domenica 20 novembre 2011

CANDELE - KOSTANTINOS KAVAFIS

domenica, 17 aprile 2011
CANDELE - KOSTANTINOS KAVAFIS
 
Candela come metafora del giorno: accesa per indicare il futuro, spenta per il passato ed una sfumatura di grigio con quelle che "danno fumo ancora".
E quale contrasto nelle due opposte descrizioni che ne fa Kostantinos; quelle del futuro sono calde e dorate, quelle del passato fredde e storte. Turba questa sua constatazione, anche se dovremmo esserne rallegrati: in fondo sembra che l'autore guardi al suo futuro con speranza (E guardo avanti le candele accese e nel contrasto tra i versi ...i giorni del passato,/ penosa riga di candele spente).
Io invece ho la percezione di un rimpianto per il suo passato sia per leggerne nei versi la memoria m'accora del loro antico lume, sia nella stesura della poesia. Sono strofe che descrivono impressioni, chiuse in loro stesse: ognuna di queste, letta di seguito al titolo, è di per sé una poesia. Provate. E' una costruzione che genera tristezza.




Kostantinos Petrou Kavafis nasce ad Alessandria d'Egitto, il 29 aprile 1863 e vi morirà esattamente il giorno del suo settantesimo compleanno, il 29 aprile 1933.
La sua famiglia era greca di origine, suo padre aveva una solida ditta di import-export, ma quando morì, nel 1970, la famiglia fu costretta a lasciare Alessandria per trasferirsi in Inghilterra, a Liverpool, riuscendo a tornarvi solo dopo dodici anni. Ma lo scoppio delle rivolte nel 1885 costrinse la famiglia a muoversi ancora, verso Costantinopoli, anche se il nostro poeta vi tornò in quello stesso anno, restandovi per il resto della vita.
Lavorò inizialmente come giornalista, per poi passare a lavorare per oltre trent'anni, presso il Ministero Egiziano dei lavori pubblici, coltivando uasi segretamente il suo amore per la poesia.
In vita editò solo due raccolte, esili numericamente, nel 1904 e nel 1910. Spesso donava le sue poesie agli amici, a volte le raccoglieva in gruppi che rilegava lui stesso o le incollava su quaderni.
La vera fama di Kavafis è maturata dopo la sua morte e molte delle sue poesie sono rimaste incomplete o allo stato di bozza, a riprova del fatto che la poesia ha bisogno di tempo per maturare una sua semplicità di esposizione.


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CANDELE

Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese,
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.









Κεριά


Του μέλλοντος οι μέρες στέκοντ’ εμπροστά μας
σα μιά σειρά κεράκια αναμένα -
χρυσά, ζεστά, και ζωηρά κεράκια.

Οι περασμένες μέρες πίσω μένουν,
μια θλιβερή γραμμή κεριών σβησμένων·
τα πιο κοντά βγάζουν καπνόν ακόμη,
κρύα κεριά, λιωμένα, και κυρτά.

Δεν θέλω να τα βλέπω· με λυπεί η μορφή των,
και με λυπεί το πρώτο φως των να θυμούμαι.
Εμπρός κυττάζω τ’ αναμένα μου κεριά.

Δεν θέλω να γυρίσω να μη διω και φρίξω
τι γρήγορα που η σκοτεινή γραμμή μακραίνει,
τι γρήγορα που τα σβυστά κεριά πληθαίνουν.

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