lunedì, 28 settembre 2009
Un testo che sembra scritto oggi, da qualche autore a cui contesteremo il verso un pò troppo classicheggiante
George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron - da cui il nome Lord Byron - nasce a Londra il giorno 22 gennaio 1788.
Il padre è il capitano John Cornholio Byron, detto "Mad Jack" ("Jack il Matto"), ed è proprio a causa della vita dissoluta di questi che il giovane George trascorre l'infanzia in ristrettezze economiche ad Aberdeen, in Scozia, presso la madre Catherine Gordon of Gicht. In questi luoghi nasce in George Byron l'ammirazione per il paesaggio marittimo e montano, nonché la fede calvinista nella predestinazione della colpa.
Inizia a scrivere i suoi primi versi a dodici anni, quando si innamora di una cugina.
Nel 1805 entra al Trinity College di Cambridge: l'anno seguente pubblica in forma anonima "Fugitive Pieces", versi ben presto ripudiati e riscritti nel 1807 sotto il titolo di "Poems on various occasions", sempre in via anonima.
Il suo nome appare nella terza ristampa dell'opera, dal titolo "Hours of Idleness" (Ore d'Ozio): la bocciatura dell'opera da parte di "Edinbourgh Reviews" gli ispira "English Bards and Scotch Reviewers", in cui attacca senza pietà tutti gli autori del suo tempo.
Nel 1808 si trasferisce a Newstead Abbey nel castello di famiglia lasciatogli dal prozio William Byron (1722-1798, detto "The Wicked" - "Il Malvagio"). Il 1809 è l'anno in cui occupa il seggio dei Byron alla Camera dei Lord.
Parte poi per un lungo viaggio all'estero, allora usanza per l'aristocrazia britannica, salpando da Falmouth il 2 luglio 1809 diretto a Lisbona, ma visiterà anche Siviglia, Cadice e Gibilterra. Giunto a Malta il 19 agosto, vi soggiorna circa un mese prima di ripartire per Preveza, porto dell'Epiro, raggiunto il 20 settembre 1809.
Rientra in Gran Bretagna nel luglio 1811, giusto in tempo per assistere la madre morente.
Dal punto di vista politico si mette in luce per i suoi discorsi: famoso quello del 1812 contro la repressione del luddismo, contemporaneo all'uscita dei primi due canti del "Pellegrinaggio del cavaliere Aroldo", opera per la quale arriva inaspettato il successo, a cui si accompagna il trionfo mondano.
All'apice del suo periodo londinese c'è anche la relazione con Lady Caroline Lamb, la dama più ammirata del momento.
Nel 1815 Byron sposa Anna Isabella Milbanke, la quale, dopo avergli dato la figlia Augusta Ada (la sola figlia legittima di Byron, destinata a diventare Lady Lovelace e intima di Charles Babbage), lo lascia l'anno seguente. Il fatto fa scoppiare uno scandalo che include l'accusa al poeta di un rapporto incestuoso con Augusta Leigh - figlia avuta da una precedente relazione - ma anche il sospetto che tale notizia fosse stata messa sotto i riflettori per nascondere i suoi rapporti omosessuali.
Tale scandalo costringe Byron all'esilio, così il 24 aprile 1816 lascia per sempre l'Inghilterra. Dopo un breve soggiorno in Belgio si trasferisce in Svizzera, a Ginevra, dove abita nella villa dell'italiano Diodati. Qui viene poi raggiunto dal poeta Shelley e dalla fidanzata di questi, Mary Godwin Wollstonecraft e la sorellastra di lei Mary Jane Clairmont, detta Claire.
George Byron aveva già conosciuto Claire in Inghilterra poco prima di partire, e con lei aveva avuto un breve flirt; durante il soggiorno in Svizzera questa rimane incinta di Byron: nel gennaio del 1817 nasce Allegra. Byron decide di affidare Allegra al convento di Bagnacavallo, in Romagna, dove morirà giovanissima.
