Questa
poesia è una di quelle vai e vieni. No, non come la stanza delle
necessità di Harry Potter! E' che l'ho cercata senza trovarla e quando
l'ho trovata credevo di averla salvata: lo credevo perchè poi non l'ho
più trovata. Se la posto non corro più nessun rischio.
Ne
sentii parlare ad una giornata di conversazione sulla poesia, in cui il
relatore ci fece provare a scrivere una poesia con un acronimo a nostra
scelta, citando appunto la famosa poesia di Montale dedicata a Maria
Luisa Spaziani. Se ricordate quello che ho detto a proposito dello
scrivere e del fare poesia, ritengo che il mio fu solo un esperimento,
ma il risultato è stato... singolare. Ho etichettato questa modalità
come "interessante", lasciando che si evolva come deve. Per i curiosi,
ci dissero che dovevamo scegliere un oggetto / idea che vedevamo dalla
nostra posizione (terrazza a vetri, con vista su tetti di una città) e
pensare a quella. In altre parole, era la parola che doveva condurci
alla poesia e non doveva essere la poesia a piegarsi all'acronimo.
Potete provare...
Montale ha usato
un bellissimo incipit (Volpe era il soprannome della Spaziani) e
continua con metafore, non molto velate, su un momento della loro
relazione.
DA UN LAGO SVIZZERO
Mia volpe, un giorno fui anch’io il “poeta
assassinato”: là nel noccioleto
raso, dove fa grotta, da un falò;
in quella tana un tondo di zecchino
accendeva il tuo viso, poi calava
lento per la sua via fino a toccare
un nimbo, ove stemprarsi; ed io ansioso
invocavo la fine su quel fondo
segno della tua vita aperta, amara,
atrocemente fragile e pur forte.
Sei tu che brilli al buio? Entro quel solco
pulsante, in una pista arroventata,
àlacre sulla traccia del tuo lieve
zampetto di predace (un’orma quasi
invisibile, a stella) io, straniero,
ancora piombo; e a volo alzata un’anitra
nera, dal fondolago, fino al nuovo
incendio mi fa strada, per bruciarsi.
(La Bufera--Madrigali privati)
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