giovedì, 24 settembre 2009
INCONTRO - KAREN BLIXEN
Difficile radunare la vita di questa scrittrice. Radunare, sì, perchè è stata così varia e vasta che farne poche righe è un compito improbo.
Ho qui riportato integralmente quella proposta da ZAM.IT che risulta essere più agevole anche se meno esauriente e completa di quella di un altro bel sito che si chiama LA FRUSTA : provate a farci un giro, se state cercando notizie di qualche autore.
Ho qui riportato integralmente quella proposta da ZAM.IT che risulta essere più agevole anche se meno esauriente e completa di quella di un altro bel sito che si chiama LA FRUSTA : provate a farci un giro, se state cercando notizie di qualche autore.
Karen Blixen, il cui vero nome era Karen Christence Dinesen, nasce il 17 aprile 1885 a Rungstedlund, in Danimarca. Figlia di un proprietario terriero dedito alla politica (poi morto suicida) visse per lungo tempo nella residenza di campagna che il padre prima acquistò e in seguito restaurò a sue spese. Oltre alla placida routine della campagna danese Karen conobbe, almeno per la prima parte della sua vita, gli agi, i pettegolezzi e le mollezze degli ambienti "upperclass" della vicina e moderna Copenaghen.
Nel 1913 si fidanza con il cugino svedese, il barone Bror von Blixen-Finecke, e insieme a lui decide di partire per l'Africa con l'idea di acquistarvi una fattoria. La vita "civile" non sembrava adatta al carattere ribelle e forse un po' romantico della futura scrittrice.
Nel 1913 si fidanza con il cugino svedese, il barone Bror von Blixen-Finecke, e insieme a lui decide di partire per l'Africa con l'idea di acquistarvi una fattoria. La vita "civile" non sembrava adatta al carattere ribelle e forse un po' romantico della futura scrittrice.
Nei salotti si annoia profondamente, quasi sentendo che la vita le sfugge fra le mani senza aver provato emozioni reali e autentiche. L'epilogo rosa di questa specie di fuga, anche se dai caratteri non propriamente tali (almeno agli occhi delle persone che circondano i due) è costituito dal matrimonio che li ufficializza come marito e moglie, celebrato a Mombasa nel 1914. Una volta uniti e in regola con la legge, di comune accordo si trasferiscono in una grande piantagione nei pressi di Nairobi.
Purtroppo l'iniziale idillio dopo qualche anno va in pezzi. Quella che sembrava una grande storia d'amore coronata da interessi e passioni comuni si rivela in realtà una prigione difficile da sopportare. Il 1921 è l'anno del doloroso divorzio. Bror lascia l'Africa mentre Karen continua a vivere nella piantagione di caffè, ormai sua ragione di vita, facendola crescere e dirigendola con intelligenza e tenacia per ben diciassette anni.
Ma anche questa laboriosa routine sarà destinata a terminare.
L'improvvisa crisi sopravviene nel 1931 quando crolla il mercato del caffè e Karen Blixen si trova costretta a chiudere l'attività della piantagione dopo alcuni anni di stentata sopravvivenza. A questo punto ragioni economiche più che sentimentali la costringono a lasciare l'Africa e a tornare alla casa di famiglia, dove si dedica con intensità alla scrittura.
Fra le molteplici storie che scrive una in particolare è destinata a rievocare i suoi anni africani. Questa sorta di diario intimo, considerato il suo capolavoro, altro non è che il celeberrimo "La mia Africa", titolo che vedrà la luce solo nel 1937.Purtroppo l'iniziale idillio dopo qualche anno va in pezzi. Quella che sembrava una grande storia d'amore coronata da interessi e passioni comuni si rivela in realtà una prigione difficile da sopportare. Il 1921 è l'anno del doloroso divorzio. Bror lascia l'Africa mentre Karen continua a vivere nella piantagione di caffè, ormai sua ragione di vita, facendola crescere e dirigendola con intelligenza e tenacia per ben diciassette anni.
Ma anche questa laboriosa routine sarà destinata a terminare.
L'improvvisa crisi sopravviene nel 1931 quando crolla il mercato del caffè e Karen Blixen si trova costretta a chiudere l'attività della piantagione dopo alcuni anni di stentata sopravvivenza. A questo punto ragioni economiche più che sentimentali la costringono a lasciare l'Africa e a tornare alla casa di famiglia, dove si dedica con intensità alla scrittura.