Nel 1817 si trasferisce a Mira, paese a 20 chilometri da Venezia, dove risiede per tre anni. Qui studia l'armeno, l'italiano e il veneto; intanto lavora alle sue opere "Aroldo", "Beppo", e ai primi due canti del "Don Juan", lavori che nel 1819 avrebbero fatto furore in Inghilterra, pur se pubblicati anonimi. A Venezia conosce la diciottenne Teresa Gamba in Guiccioli, moglie di un ricco ravennate: Teresa diviene inseparabile compagna, tanto che Byron decide di trasferirsi a Ravenna, dove scrive altri tre canti del "Don Juan", dedicandosi nel contempo al teatro.
Byron si reca anche a Ferrara dove visita la Cella del Tasso: si fa qui rinchiudere e scrive il "Lamento del Tasso".
Tra il 1820 e il 1821 entra nella carboneria attraverso i contatti del conte Gamba, fratello di Teresa. Il fallimento delle agitazioni e la confisca dei beni dei Gamba, cui si aggiunge la separazione di Teresa dal marito, costringono i tre a rifugiarsi a Pisa, dove Byron giunge nel mese di novembre, dopo aver pubblicato "Cain".
Ιn seguito ad una rissa tra un suo domestico e un sottufficiale dei dragoni per questioni di uniforme di fronte al Caffè dell'Ussero, Byron è costretto a trasferirsi a Livorno, soggiornando nella Villa Dupouy.
Nel 1822 trascorre un periodo a Porto Venere (La Spezia) dove si dedica alla scrittura e alla pratica del nuoto di cui è appassionato cultore. Secondo un aneddoto, per andare a trovare i coniugi Shelley - che già aveva incontrato a Ginevra - George Byron avrebbe attraversato a nuoto il golfo, nuotando per otto chilometri fino a San Terenzo.
A breve distanza di tempo l'una dall'altra muoiono la figlia Allegra, e gli amici Percy e Mary Shelley , eventi che provocheranno la conversione religiosa di Lord Byron.
Convinta Teresa a tornare a Ravenna, benché reduce da una malaria nel 1823, Byron si imbarca con il conte Gamba per Cefalonia. Qui tra aspre divergenze d'idee si andava formando una compagine inglese a sostegno della guerra d'indipendenza greca contro l'Impero Ottomano. Byron lascia l'isola su invito di Alessandro Maurocordato, liberatore della città di Missolungi.
Sbarca quindi a Patrasso nel gennaio del 1824, dove vive gli ultimi mesi della sua vita, tra gli aspri contrasti dei ribelli.
In seguito ad una febbre reumatica tramutatasi in meningite, George Byron muore a Missolungi (Grecia) il 19 aprile 1824. Con sé aveva il manoscritto dell'incompleto XVII canto del "Don Juan". La salma viene tumulata dapprima nella cappella di famiglia di Newstead, anche se già venduta nel 1818; successivamente i suoi resti vengono trasferiti nella Chiesa di Harrow on Hill.
(Ampi stralci tratti dal Web)
Il padre è il capitano John Cornholio Byron, detto "Mad Jack" ("Jack il Matto"), ed è proprio a causa della vita dissoluta di questi che il giovane George trascorre l'infanzia in ristrettezze economiche ad Aberdeen, in Scozia, presso la madre Catherine Gordon of Gicht. In questi luoghi nasce in George Byron l'ammirazione per il paesaggio marittimo e montano, nonché la fede calvinista nella predestinazione della colpa.
Inizia a scrivere i suoi primi versi a dodici anni, quando si innamora di una cugina.
Nel 1805 entra al Trinity College di Cambridge: l'anno seguente pubblica in forma anonima "Fugitive Pieces", versi ben presto ripudiati e riscritti nel 1807 sotto il titolo di "Poems on various occasions", sempre in via anonima.
