Non riesco a immaginare parole
migliori di quelle che ho trovato assieme al testo originale di questa
poesia. E' un articolo a firma di Carlos Vidales, ed è datato 1 agosto
2003, un mese esatto dalla morte della Carranza. Alla poesia non servono
commenti. Di seguito la mia traduzione, ma QUI potete leggere il testo originale.
PAROLE SUPERFLUE
A tradimento ho deciso oggi,
martedì 24 giugno,
di assassinare alcune parole
Amicizia è condannata
al rogo, per eresia;
la forca spetta
ad Amore perché illeggibile;
non sarebbe male il vile randello,
per apostasia, per Solidarietà;
la ghigliottina come un lampo,
deve fulminare Fratellanza;
Libertà morirà
lentamente e con dolore;
la tortura è il suo destino;
Uguaglianza merita la forca
per essersi prostituita
nel peggior bordello;
Speranza è già morta;
Fede soffrirà la camera a gas;
il supplizio di Tantalo, perché disumana,
se lo prende la parola Dio.
Fucilerò senza pietà Civiltà
per la sua barbarie;
berrà la cicuta Felicità.
Resta la parola Io. Per essa,
per la tristezza, per la sua atroce solitudine,
decreto la peggiore delle pene:
vivrà con me fino
alla fine.
Sobran las palabras
Por traidoras decidí hoy,
martes 24 de junio,
asesinar algunas palabras.
Amistad queda condenada
a la hoguera, por hereje;
la horca conviene
a Amor por ilegible;
no estaría mal el garrote vil,
por apóstata, para Solidaridad;
la guillotina como el rayo,
debe fulminar a Fraternidad;
Libertad morirá
lentamente y con dolor;
la tortura es su destino;
Igualdad merece la horca
por ser prostituta
del peor burdel;
Esperanza ha muerto ya;
Fe padecerá la cámara de gas;
el suplicio de Tántalo, por inhumana,
se lo dejo a la palabra Dios.
Fusilaré sin piedad a Civilización
por su barbarie;
cicuta beberá Felicidad.
Queda la palabra Yo. Para esa,
por triste, por su atroz soledad,
decreto la peor de las penas:
vivirá conmigo hasta
el final.
Il primo giovedì di
Luglio del 2003, la poeta colombiana María Mercedes Carranza si
tolse la vita nel suo appartamento di Bogotà. Aveva svolto, con la
sua abituale puntualità, la sua giornata di lavoro come direttrice
della Casa di Poesia Silva, istituzione unica nel mondo, che lei
stessa aveva fondato e tramite la quale tanto aveva fatto per la
poesia ed i poeti.
Quella stessa sera con un
gruppo dei suoi amici più cari, aveva condiviso poesia, come sempre.
Parlarono anche del dramma della Colombia, un paese sommesso
all'orrore di varie guerre civili sovrapposte. María Mercedes ripetè
la frase che era già in lei come una litania: "Questo paese ci
sta ammazzando!", ma nessuno dei suoi amici notò in lei nessun
segno dell'imminente suicidio.
María Mercedes aveva
sofferto sulla propria pelle carne le conseguenze della violenza
colombiana. Diversi tra i suoi migliori amici morirono assassinati,
nel corso degli ultimi dieci anni. Due delle sue amiche più strette
avevano perso la vita a causa della situazione del paese. Persino suo
fratello Ramiro era stato sequestrato anno e mezzo prima ed i
sequestratori non si siano degnati neppure di dare notizie sul suo
stato di salute, mentre le autorità erano completamente
disinteressate di questo rapimento, per loro scomodo. Gli sforzi
angosciosi di María Mercedes per riuscire ad avere un qualche
contatto coi sequestratori fallirono tutti. L'intellighenzia
colombiana non fece altro che formulare frasi gentili di
commiserazione. Alcuni, più onesti, si limitarono a non firmare gli
appelli per la libertà del rapito, per paura delle rappresaglie dei
sequestratori. Altri, più vigliacchi, smisero di parlare con María. Così, il poeta che
organizzava congressi di poesia per la pace, la scrittrice che era
stato membro dell'Assemblea Costituente in 1991, la giornalista che
si era battuta più di una volta per la vita e la libertà di altri
compatrioti, rimase sola col dramma del fratello rapito, forse
morto, sola col silenzio e l'incertezza, con la scoperta desolante di
vivere in un paese di poeti che cantano belle metafore sulla vita e
diritti umani, ma che non rischiano un atomo della loro tranquillità
per difendere concretamente la vita ed i diritti umani del prossimo
in carne ed ossa, sull'orlo del sacrificio. Solamente un piccolo
gruppo di intellettuali si mantenne vicina a María Mercedes in
questa fase terribile. Lo so perché parlai con lei per telefono
varie volte da quando fu sequestrato suo fratello. So che sentimenti
di sorpresa, rabbia e impotenza l'invasero subito, constatando che la
solidarietà era solo una parola di uso retorico nella bocca di tanta
gente nella quale ella aveva riposto fiducia ed affetto e negli
ultimi mesi della sua vita la desolazione si era impadronita di lei.
