mercoledì 25 dicembre 2013

NATALE 2013


Lo scorso anno in occasione del post di Natale, parlavo di speranza , di difficoltà dei tempi attuali e di quelli che si preparavano.
Oggi sembra che le cose stiano peggiorando un po' dappertutto. Molte aziende chiudono (e non parlo per statistica, ma lo tocco con mano mese per mese) e in pochi hanno le risorse per aprirne di nuove, dato che le banche sembrano non fare il loro lavoro di raccolta del risparmio e contemporaneo investimento in attività nel territorio. Ma non è mia intenzione lanciare accuse verso chi avrebbe la possibilità di smuovere l'economia e invece sta arroccato sulle proprie posizioni, a scapito di noi tutti, tutto sommato; non è questa la sede.
Volevo solo constatare che, se da questa parte del mondo c'è chi combatte per un posto di lavoro e chi approfitta di questo stato di cose per ottenere del personale con costi sempre più bassi, o più semplicemente combatte per avere in tavola del cibo anche gli ultimi due giorni del mese (e vi risparmio quanto e come), in altre parti del mondo c'è chi deve aggiungere a queste nostre amene preoccupazioni, il cercare di rimanere vivo.
E' il caso di ieri, ma potrebbe capitare anche domani, o dopo, ed è già capitato nei giorni e mesi scorsi in territori e con motivazioni differenti. Un carro armato spara contro una abitazione privata di una cittadina della striscia di Gaza, e delle persone muoiono. Dei bambini muoiono. Questa volta si tratta di una piccola di tre anni, ma quanti prima di lei? E domani ci ricorderemo questo nome, Hala? E per quanto lo ricorderemo? Farà parte della Storia? E se i suoi tre anni non sono stati abbastanza importanti da lasciare poco più di un ritratto insanguinato, a che scopo averla fatta nascere e crescere se il suo sorriso non avrebbe potuto cambiare il mondo? 
Pensate anche a questo, questo Natale.




 J. Busquets - Facciata della Natività (particolare) - Sagrada Familia - Barcellona


L'interno della grotta era buio, l'indebolita luce esterna si fermava all'ingresso, ma in poco tempo, avvicinando una manciata di paglia alle braci e soffiando, con le fascine la schiava fece un falò che sembrava un'aurora. Poi accese il lume che era già lì, appeso ad una sporgenza della parete, e dopo aver aiutato Maria a sdraiarsi, andò a prendere un po' d'acqua ai pozzi di Salomone, proprio nei pressi. Di ritorno, trovò Giuseppe fuori di sé, non sapeva che cosa fare, e non dobbiamo biasimarlo, perché agli uomini non insegnano a rendersi utili in simili occasioni, loro non vogliono saperne, al massimo saranno capaci di tenere la mano alla moglie sofferente, restandosene ad aspettare che tutto vada per il meglio. Maria, però è sola, il mondo morirebbe di sgomento se un ebreo di questo tempo osasse compiere quel minimo. Entrò la schiava, rivolse una parola di sostegno, Coraggio, poi si inginocchiò fra le gambe aperte di Maria, proprio nella posizione in cui devono stare le gambe delle donne per ciò che entra e ciò che esce, ormai Zelomi aveva perso il conto dei bimbi che aveva visto nascere, e il patimento di questa poverina è tale e quale a quello di tutte le altre donne, come ha deciso il Signore Iddio quando Eva commise il peccato di disobbedienza, Moltiplicherò le sofferenza della tua gravidanza, i tuoi figli nasceranno nel dolore, e oggi, trascorsi ormai tanti secoli, accumulato tanto dolore, ancora Dio non si dà per soddisfatto, e l'agonia continua. Giuseppe non è più lì, e neppure all'ingresso della grotta. E' scappato via per non sentire le urla, ma le urla lo seguono, è come se urlasse la terra, tanto che tre pastori, che si trovavano nei pressi con le loro greggi di pecore, si avvicinarono a Giuseppe e gli domandarono, Che cos'è, sembra che la terra stia urlando, e lui rispose, E' mia moglie, sta partorendo laggiù in quella grotta, e quelli dissero, Non sei di queste parti, non ti conosciamo, Siamo venuti da Nazareth in Galilea per il censimento, appena arrivati le sono aumentati i dolori, e adesso sta nascendo. Il crepuscolo lasciava intravedere a stento i visi dei quattro uomini, ben presto i lineamenti sarebbero svaniti, ma le voci proseguivano, Hai da mangiare, domandò uno dei pastori, Poco, rispose Giuseppe, e la stessa voce, Quando tutto sarà finito, avvertimi e ti porterò un po' di latte delle mie pecore, e poi si udì la seconda voce, E io ti darò un po' di formaggio. Poi ci fu un lungo e inesplicabile silenzio, prima che il terzo pastore parlasse. Infine, con una voce che sembrava provenire anch'essa da sottoterra, disse, E io vi porterò del pane.
Come tutti i figli degli uomini, il figlio di Giuseppe e Maria nacque sporco del sangue di sua madre, vischioso delle sue mucosità e soffrendo in silenzio. Pianse perché lo fecero piangere, e avrebbe pianto per quest'unico e solo motivo. Avvolto nelle fasce, riposa nella mangiatoia, non lontano dall'asino, ma non c'è pericolo di morsi, che la bestia l'hanno legata corta, Zelomi è andata fuori a sotterrare la placenta, mentre Giuseppe si sta avvicinando. Lei aspetta che lui entri e si ferma a respirare l'aria fresca dell'imbrunire, stanca come se avesse partorito lei stessa, nell'immaginazione, perché figli non ne ha mai avuti.
Scendendo dal pendio, tre uomini di avvicinano. Sono i pastori. Entrano insieme nella caverna. Maria è sdraiata e tiene gli occhi chiusi. Giuseppe, seduto sopra un sasso, ha il braccio posato sulla mangiatoia e sembra guardare il figlio. Si fece avanti il primo pastore e disse, Con queste mani ho munto le mie pecore e ho raccolto il loro latte. Maria, aprendo gli occhi sorrise. Avanzò il secondo pastore e disse, Con queste mani ho lavorato il latte e ho fatto il formaggio. Maria accennò col capo e sorrise di nuovo. Poi si avvicinò il terzo pastore, per un istante parve riempire la grotta con la sua statura e disse, senza guardare né il padre, né la madre del bimbo appena nato, Con queste mani ho impastato il pane che ti offro, col fuoco che esiste solo dentro la terra io l'ho cotto. E Maria seppe chi era. 

(Josè Saramago, Il vangelo secondo Gesù Cristo)



3 commenti:

  1. Natale con Saramago! Grazie, Carla.

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    1. Battuto con le mie manine.... Sono contenta che ti sia piaciuto. Ti consiglio il libro. Auguri a te, alla Gisa, ai ragazzi.

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  2. BUON ANNO e grazie per la tua amicizia . ....
    Ti auguro serenità, salute e pace per ogni giorno dell'anno che viene e non solo.

    Nino

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