Un altro autore che vale la pena di
leggere a mio avviso è Nika. La storia di questa bambina che scrive
versi potrebbe influenzarci nella lettura delle sue poesie e come
Evtushenko il primo pensiero è che non sono interamente opera della
bambina, che qualcuno glieli ha corretti. Poi la ascoltiamo declamarli
in vecchi video riproposti da You tube e al pari di chi la ascoltava per
la prima volta, le crediamo, ciecamente.
Quella
riportata è una delle sue poesie più famose e diffuse nel web ed è una
di quelle scritte a 7 anni (circa). Eppure ci troviamo il mito di
Sisifo, versi e strofe sono trattati con disinvoltura ma senza
ostentazione. Ammetto che il tono è fin troppo solenne in un autore
maturo, ma perdonabilissimo in una Nika al suo esordio.
Se
vi interessa, esiste un libricino di poche pagine edito da Via del
vento Edizioni, collana Acquamarina, con una selezione delle sue poesie e
con in calce l'anno in cui sono state scritte.
Nika Turbina Georgievna nasce a Yalta il 12 dicembre del 1974. Sua madre, Maya Nikanorkina è un'artista, di salute cagionevole, il padre la abbandona quando lei è ancora in fasce.
La nonna Lyudmila Karpova, è un'interprete e Anatoly Nikanorkin, suo nonno, è poeta e prosatore.
Sofferente
di diabete e di una grave forma di asma, ha paura di dormire (la nonna
ricorderà che dormivano tutti poco). Di notte si mette a sedere sul
letto, respirando a fatica e si accorge di mormorare delle parole.
Chiama allora la madre e le chiede di scrivere per lei (a quattro anni,
non sapeva ancora scrivere). "Le poesie arrivavano all'improvviso,
quando stavo male ed ero spaventata. E' per questo che le mie poesie
portavano dolore", ricorderà poi.
Lyudmila è consapevole del potenziale di quelle poesie: la sua casa è frequentata da poeti.
Nell'hotel
in cui lavora spesso soggiorna Yulian Semyonov, un noto scrittore e lei
pensa spesso a come riuscire fargli leggere le poesia di Nika. Trascrive tutti i testi, nell'attesa di una occasione e questa arriva quando Yulian le chiede un'auto.
"Non le darò un auto finchè non leggerà questi versi".
Una
frase molto grave, che le costerebbe il licenziamento e Yulian è spesso
importunato da nonni e nonne convinti di avere nipoti brillanti, però
cede. Si siede, inizia a leggere e trova le poesie intense e brillanti.
Col suo interessamento, alcuni testi vengono pubblicati sul Pravda, un
quotidiano nazionale. Nika ha solo 7 anni e continua, dapprima a
dettare, poi a scrivere fino ai 12 anni. Dopo le poesie si fanno più
rare, forse per un dramma familiare (la madre si risposa e ha un cattivo
rapporto col patrigno e la sorellastra).
Nel
1984 esce la prima raccolta di poesie, BOZZA con una prefazione di
Evgenij Evtushenko che, vinto un un iniziale scetticismo, contribuisce a
organizzarle incontri in tutto il paese.
Nel 1985 le viene conferito il Grande Leone d'Oro di Venezia,
nell'ambito del Festival Internazionale di Poesia "Poeti e Terra". L'unico altro poeta russo di ricevere questo premio era stata Anna Achmatova. In questo periodo visita gli Stati Uniti e incontra Josef Brodsky.
"Se una persona non è un idiota completo, cade di tanto in tanto nella depressione. A volte si vuole solo andarsene, chiudere la porta e mandare tutto al diavolo ", dice Niki, infatti lotta per molto tempo con la solitudine a modo suo: scappa di casa, prende sonniferi, si taglia le vene.
A Mosca frequenta corsi di cinematografia, recita in alcuni films, lavora in TV e radio ma è impressionabile, cagionevole e dai nervi fragili; nel 1990, all’età di
sedici anni, si fa ricoverare in una clinica psichiatrica
svizzera, sposa un professore di psichiatria, all’epoca
settantaseienne ma presto torna a Mosca, dove ritrova il suo primo amore. La storia però è di breve durata e inizia a bere pesantemente. Trova un nuovo amore, un uomo d'affari, ma la loro relazione non dura a lungo. Viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Nel 1991 esce la sua seconda collezione di poesie "Passi in su, passi in giù..." e nel frattempo vengono tradotte e pubblicate in più di dodici paesi. A
seguito di un tentativo di suicidio nella notte tra il 13 e il 14
maggio 1997, Nika Turbina viene sottoposta a numerose e delicate
operazioni, che le permettono di tornare, con difficoltà, a camminare. L'11 maggio 2002 "cade" di nuovo dal balcone del quinto piano e questa volta muore, all'età di 27 anni.
Si parlò subito di suidìcidio, una versione molto romantica e di forte impatto emotivo, che richiama una frase del suo diario:
“Tutto quello che dovevo, l’ho detto da bambina nelle mie poesie. Non c’era bisogno che divenissi donna”
Ma la famiglia ha sempre sostenuto che stava superando la depressione e che pensava al futuro. Il suo corpo rimase all'obitorio per otto giorni come un non identificato e viene cremata ma non sepolta, sarà fatto successivamente nel cimitero Vagankovky.
[Sono pesi queste mie poesie]
Sono pesi queste mie poesie,
pietre spinte lungo una salita.
Le porterò stremata
allo strapiombo.
Poi cadrò, viso nell’erba,
non avrò lacrime abbastanza.
Smembrerò la strofa
scoppierà in singhiozzi il verso
e si pianterà nel palmo
con dolore anche l’ortica.
L’amarezza di quel giorno
tutta trasmuterà in parola.
(1981)
Traduzione di Federico Federici
Тяжелы мои стихи
Тяжелы мои стихи,
Камни в гору.
Донесу их до скалы,
До упору.
Упаду лицом в траву,
Слёз не хватит.
Разорву строку свою,
Стих заплачет.
Больно врежется в ладонь
Крапива.
Превратится горесть дня
Вся в слова.
Il dolore, nel mondo, gravato sulle spalle degli innocenti, ha raggiunto un peso insostenibile.
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