Il suicidio di María
Mercedes è una lezione terribile. Poco prima della sua morte scrisse
questa poesia che contiene le chiavi dal suo dramma, cioè, le chiavi
del dramma colombiano.
di Carlos Vidales
Maria Mercedes Carranza, poeta e
giornalista colombiana nacque a Bogotà il 24 maggio 1945 e morì il
11 luglio 2003. Per la sua poesia, racconti, saggi e attivismo
culturale, è stata una figura imponente della letteratura colombiana
della seconda metà del XX secolo.
Figlia del poeta e diplomatico Eduardo
Carranza, viaggiò per Europa al seguito del padre, fermandosi in
Spagna e Francia come addetto culturale. Così María Mercedes
rimase sotto l'influenza del padre e della zia materna, la poetessa
Elisa Mujica ed ebbe l'opportunità di incontrare e interagire con
alcuni dei poeti più famosi dell'epoca. Tornò in Colombia nel 1958
concludendo i suoi studi presso l'Università delle Ande con una
laurea in Filosofie e Lettere dove si laureò con una tesi sul lavoro
di suo padre. Lavorò come giornalista per quotidiani come El siglo
di Bogotà e El Pueblo de Cali, dove diresse le pagine letterarie
Estravagario e Vanguardia. Per tredici anni fu redattrice della
rivista Nueva Frontera e negli anni precedenti la sua morte fu
responsabile della sezione di critica letteraria della rivista
Semana. Nel 1986 divenne direttore della Casa della Poesia Silva
Bogotà. A un livello più personale, la situazione del paese la
toccò personalmente quando suo fratello Ramiro Carranza fu rapito
dal FARC. Per questo motivo, fino a poco prima della sua morte
condusse una campagna per la pace in favore della liberazione degli
ostaggi.
Dopo un lungo periodo di depressione, si tolse la vita il 11 luglio 2003 nel suo appartamento a Bogotà prendendo una dose eccessiva di pillole antidepressive. In suo onore, il presidente del tempo, Alvaro Uribe Vélez, ha dichiarato un minuto di silenzio. Sul suo letto di morte c'era una poesia di suo padre che diceva: "Tutto ciò che cade, sparisce, dice addio, e sto dicendo addio a me." Aveva 58 anni quando è morta.
Dopo un lungo periodo di depressione, si tolse la vita il 11 luglio 2003 nel suo appartamento a Bogotà prendendo una dose eccessiva di pillole antidepressive. In suo onore, il presidente del tempo, Alvaro Uribe Vélez, ha dichiarato un minuto di silenzio. Sul suo letto di morte c'era una poesia di suo padre che diceva: "Tutto ciò che cade, sparisce, dice addio, e sto dicendo addio a me." Aveva 58 anni quando è morta.
Lector:
Usted va a ser mi amigo, casí íntimo, por el tiempo que dure su lectura
de estos poemas. Por eso me creo en la obligación de decirle que cada
verso fue escrito para usted, con el ánimo de entregarle unas palabras
que, de alguna manera, le ayuden a vivir así sea por estos minutos, lo
lleven a alentar vicisitudes y sopechas y a ver y sentir zonas mal
iluminadas de su realidad. Para algo de todo eso me sirvió a mí
escribirlas.
Sin embargo, debo aclarar que, así como para poder ver los objetos que
me rodean necesito del cristal de las gafas, esta comunicación con usted
se ha hecho a través de una persona que en determinado momento me
sirvió para ver el mundo: una risa, todas las risas; un cuerpo, todos
los cuerpos. A usted y a esa persona entrego estos versos.
María Mercedes Carranza
De su libro "Hola, soledad"
PAROLE SUPERFLUE
A tradimento ho deciso oggi,
martedì 24 giugno,
di assassinare alcune parole
Amicizia è condannata
al rogo, per eresia;
la forca spetta
ad Amore perché illeggibile;
non sarebbe male il vile randello,
per apostasia, per Solidarietà;
la ghigliottina come un lampo,
deve fulminare Fratellanza;
Libertà morirà
lentamente e con dolore;
la tortura è il suo destino;
Uguaglianza merita la forca
per essersi prostituita
nel peggior bordello;
Speranza è già morta;
Fede soffrirà la camera a gas;
il supplizio di Tantalo, perché disumana,
se lo prende la parola Dio.
Fucilerò senza pietà Civiltà
per la sua barbarie;
berrà la cicuta Felicità.
Resta la parola Io. Per essa,
per la tristezza, per la sua atroce solitudine,
decreto la peggiore delle pene:
vivrà con me fino
alla fine.
Sobran las palabras
Por traidoras decidí hoy,
martes 24 de junio,
asesinar algunas palabras.
Amistad queda condenada
a la hoguera, por hereje;
la horca conviene
a Amor por ilegible;
no estaría mal el garrote vil,
por apóstata, para Solidaridad;
la guillotina como el rayo,
debe fulminar a Fraternidad;
Libertad morirá
lentamente y con dolor;
la tortura es su destino;
Igualdad merece la horca
por ser prostituta
del peor burdel;
Esperanza ha muerto ya;
Fe padecerá la cámara de gas;
el suplicio de Tántalo, por inhumana,
se lo dejo a la palabra Dios.
Fusilaré sin piedad a Civilización
por su barbarie;
cicuta beberá Felicidad.
Queda la palabra Yo. Para esa,
por triste, por su atroz soledad,
decreto la peor de las penas:
vivirá conmigo hasta
el final.
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