martedì, 08 marzo 2011
PRESENTAZIONE LIBRO
Non avevo mai letto un libro di aforismi. Ne conosco alcuni, tematici, ma li avevo sempre considerati come opinioni, pensieri poetici di persone che in un modo o nell'altro sono state (o sono) importanti e/o famose; una specie di reliquie del pensiero dei grandi: questo credevo.
Il libro di Juan mi ha fatto cambiare idea.
Partiamo dal titolo: BRACI.
L'autore li pensa come "versi vedovi, che non hanno trovato rifugio in una poesia e sono rimasti soli".
Luis Sepulveda, che ne ha scritto la prefazione, dice tra le altre cose:
"...questo libro ha qualcosa di un caleidoscopio, i cui vetri sono fatti di parole. Basta agitarlo leggermente, mettere l'occhio e in quel momento si posizionano in maniera sorprendente."
Ma Luis è uno scrittore, quindi è normale che il suo pensiero punti subito alle parole.
Io invece sono più suggestionata dal pensiero di Juan (spero che Luis non me ne voglia) così penso ad una serie di musiche di cui si stanno facendo le prove prima di uno spettacolo importante, così, sfogliando ancora il suo libro sono andata alla ricerca di un filo armonico, di qualche accordo, accostando semplicemente tra di loro alcuni aforismi.
Ho pensato potesse essere un modo carino di proporvi i suoi versi perduti, ma sono passati attraverso di me, quindi non saranno assolutamente rispondenti a quello che Juan avrebbe scritto; spero tanto nel suo perdono per questo bizzarro esperimento e per averne arbitrariamente spezzati molti che invece nel libro hanno un più ampio respiro.
Ho bisogno di spendere due parole anche sulla copertina; c'è una sagoma che si tuffa, disegno di Esther Sancho. Una metafora splendida per indicare l'atto di accostarsi ad un libro: immergersi dentro al suo scritto, quale che sia prosa o poesia.
Con questa premessa, quando un autore riesce a prenderti e portarti con sé, può ben dire di essere un grande.
Il libro di Juan mi ha fatto cambiare idea.
Partiamo dal titolo: BRACI.
L'autore li pensa come "versi vedovi, che non hanno trovato rifugio in una poesia e sono rimasti soli".
Luis Sepulveda, che ne ha scritto la prefazione, dice tra le altre cose:
"...questo libro ha qualcosa di un caleidoscopio, i cui vetri sono fatti di parole. Basta agitarlo leggermente, mettere l'occhio e in quel momento si posizionano in maniera sorprendente."
Ma Luis è uno scrittore, quindi è normale che il suo pensiero punti subito alle parole.
Io invece sono più suggestionata dal pensiero di Juan (spero che Luis non me ne voglia) così penso ad una serie di musiche di cui si stanno facendo le prove prima di uno spettacolo importante, così, sfogliando ancora il suo libro sono andata alla ricerca di un filo armonico, di qualche accordo, accostando semplicemente tra di loro alcuni aforismi.
Ho pensato potesse essere un modo carino di proporvi i suoi versi perduti, ma sono passati attraverso di me, quindi non saranno assolutamente rispondenti a quello che Juan avrebbe scritto; spero tanto nel suo perdono per questo bizzarro esperimento e per averne arbitrariamente spezzati molti che invece nel libro hanno un più ampio respiro.
Ho bisogno di spendere due parole anche sulla copertina; c'è una sagoma che si tuffa, disegno di Esther Sancho. Una metafora splendida per indicare l'atto di accostarsi ad un libro: immergersi dentro al suo scritto, quale che sia prosa o poesia.
Con questa premessa, quando un autore riesce a prenderti e portarti con sé, può ben dire di essere un grande.
Che faccio sveglio
con queste braci in mano? Pag. 97
Ogni più ha il suo sempre. Pag. 25
Giorno: l'ombra delle cosse sulla terra.
Notte: l'ombra della terra sulle cose. Pag. 15
Ogni giorno che passa somigliamo di più
ai giorni che passano. Pag. 45
Sono il tempo che perdi. Pag. 43
Finisco questa vita e me ne vado. Pag. 117
E ancora:
Dentro il cuore c'è uno specchio
dove non si è guardato nessun uomo
(Kabir) Pag. 39
dove non si è guardato nessun uomo
(Kabir) Pag. 39
Ma, scusa, mi disse un amico,
a te che ti ha fatto l'Io? Pag 33
Io non ha importanza. Pag. 67
So che non sono più io
e so che non sono ancora io. Pag. 51
Ci sono giorni in cui credo
che dovrei passare il resto dei miei giorni
chiedendomi perdono. Pag. 59
Di quale isola sono mare?
Di quale mare isola? Pag. 11
Ho inghiottito acqua di mare.
Ho sentito secoli di sete
smarrita e sola nella gola. Pag. 27
Questa notte ho un appuntamento
con un'altro io. Pag. 63
Guardo l'ombra del treno in cui viaggio
allontanarsi da me. Pag. 63
Braci
Edizioni Empiria - Roma.
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