sabato 19 novembre 2011

TU NON HAI AFFATTO CAPITO - EVGENIJ EVTUSENKO

domenica, 24 gennaio 2010
 
Niente di meglio che esaminare la propria coscienza, per  riemergere.
Non amo le poesie di impegno civile, ma non tutte le poesie di questo autore lo sono.
Non ne fate una lettura superficiale, sarebbe un errore, e tenete anche presente che il poeta parla alla propria coscienza, non ad una persona.






Nasce a Zimà in Russia, nei pressi di una stazione della Transiberiana, il 18 Luglio 1933. I suoi genitori sono due studenti di geologia dell'Università di Mosca che si erano recati in quel paesino sperduto in Siberia per trovare i parenti esiliati a causa di un antenato contadino che, il secolo precedente, aveva bruciato la casa del suo padrone.
Ma è a Mosca che vive la maggior parte della sua infanzia e nel '41 resta solo con la madre, visto che il padre li abbandona per andare a lavorare nel Kazachstan. Alla fine della guerra, anche la mamma lo abbandona per trasferirsi al fronte dove canta per i soldati.
Il ragazzo resta senza nessuna guida e trascura gli studi, anche se comincia a scrivere i primi versi. In quell'epoca il suo amore è diviso tra la poesia e il calcio. Ma l'avventura d'atleta non dura molto, anche se grazie ad un giornale sportivo che viene notato come poeta nel 1949. Qualche anno dopo, espulso dalla scuola, irrequieto e desideroso di conoscere stravaganti novità, Evtušenko raggiunge nel Kazakistan il padre che gli procura un lavoro da manovale in una spedizione geologica, a patto che non riveli a nessuno di essere suo figlio.
Per il suo temperamento ardente e l'odio sincero contro chi opprime la libertà dell'uomo, Evtusenko rischia di essere emarginato dai potenti della Russia, ma grazie anche ad alcuni suoi interventi a favore del partito viene riabilitato e, addirittura, eletto segretario di una sezione locale della Gioventù Comunista.
E' il 1957 e  l’inizio del periodo dei maggiori successi di Evtušenko. In questo periodo di forte ispirazione poetica, lo sostengono i suoi “amici politici” e la poetessa Bella Achmadulina, che diventerà sua moglie.
Negli anni '70 diventa l'ambasciatore culturale della Russia moderna, viaggiando molto in vari paesi d'Europa, America ed Asia.
Evtusenko è un poeta fiero di portare in tasca il passaporto del paese che guida la lotta dei poveri e degli oppressi e tra gli anni sessanta e gli anni ottanta è stato lo scrittore sovietico forse più tradotto.
Negherà il valore di poeti suoi compatrioti come Lev Brodskij, liquida il  “Samizdat”, (cioè la stampa clandestina di opere non pubblicate dalle edizioni ufficiali), come mezzo a cui  ricorrono gli scrittori di poco talento respinti dalle pubblicazioni ufficiali.






TU NON HAI AFFATTO CAPITO


Tu non hai affatto capito,
mia coscienza esigente, che è solo per debolezza
se adesso ho bisticciato con te.

E non hai affatto capito,
quando con disprezzo ti sei vendicata,
che causa di debolezza
non impudenza fu - stanchezza.

E non mi hai capito,
e forse io non ho capito te,
quando ti ho porto la mano
e tu non mi hai porto la tua.

Ma molto bene hai capito
che è la disperazione a portarci
alla perdita del confine, fatale,
tra le forze del bene e del male...



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#1  25 Gennaio 2010 - 18:54

Evgenij l'ho conosciuto, ero un giovane pieno di entusiasmo e convinto di avere in pugno l'esistenza, lui invece era già il grandissimo Evtusenko. Una serata di poesia che ricordo come un sogno. E' un autore che ho letto e amato fino ai solchi tra le vene...
Hai mai letto la sua:
"Non t'amo più
è un finale banale,
banale come la vita, come la stessa morte..." ?
Una poesia indimenticabile, vera, tremenda come le sue cose.
Un poeta che non dovrebbe mancare nella libreria di nessuno.
Un abbraccio, Bit
Bitman


#2                                                                                                               25 Gennaio 2010 - 20:06
Grazie Bit, della segnalazione; cercherò quella poesia, anche se onestamente le librerie della mia città, sono, come posso dire? Forse COMMERCIALI, nel senso che se un autore viene venduto si tiene, altrimenti no. Puoi immaginare la situazione dei poeti, Evtusenko poi.....
Ma ho letto altro suo, e credo che l'acquisto di un  libro non sarà deludente, e rientra  nelle mie intenzioni. Consigli?
Carla

NATACARLA


#3  25 Gennaio 2010 - 20:54

Non t'amo più, è un finale banale
banale come la vita, come la stessa morte,
spezzerò le corde di questa crudele storia,
sfascerò la chitarra: perché recitare ancora?

Solo al cucciolo, peloso mostriciattolo, non è dato capire
perché hai tanta pena, perché altrettanto io.
Lo chiamo a me e raschia la tua porta,
lo prendi tu e raschia la mia porta.

Che dimenio continuo, si rischia d'impazzire...
cane sentimentalone, non sei che un giovanotto,
ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungare la fine sarebbe un'agonia.

Il sentimentalismo può divenire un crimine
quando di nuovo la pietà reca promesse
e cerchi a tutti i costi di recitare
il dramma antico  "Un amore salvato".

E' fin dall'inizio che bisogna difendere l'amore
dai "mai" ardenti e dagli ingenui "per sempre".
E i treni ci gridavano "Non si deve promettere"
e i fili fischiavano: "Non si deve promettere!".

I rami che si piegavano ed un cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l'ottimismo totale,
che per la speranza c'è più posto senza grandi speranze.

E' meno crudele agire con giudizio
e soppesare gli anelli prima d'infilarseli,
secondo il principio dei penitenti incatenati.
E' meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte ma offrire almeno l'amore di un momento.

E' meno crudele non ripetere "Ti amo", quando si ama.
E' terribile sentire dopo, da quelle stesse labbra,
un suono vuoto, una menzogna, la beffa, la volgarità
quando quel mondo falsamente pieno ci apparirà poi falsamente vuoto.

Non bisogna promettere: l'amore è inattuabile.
Perché condurre all'inganno come a nozze?
La visione è bella fino a che non svanisce.
E' meno crudele non amare, quando poi viene la fine.

Guaisce come impazzito questo cucciolo indifeso,
raspando con la zampa ora alla mia, ora alla tua porta.
Non ti chiedo perdono perché non t'amo più.
Perdonami soltanto, se puoi, d'averti amato.


Bada bene, Carla, la traduzione è libera e modificata da me in minime parti, ma molto aderente alla stesura originale.

I libri in mio possesso sono Poesie edito dalla garzanti nel 71 e un altro edito dalla Newton Compton nel 1981.

Spero d'averti fatto cosa gradita (non volevo invadere).
Bit

Bitman


#4                                                                                                                   25 Gennaio 2010 - 21:29
Più che gradita Bit. Ho preso nota del mio taccuino dei desideri.
Nessuna invasione.  Un mondo di grazie.
Carla


NATACARLA 


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