lunedì, 12 luglio 2010
Ho un amico che mi rimproverava sempre di scrivere poesie senza "cornice".
Sinceramente all'inizio non capivo come dovevo fare per inserire nelle mie poesie - sempre introspettive - degli scenari precisi, con riferimenti di luoghi e di tempi.
Per me erano un pò cose d'altri tempi, da
"La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole
...."
E pensavo che se fosse possibile scrivere ancora oggi così, io ne ero incapace, visti - ed assolutamente gettati - i versi che mi rimanevano sulla carta quando mi costringevo a "descrivere".
Poi ho incontrato degli autori che riuscivano benissimo ad armonizzare luoghi di dentro e di fuori.
Per primo me ne ha parlato Pessoa, poi Montale e via via molti altri.
Bene, anche Umberto è tra questi e con i soli due versi di incipit ci ha tratteggiato una figura di donna di cui intuiamo lo stato d'animo malinconico o di scoramento, ed i due successivi versi ce ne danno la ragione, mentre per contrapposizione, nella seconda strofa, parla di sè, della sua inquietudine tra voler fermare il tempo ad osservare, e conservarne il momento, ed assecondarne le paure.
Il tutto in soli otto versi.
Incredibile!
Sinceramente all'inizio non capivo come dovevo fare per inserire nelle mie poesie - sempre introspettive - degli scenari precisi, con riferimenti di luoghi e di tempi.
Per me erano un pò cose d'altri tempi, da
"La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole
...."
E pensavo che se fosse possibile scrivere ancora oggi così, io ne ero incapace, visti - ed assolutamente gettati - i versi che mi rimanevano sulla carta quando mi costringevo a "descrivere".
Poi ho incontrato degli autori che riuscivano benissimo ad armonizzare luoghi di dentro e di fuori.
Per primo me ne ha parlato Pessoa, poi Montale e via via molti altri.
Bene, anche Umberto è tra questi e con i soli due versi di incipit ci ha tratteggiato una figura di donna di cui intuiamo lo stato d'animo malinconico o di scoramento, ed i due successivi versi ce ne danno la ragione, mentre per contrapposizione, nella seconda strofa, parla di sè, della sua inquietudine tra voler fermare il tempo ad osservare, e conservarne il momento, ed assecondarne le paure.
Il tutto in soli otto versi.
Incredibile!
SU UNA SCALA A MONTMARTRE
Eri seduta sull'ultimo gradino
della scala a Montmartre, abbracciata alle ginocchia,
con i resti del tuo amore tra le labbra,
nuda al mio occhio, estranea ad altri passi.
Volevo solo guardarti,
appoggiata al verde smunto della ringhiera
la mia mente si ostinava ad inseguire
gli ipotetici mostri dei tuoi sogni.
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Con le poesie di Bit non c'è nessun merito nella scelta: sono tutte indistintamente molto Poesie, se mi passate il termine e penso che sia tu che Umberto sappiate cosa voglio dire.
Carla
passo solo ora a ringraziare sia Carla che Gianni.
Un abbraccio, u.
utente anonimo |
Ringraziare? Perchè?
E' un piacere averti qui, tra questi autori.
Posso dire di essere in ottima compagnia; migliore non potrei trovarla neppure in uno di quei cafè di Montparnasse del passato.
Grazie a te, Umberto.
A risentirci presto, spero con notizie.
Carla
NATACARLA |
Gianni Grillo