lunedì, 01 agosto 2011
GOMITOLO DI PIUME - GHIANNIS RITSOS
A proposito di poesie musicali e di premi Nobel, avevo da parte una piccola poesia come questa.
Fare poesia, dichiarando di non poterne fare, forza descrittiva nel cogliere piccoli gesti, racchiusi nel ricordo, nell'intensità di un amore, partendo forse proprio da quei piedi impolverati.
Una costruzione del verso ampia, come la portata di un grande fiume, perchè per dare voce al taciuto, le parole si ampliano, si accavallano e si fanno impetuose.
Insolita la sua divisione del verso.
Fare poesia, dichiarando di non poterne fare, forza descrittiva nel cogliere piccoli gesti, racchiusi nel ricordo, nell'intensità di un amore, partendo forse proprio da quei piedi impolverati.
Una costruzione del verso ampia, come la portata di un grande fiume, perchè per dare voce al taciuto, le parole si ampliano, si accavallano e si fanno impetuose.
Insolita la sua divisione del verso.
GOMITOLO DI PIUME
Le poesie che ho vissuto tacendo sul tuo corpo
mi chiederanno la loro voce un giorno, quando andrai.
Ma io non avrò più voce per ridirle allora. Perché tu eri abituata
a camminare scalza per le stanze, e poi ti rannicchiavi sul letto,
gomitolo di piume, seta e fiamma selvaggia. Incrociavi le mani
sui ginocchi, mettendo in mostra provocante
i piedi rosa impolverati. Devi ricordarmi così - dicevi;
ricordarmi così coi piedi sporchi; coi capelli
che mi coprono gli occhi - perché ti vedo più profondamente così. Dunque,
come potrò più avere voce. La Poesia non ha mai camminato così
sotto i bianchissimi meli in fiore in nessun paradiso.
Parola carnale, IV
«Τα ποιήματα που έζησα στο σώμα σου σωπαίνοντας,
θα μου ζητήσουν, κάποτε, όταν φύγεις, τη φωνή τους.
Όμως εγώ δε θάχω πια φωνή να τα μιλήσω. Γιατί εσύ συνήθιζες πάντα
να περπατάς γυμνόποδη στις κάμαρες, κι ύστερα μαζευόσουν στο
κρεβάτι
ένα κουβάρι πούπουλα, μετάξι κι άγρια φλόγα. Σταύρωνες τα χέρια σου
γύρω στα γόνατά σου, αφήνοντας προκλητικά προτετεμένα
τα σκονισμένα σου ρόδινα πέλματα. Να με θυμάσαι – μούλεγες- έτσι'
έτσι να με θυμάσαι με τα λερωμένα πόδια μου' με τα μαλλιά μου
ριγμένα στα μάτια μου – γιατί έτσι βαθύτερα σε βλέπω. Λοιπόν,
πώς νάχω πια τη φωνή. Ποτέ της η Ποίηση δεν περπάτησε έτσι
κάτω από τις πάλλευκες ανθισμένες μηλιές κανενός Παραδείσου».
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Bella questa poesia. nell'originalità delle immagini e nella perfezione della chiusa. E' una di quelle poesie che lasciano.
Ciao, u.
Ciao, u.
Buongiorno. Lieta di aver inserito una poesia che ha incontrato il vostro apprezzamento. Concordo con entrambi: gli ambienti poetici sono davvero spiazzanti (ricordo ancora il primo ambiente insolito in cui capitai e che mi colpì molto: una cantina) e catturano subito l'attenzione, ma l'incipit e la chiusa sono i versi più lirici dell'intera poesia.
Il primo, in particolare mi ha ricordato altri versi di incipit simili:
"Lo sento che te ne andrai."
di Riccardo Vandoni.
oppure
"E lo so bene che non ci sarai.."
di Julio Cortazar
Eguali i presupposti ma diversi i momenti in cui sono vissuti; vengono costruiti tutti con intensità, sembrano essere quasi dei postulati che poi si affinano, filtrandosi attraverso animi diversi, diverse esperienze e storie per ricevere un diverso finale.
Grazie del vostro passaggio e della riflessione a cui mi avete fatto arrivare.
NATACARLA |
Il gomitolo di piume se ne va e le poesie che non le hai scritto, e che lei non ha letto , ti vengono a svegliare .
Potrebbe sembrare un sogno, forse lo è, ma che dire allora di quelle poche piume trovate nel letto?
Ales