La prima pubblicazione che però la vede affermarsi sul mercato è "Sette storie gotiche", edito in Inghilterra e in America nel 1934.
Malgrado la bruciante nostalgia per il Kenya, nostalgia che ha tutti i caratteri di un vero e proprio "mal d'Africa", la scrittrice passerà il resto dei suoi giorni in Danimarca, peraltro afflitta da una salute malferma e vacillante, forse attribuibile secondo alcune ricostruzioni ad una malattia venerea mal curata che avrebbe contratto dal marito durante il primo anno di matrimonio.
Gli ultimi anni dunque sono particolarmente tristi e delicati. Minata dall'inesorabile malattia che non le lascia un attimo di tregua, trascorre lunghi periodi in ospedale, talvolta impossibilitata addirittura a scrivere o ad assumere la posizione seduta. Per dare corpo alla sua creatività si affida alla segretaria, depositaria fedele e trascrittirce attenta delle sue flebili dettature.
La fine arriva il 7 settembre 1962 quando Karen Blixen ha da poco superato i settantasette anni.
Una particolarità di questa autrice è che lungo tutta la sua carriera ha amato celarsi dietro numerosi pseudonimi: da Isak Dinesen a Tania Blixen fino ad arrivare al mascheramento androgino con le pubblicazioni a nome di Pierre Andrézel. Questo strano e per certi versi incomprensibile atteggiamento attirò su di lei un gran numero di pettegolezzi, anche relativamente all'originalità dei suoi scritti. Resta il fatto che Hemingway, al momento della consegna del premio Nobel, insinuò che il suddetto premio avrebbe dovuto essere anche assegnato alla gran signora venuta dal Nord.
Questa poesia sembra scritta pensando al marito.
INCONTRO
Ah, quando sei lontano e nessuno
più nomina il tuo nome -
quando ovunque mi rechi sento
cupo e gelido un vuoto -
comincio a credere che tu sia solo un sogno
nato dalle brame della mia mente,
e a questo sogno ho dato vita e nome
e in ultimo il tuo aspetto -
- ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla -
ascoltare ancora il suono della tua voce -
allora so che il resto è solo notte,
malvagi sogni che presto scorderò,
so che tu mi porti nella luce
e che in te dimorano la vita e il giorno.
Leggi i vecchi commenti
Allora so che tutto il reto e' notte....basterebbe questo verso per definire stupenda la tua poesia___Nicole
petalisulvolto |
L'amore con la A maiuscola ha un nome, un volto, diventa ascolto e sostegno!
Si esprime anche in una semplice attesa, nel quotidiano non facciamo caso...
L'amore non è qualcosa di astratto (un sogno) ma è reale (il giorno, la luce, la vita).
Giuseppe
Si esprime anche in una semplice attesa, nel quotidiano non facciamo caso...
L'amore non è qualcosa di astratto (un sogno) ma è reale (il giorno, la luce, la vita).
Giuseppe
utente anonimo |
Concordo, Giuseppe, ma non tralasciare la parte più importante della poesia:
.....ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla -
ascoltare ancora il suono della tua voce....
questi versi indicano una presenza, viva, attenta, palpabile.
Il quotidiano spesso ci porta via tutto questo, eppure basterebbe così poco.
Pochi gesti per renderci il giorno.
.....ma quando poi ti vedo e posso
sentire ancora le tue forti parole,
e posarti ancora il capo sulla spalla -
ascoltare ancora il suono della tua voce....
questi versi indicano una presenza, viva, attenta, palpabile.
Il quotidiano spesso ci porta via tutto questo, eppure basterebbe così poco.
Pochi gesti per renderci il giorno.
NATACARLA |
BUON GIORNO Carla!!!!
Un sereno inizio di settimana, un lavoro appassionato e tante guide in questa settimana (S.Bruno, S.Francesco ...) e tanta lettura!!!
ciao
Giuseppe
utente anonimo |
Il lunedì non sarebbe lo stesso senza il tuo buongiorno.
Spero che lo sia anche per te.
Spero che lo sia anche per te.
NATACARLA |
scrittrice interessante
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