sabato 12 maggio 2012

INTANTO - NATHAN ZACH








E con questo saranno 20 anni che non ci sei più.
Dopo così tanto tempo, mi sono dimenticata di ricordare, presa da tutto quello che mi ha servito la vita. Dapprima il pensiero era Sempre, poi ogni giorno, una volta a settimana, una al mese, poi ad ogni festività: tutti senza di te.
Le occasioni le più diverse: la mia voce che si  trasforma - a tratti - nella tua, una filastrocca come DNA da perpetuare, i miei pensieri chiusi dentro le fotografie, il viso di quel tuo fratello, così diverso e così uguale.
I tuoi modi di dire e di parlare con quella poesia che non conoscevi ma che avevi dentro e ricordi come perle cadute dal filo da raccogliere prima che siano perduti, fino alle parole ultime ed il freddo delle tue mani.
Mi manchi ancora, mi manchi sempre.






Nato nel 1930 a Berlino da padre tedesco e madre italiana, Zach è ben presto costretto dal nazismo ad emigrare in Palestina con la famiglia. Benché all’epoca fosse molto piccolo, quest’evento segnò indelebilmente la sua vita (“Hitler ancora scorre nelle mie vene”, egli scrive), configurandosi come un fatto traumatico nella sua poesia (“...ma io mi accontento di gridare nel sogno”). E'  uno dei maggiori poeti israeliani viventi.
Quando Zach emigrò ad Haifa quando era solo un bambino. Fece parte dell'avanguardia di un gruppo di poeti che iniziarono a pubblicare, dopo la fondazione di Israele. Come redattore e critico, ma anche come traduttore e poeta, Zach ha avuto una grande influenza sullo sviluppo della moderna poesia ebraica. A distinguerlo dai poeti della generazione degli anni 1950 e 1960 è il suo manifesto poetico Zeman veRitmus etsel Bergson uvaShira haModernit [Time and Rhythm in Bergson and in Modern (Hebrew) Poetry], oltre al saggio "Pensieri sulla poesia Alterman», che è stato pubblicato sulla rivista Achshav  (Adesso) nel 1959.  Un manifesto importante per la ribellione del Likrat (verso), contro il pathos lirico dei poeti sionisti, anche se è stato un attacco a Nathan Alterman, uno dei poeti più importanti e stimati del paese. Nel saggio Zach decide nuove regole per la poesia, rima e metrica diverse da quelle che erano consuetudine nella poesia ebraica in quel momento.
Dal 1960 al 1967, Zach tenne diverse conferenze negli istituti di istruzione superiore di Tel Aviv e di Haifa. Dal 1968 al 1979 ha vissuto in Inghilterra, completando il suo dottorato di ricerca presso la University of Essex .
Dopo essere tornato in Israele, ha insegnato presso la Tel Aviv University ed è stato professore presso l' Università di Haifa.
E' conosciuto per le sua traduzioni della poesia di Else Lasker Schuler (la poetessa tedesca fuggita dalla Germania nazista che morì a Gerusalemme nel 1945) e di Allen Ginsberg.



 
 




INTANTO



Intanto lei torna da me ogni volta che dormo in sogno

e le dico bentornata, siediti intanto,
e lei rassetta, al suo solito, il cuscino,
è innaturale che una madre non rassetti il cuscino a suo figlio
e che il figlio rassetti invece il cuscino di sua madre
e asciugo i suoi sudori freddi e liscio i suoi capelli stopposi
e stringendole la mano fredda le dico non temere
il posto dove vai, non ne tornerai
a mani vuote come tante volte ne tornasti
perché nel posto dove vai non ci sono speranze
né perdita, rimorso e dolore, neppure quello di madre,
nel posto dove vai non manca nulla. È un posto perfetto.


(da Sento cadere qualcosa)


3 commenti:

  1. E' la poesia che ognuno di noi ha nel profondo del cuore ( quante volte abbiamo sentito invocare "mamma!" dai malati, dai moribondi...)
    Solo, purtroppo, non so quale sia "il posto perfetto".
    Forse, solo forse, era qui, accanto a noi il vero ed unico "posto perfetto"
    A rassettarci il cuscino.

    Ales

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  2. Buongiorno Ales..Tenerissimo il tuo pensiero. Penso che Nathan te lo abbia proprio estorto a forza. Ma io lo so che sei capace di sentimenti come questo e immaginavo che ti sarebbe piaciuta questa poesia.
    Io ne ho data una mia interpretazione che è questa.
    Il poeta rivive i momenti ultimi in cui assisteva la madre. Forse è stata lei stessa a dirgli: "Dovrei essere io a sistemarti il cuscino".
    Le sue parole vogliono essere di conforto, di rassicurazione ed anche questo è innaturale.
    Ricordi come sia stata proprio tua madre a asciugare le tue lacrime, a dire, "vedrai che domani starai meglio" e come credevi ciecamente in questo? Il posto perfetto? Chissà! Forse è il paradiso, forse è il ruolo del tuo angelo custode. Forse il non esistere: atomi nell'aria che si assembleranno con chissà cosa e si poseranno chissà dove....
    Grazie del commento.

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