martedì, 25 maggio 2010
MIA MADRE - PAOLO CARBONAIO
Quando ho scoperto che in realtà di nomi propri ne avevo quattro, Pietro, Paolo, Umberto e Ugo... la mia consapevolezza di essere figlio unico ha vacillato e ho rischiato una crisi d'identità che, doppiati ormai i 60 anni di età, ho quasi superato.
Ho sempre vissuto sul mare, fra navi e barche e mi sono diplomato al Nautico tra i capitani di coperta ed ero uno studente con la testa tra le nuvole ed il cuore in altomare, che sognava ad occhi aperti.
Ho navigato e toccato i porti dell'Africa, dell'Europa e delle Americhe, conoscendo popoli e Paesi diversi, più interessanti ed emozionanti delle immagini che "vedevo" sui soffitti delle aule.
Si presenta così Pierpaolo dal suo sito. Mi ero imbattuta nelle sue poesie più di una volta e tutte le volte mi ripromettevo di predisporre per un post.
Poi mi sono trovata di fronte a questa e ho realizzato che non potevo più rimandare.
Invariabilmente il ricordo corre a "Il Congedo del Viaggiatore Cerimonioso" di Giorgio Caproni, anche se Giorgio il tema dell'ultimo viaggio lo affronta in prima persona.
Pierpaolo scrive in maniera intimistica, colloquiale. I suoi testi sono garbati; hanno la bellezza della semplicità e soprattutto sono positivi, gioiosamente malinconici.
Paiono offuscarsi solo quando sembra trovarsi davanti a momenti cruciali (o più propriamente fondamentali) della sua vita e si interroga su "se la vita / è tutta qui / se l'attimo è scaduto / se è il momento / di spegnere la luce" (altra intensa poesia): allora arriva - a mio parere - ad altri livelli di lirismo. Ma la speranza comunque non lo abbandona mai, neanche davanti all'ineluttabilità (E quando arrivi / salutami gli altri).
Io trovo che quanto più ci costano le parole, in termini di emozioni, tanto più si accorciano le strofe, i periodi, i versi. Come nella chiusa di questa poesia: tredici parole distribuite in cinque versi, di cui quello centrale è il più corto ma anche il più pieno di significato - lo so per averne usato anch'io la sua complicità implicita - e separate da ben tre punti, come a cercare di contere lacrime.
Ho sempre vissuto sul mare, fra navi e barche e mi sono diplomato al Nautico tra i capitani di coperta ed ero uno studente con la testa tra le nuvole ed il cuore in altomare, che sognava ad occhi aperti.
Ho navigato e toccato i porti dell'Africa, dell'Europa e delle Americhe, conoscendo popoli e Paesi diversi, più interessanti ed emozionanti delle immagini che "vedevo" sui soffitti delle aule.
Si presenta così Pierpaolo dal suo sito. Mi ero imbattuta nelle sue poesie più di una volta e tutte le volte mi ripromettevo di predisporre per un post.
Poi mi sono trovata di fronte a questa e ho realizzato che non potevo più rimandare.
Invariabilmente il ricordo corre a "Il Congedo del Viaggiatore Cerimonioso" di Giorgio Caproni, anche se Giorgio il tema dell'ultimo viaggio lo affronta in prima persona.
Pierpaolo scrive in maniera intimistica, colloquiale. I suoi testi sono garbati; hanno la bellezza della semplicità e soprattutto sono positivi, gioiosamente malinconici.
Paiono offuscarsi solo quando sembra trovarsi davanti a momenti cruciali (o più propriamente fondamentali) della sua vita e si interroga su "se la vita / è tutta qui / se l'attimo è scaduto / se è il momento / di spegnere la luce" (altra intensa poesia): allora arriva - a mio parere - ad altri livelli di lirismo. Ma la speranza comunque non lo abbandona mai, neanche davanti all'ineluttabilità (E quando arrivi / salutami gli altri).
Io trovo che quanto più ci costano le parole, in termini di emozioni, tanto più si accorciano le strofe, i periodi, i versi. Come nella chiusa di questa poesia: tredici parole distribuite in cinque versi, di cui quello centrale è il più corto ma anche il più pieno di significato - lo so per averne usato anch'io la sua complicità implicita - e separate da ben tre punti, come a cercare di contere lacrime.
MIA MADRE
Ti ho riempito la valigia.
E' piena di era e di fu
di momenti e pensieri
di volti e nomi
sorrisi e lacrime.
Aspettiamo assieme
che il treno parta.
Mi lascerai in silenzio
mentre ti fai
sempre più piccola.
E' il solito treno
che già conosci.
L'hai visto partire
altre volte
dalla nostra stazione
sempre più vuota.
Agli addii
ci siamo abituati.
Lo sai.
E quando arrivi
salutami gli altri.
Leggi i vecchi commenti
Ciao T.
L'intento è proprio questo: farvi leggere una poesia ed allo stesso tempo instillare il desiderio di leggere altro.
Grazie per aver lasciato il tuo pensiero.
Carla
NATACARLA |
Grazie a te. Ti conosco attraverso i tuoi commenti.
Ti stimo molto.
Teresa
T.