domenica, 28 febbraio 2010
DORMI DUNQUE - PAUL CELAN
L'amico Mauro ha inserito sul blog margo un bel post di Paul Celan e questo mi ha ricordato di quello che avevo preparato da tempo e di cui ho sempre rimandato la pubblicazione.
Di questa poesia mi colpisce molto la parola candido.
Riferita ai capelli - forse della madre - a ciò che resta - il futuro, come pagina bianca, ancora tutto da scrivere - e ciò che perde - l'innocenza verso la vita e la sua normalità - rispetto a quella che fu la sua esperienza di deportato.
Ed il bere. Bevendo si inghiottono le parole che non si vogliono pronunciare, quelle che ci fanno paura.
Si beve per non sentire nè fame nè dolore e perchè, talvolta non c'è niente altro che possiamo fare.
Di questa poesia mi colpisce molto la parola candido.
Riferita ai capelli - forse della madre - a ciò che resta - il futuro, come pagina bianca, ancora tutto da scrivere - e ciò che perde - l'innocenza verso la vita e la sua normalità - rispetto a quella che fu la sua esperienza di deportato.
Ed il bere. Bevendo si inghiottono le parole che non si vogliono pronunciare, quelle che ci fanno paura.
Si beve per non sentire nè fame nè dolore e perchè, talvolta non c'è niente altro che possiamo fare.
Dormi dunque
e il mio occhio rimarrà aperto
la pioggia colmò la brocca
noi la vuotammo
la notte germinerà un cuore
il cuore un breve stelo
ma per mietere è troppo tardi
falciatrice.
Vento notturno
così candidi sono i tuoi capelli
candido ciò che mi resta
candido ciò che perdo
ella conta le ore e io conto gli anni
noi bevemmo pioggia
pioggia, bevemmo
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