero della fiaba
e i gesti, quella architettura del nulla,
accendono le loro lampade a metà di ogni incontro.
Il mattino è la lavagna nella quale t’invento e ti disegno,
pronto a cancellarti, no, non sei così, nemmeno
sono tuoi quei capelli lisci, quel sorriso.
Cerco la tua cifra, il bordo della coppa dove il vino
è al contempo sia luna che specchio,
cerco quella linea che fa tremare un uomo
in una galleria di museo.
E poi ti amo, e fa tempo e freddo.
(Trad. di Milton Fernandez)
Poema
Te amo por ceja, por cabello, te debato en corredores
blanquísimos donde se juegan las fuentes de la luz,
te discuto a cada nombre, te arranco con delicadeza de
cicatriz,
voy poniéndote en el pelo cenizas de relámpago y cintas
que dormían en la lluvia.
No quiero que tengas una forma, que seas precisamente
lo que viene detrás de tu mano,
porque el agua, considera el agua, y los leones cuando
se disuelven en el azúcar de la fábula,
y los gestos, esa arquitectura de la nada,
encendiendo sus lámparas a mitad del encuentro.
Todo mañana es la pizarra donde te invento y te dibujo,
pronto a borrarte, así no eres, ni tampoco con ese pelo
lacio, esa sonrisa.
Busco tu suma, el borde de la copa
donde el vino es también la luna y el espejo,
busco esa línea que hace temblar a un hombre en una
galería de museo.
Además te quiero, y hace tiempo y frío.