Il suo nome appare nella terza ristampa dell'opera, dal titolo "Hours of Idleness" (Ore d'Ozio): la bocciatura dell'opera da parte di "Edinbourgh Reviews" gli ispira "English Bards and Scotch Reviewers", in cui attacca senza pietà tutti gli autori del suo tempo.
Nel 1808 si trasferisce a Newstead Abbey nel castello di famiglia lasciatogli dal prozio William Byron (1722-1798, detto "The Wicked" - "Il Malvagio"). Il 1809 è l'anno in cui occupa il seggio dei Byron alla Camera dei Lord.
Parte poi per un lungo viaggio all'estero, allora usanza per l'aristocrazia britannica, salpando da Falmouth il 2 luglio 1809 diretto a Lisbona, ma visiterà anche Siviglia, Cadice e Gibilterra. Giunto a Malta il 19 agosto, vi soggiorna circa un mese prima di ripartire per Preveza, porto dell'Epiro, raggiunto il 20 settembre 1809.
Rientra in Gran Bretagna nel luglio 1811, giusto in tempo per assistere la madre morente.
Dal punto di vista politico si mette in luce per i suoi discorsi: famoso quello del 1812 contro la repressione del luddismo, contemporaneo all'uscita dei primi due canti del "Pellegrinaggio del cavaliere Aroldo", opera per la quale arriva inaspettato il successo, a cui si accompagna il trionfo mondano.
All'apice del suo periodo londinese c'è anche la relazione con Lady Caroline Lamb, la dama più ammirata del momento.
Nel 1815 Byron sposa Anna Isabella Milbanke, la quale, dopo avergli dato la figlia Augusta Ada (la sola figlia legittima di Byron, destinata a diventare Lady Lovelace e intima di Charles Babbage), lo lascia l'anno seguente. Il fatto fa scoppiare uno scandalo che include l'accusa al poeta di un rapporto incestuoso con Augusta Leigh - figlia avuta da una precedente relazione - ma anche il sospetto che tale notizia fosse stata messa sotto i riflettori per nascondere i suoi rapporti omosessuali.
Tale scandalo costringe Byron all'esilio, così il 24 aprile 1816 lascia per sempre l'Inghilterra. Dopo un breve soggiorno in Belgio si trasferisce in Svizzera, a Ginevra, dove abita nella villa dell'italiano Diodati. Qui viene poi raggiunto dal poeta Shelley e dalla fidanzata di questi, Mary Godwin Wollstonecraft e la sorellastra di lei Mary Jane Clairmont, detta Claire.
George Byron aveva già conosciuto Claire in Inghilterra poco prima di partire, e con lei aveva avuto un breve flirt; durante il soggiorno in Svizzera questa rimane incinta di Byron: nel gennaio del 1817 nasce Allegra. Byron decide di affidare Allegra al convento di Bagnacavallo, in Romagna, dove morirà giovanissima.
Nel 1817 si trasferisce a Mira, paese a 20 chilometri da Venezia, dove risiede per tre anni. Qui studia l'armeno, l'italiano e il veneto; intanto lavora alle sue opere "Aroldo", "Beppo", e ai primi due canti del "Don Juan", lavori che nel 1819 avrebbero fatto furore in Inghilterra, pur se pubblicati anonimi. A Venezia conosce la diciottenne Teresa Gamba in Guiccioli, moglie di un ricco ravennate: Teresa diviene inseparabile compagna, tanto che Byron decide di trasferirsi a Ravenna, dove scrive altri tre canti del "Don Juan", dedicandosi nel contempo al teatro.
Byron si reca anche a Ferrara dove visita la Cella del Tasso: si fa qui rinchiudere e scrive il "Lamento del Tasso".
Tra il 1820 e il 1821 entra nella carboneria attraverso i contatti del conte Gamba, fratello di Teresa. Il fallimento delle agitazioni e la confisca dei beni dei Gamba, cui si aggiunge la separazione di Teresa dal marito, costringono i tre a rifugiarsi a Pisa, dove Byron giunge nel mese di novembre, dopo aver pubblicato "Cain".
