domenica 20 novembre 2011

RISVEGLIO - CESARE PAVESE

lunedì, 01 novembre 2010
RISVEGLIO - CESARE PAVESE
 
Ci sono dei momenti che sono irripetibili. Ci possiamo provare a riviverli; possiamo ricreare un ambiente o recarci nel solito magico posto dove li abbiamo vissuti, ma non li troveremo mai più.
Ce ne troveremo altri, se saremo fortunati, se sapremo coglierli in quanto nuovi, accettando l'idea che quello sguardo non sarà più lo stesso, perchè noi non saremo più gli stessi.
I nostri pensieri saranno più tesi al ricordo piuttosto che ad assaporare quel nuovo momento, ancora unico, ancora irripetibile.
Ma sapete, bisogna essere in due a volerlo, altrimenti non vale la pena neppure iniziare a cercare.
Cesare sa  cogliere una fine. Non so in quanto  tempo matura questa sua consapevolezza, (le sue poesie hanno sempre una nota molto malinconica, un tono pacato e di addio) ma stavolta in lui c'è la consapevolezza che "l'aria torna a vivere", che dopo la notte arriva la luce del giorno.
Percepisce un nuovo momento, "un nuovo vigore" da vivere; un segnale di positività, uno dei pochi che riconosco in questo autore.






RISVEGLIO

Lo ripete anche l'aria che quel giorno non torna.
La finestra deserta s'imbeve di freddo
e di cielo. Non serve riaprire la gola
all'antico respiro, come chi si ritrovi
sbigottito ma vivo. E' finita la notte
dei rimpianti e dei sogni. Ma quel giorno non torna.

Torna a vivere l'aria, con vigore inaudito,
l'aria immobile e fredda. La massa di piante
infuocata nell'oro dell'estate trascorsa
sbigottisce alla giovane forza del cielo.
Si dissolve al respiro dell'aria ogni forma
dell'estate e l'orrore notturno è svanito.
Nel ricordo notturno l'estate era un giorno
dolorante. Quel giorno è svanito, per noi.

Torna a vivere l'aria e la gola la beve
nella vaga ansietà di un sapore goduto
che non torna. E nemmeno non torna il rimpianto
ch'era nato stanotte. La breve finestra
beve il freddo sapore che ha dissolta l'estate.
Un vigore ci attende, sotto il cielo deserto.



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#1  04 Novembre 2010 - 22:26
"I nostri pensieri saranno più tesi al ricordo piuttosto che ad assaporare quel nuovo momento, ancora unico, ancora irripetibile." é vero... ed é vero che non sempre sono le cose che cambiano, siamo noi a non essere più gli stessi. La trovo una consapevolezza triste. E' come scoprire, dopo aver mangiato la mela, di esser nudi...e indietro non si torna più. Riesco ad arrivare solo a questo. Nel mio Adesso non riesco a percepire il nuovo, il segnale di positività ma solo il senso del perduto. Ma tornerò su questa poesia, in futuro.
Grazie Carla!
ina
utente anonimo

#2  07 Novembre 2010 - 20:37
Di niente, amica mia.
Condivido solo dei pensieri, quelli che si accendono con la lettura della poesia oggetto del post .

NATACARLA





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