martedì 1 maggio 2012

IL TEMPO PERSO - JACQUES PREVERT


In un tempo come il nostro, in cui il lavoro è qualcosa di così prezioso e raro, definirlo tempo perso è forse un anacronismo.
Adesso è il tempo di rimboccarsi le maniche e di lavorare, disposti a fare di tutto ma senza per questo rinunziare alla nostra dignità ed il rispetto che ci compete: tanto per quanto diamo. 
Le risposte non ce le darà chi adesso sta seduto sulle poltrone del parlamento, o sulle sedie comode, troppo comode, dei sindacalisti, con tutte le ore di riunioni che utilizzano forse anche utilmente; sicuramente pagate con il lavoro di coloro che rappresentano.
Io credo che adesso dovranno essere le nostre mani a tirarci fuori da questo periodo. Lavorando e contestando quella classe politica e meritocratica che non ha mai provato che cosa sia il lavoro nelle fabbriche, nei campi. Che non sa come sia sopportare un padrone (un datore di lavoro) che pretende e ti umilia rubando su quanto ti spetta ma che devi ringraziare per quello che resta. 
Mettersi nei panni di un altro, letteralmente e ciclicamente, sarebbe forse la politica più sana.






IL TEMPO PERSO


Sulla porta dell'officina
d'improvviso si ferma l'operaio
la bella giornata l'ha tirato per la giacca
e non appena volta lo sguardo
per osservare il sole
tutto rosso tutto tondo
sorridente nel suo cielo di piombo
fa l'occhiolino
familiarmente
Dimmi dunque compagno Sole
davvero non ti sembra
che sia un po’ da coglione
regalare una giornata come questa
ad un padrone? 




LE TEMPS PERDU


Devant la porte de l'usine
le travailleur soudain s'arrête
le beau temps l'a tiré par la veste
et comme il se retourne
et regarde le soleil
tout rouge tout rond
souriant dans son ciel de plomb
il cligne de l'oeil
familièrement
Dis donc camarade Soleil
tu ne trouves pas
que c´est plutot con
de donner une journée pareille
à un patron ?



5 commenti:

  1. Tra le tante scadenze di questo periodo ti auguro di trovare TEMPO per lo spirito!!!
    Un serena settimana e buon lavoro!
    ciao
    Giuseppe

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  2. Risposte
    1. Immagino sia la tua autorevole opinione di studioso della poesia in generale (o su questo blog in particolare?).
      Comunque ben argomentata, signor, signor... Come devo chiamarla? Sua Eccellenza basta?

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