Ιn seguito ad una rissa tra un suo domestico e un sottufficiale dei dragoni per questioni di uniforme di fronte al Caffè dell'Ussero, Byron è costretto a trasferirsi a Livorno, soggiornando nella Villa Dupouy.
Nel 1822 trascorre un periodo a Porto Venere (La Spezia) dove si dedica alla scrittura e alla pratica del nuoto di cui è appassionato cultore. Secondo un aneddoto, per andare a trovare i coniugi Shelley - che già aveva incontrato a Ginevra - George Byron avrebbe attraversato a nuoto il golfo, nuotando per otto chilometri fino a San Terenzo.
A breve distanza di tempo l'una dall'altra muoiono la figlia Allegra, e gli amici Percy e Mary Shelley , eventi che provocheranno la conversione religiosa di Lord Byron.
Convinta Teresa a tornare a Ravenna, benché reduce da una malaria nel 1823, Byron si imbarca con il conte Gamba per Cefalonia. Qui tra aspre divergenze d'idee si andava formando una compagine inglese a sostegno della guerra d'indipendenza greca contro l'Impero Ottomano. Byron lascia l'isola su invito di Alessandro Maurocordato, liberatore della città di Missolungi.
Sbarca quindi a Patrasso nel gennaio del 1824, dove vive gli ultimi mesi della sua vita, tra gli aspri contrasti dei ribelli.
In seguito ad una febbre reumatica tramutatasi in meningite, George Byron muore a Missolungi (Grecia) il 19 aprile 1824. Con sé aveva il manoscritto dell'incompleto XVII canto del "Don Juan". La salma viene tumulata dapprima nella cappella di famiglia di Newstead, anche se già venduta nel 1818; successivamente i suoi resti vengono trasferiti nella Chiesa di Harrow on Hill.
(Ampi stralci tratti dal Web)
QUANDO NOI CI LASCIAMMO
Quando noi ci lasciammo
In silenzio e in lacrime,
Spezzato a mezzo il cuore
Nel doverci dividere per anni,
La tua guancia divenne fredda e pallida
E più freddo il tuo bacio;
Quell'ora veramente fu presagio
Del dolore di questa.
La rugiada dell'alba
Scese gelida sopra la mia fronte:
Io sentii come il monito
Di ciò che sento ora.
Son spezzati i tuoi voti,
Hai fama di volubile:
Sento dire il tuo nome
E ne divido l'onta.
Chi innanzi a me ti nomina
Suona a morto al mio orecchio;
Un brivido mi scuote:
Perché eri tanto cara?
Essi non sanno che ti ho conosciuta,
Che ti ho conosciuta troppo bene:
A lungo a lungo avrò di te un rimpianto
Troppo profondo a dirsi.
C'incontrammo in segreto: in silenzio
Mi dolgo che il tuo cuore
Possa avermi scordato,
Tradito la tua anima.
Se dovessi incontrarti
Dopo lunghi anni,
Come salutarti?
Con silenzio e con lacrime.
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#1 01 Ottobre 2009 - 08:35
MOLTO POTENTE E ROMANTICA. CHE ALTRO DIRE? SONO VERSI CHE APPASSIONERANNO SEMPRE. DIEGO
utente anonimo |
Vero, Diego.
Io non l'ho avvertita scritta da un trisnonnetto come questo.
Sarà merito del traduttore, ( non dimentichiamoci mai di questo poeti che vivono all'ombra di altri ) ma l'incedere della poesia è molto moderno, molto attuale.
Grazie dell'affezionata presenza.
Spero abbia gradito le variazioni che ho apportato.
Carla
Io non l'ho avvertita scritta da un trisnonnetto come questo.
Sarà merito del traduttore, ( non dimentichiamoci mai di questo poeti che vivono all'ombra di altri ) ma l'incedere della poesia è molto moderno, molto attuale.
Grazie dell'affezionata presenza.
Spero abbia gradito le variazioni che ho apportato.
Carla
NATACARLA |