sabato 19 novembre 2011

C'E' UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE - JOYCE LUSSU

mercoledì, 27 gennaio 2010
C'E' UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE - JOYCE LUSSU
 
Nel giorno della memoria, una poesia di chi questa memoria la poteva rivendicare per sé a pieno titolo.
Per non dimenticare....






Joyce Salvadori Lussu è nata a Firenze nel maggio del 1912, con origini familiari anglo-marchigiane e proprio nelle Marche, nella casa di campagna a San Tommaso di Fermo, è vissuta per molti anni prima di trasferirsi a Roma a Casa di suo figlio Giovanni. La madre Giacinta Galletti, con padre romano e madre inglese, aveva sposato Guglielmo Salvadori, professore dell'Università di Firenze, studioso di filosofia e traduttore del filosofo positivista Herbert Spencer. Attivi antifascisti, i suoi genitori furono costretti nel 1924 ad allontanarsi da Firenze, dopo aver subito una brutale aggressione e un pestaggio. Si spostarono in molte città italiane ma poi decisero di intraprendere, con i due figli, la strada dell'esilio in Svizzera. Qui Joyce e suo fratello Max vivono un'adolescenza libera, ricevendo un'educazione cosmopolita ed anticonformista. Studia filosofia ad Heidelberg e si laurea prima in lettere alla Sorbona, poi in Filosofia a Lisbona. Dal 1933 al 1938, dopo l'avvento del nazismo, intraprende rischiosi viaggi in Africa, e comincia a comporre le sue prime raccolte di poesia, apprezzate anche sulla 'Critica' di Benedetto Croce. Tornata a Parigi nel 1938, Joyce Salvadori va a Ginevra per incontrare clandestinamente 'Mr. Mill' - nome partigiano di Emilio Lussu, fondatore del Movimento di Giustizia e Libertà e del Partito Sardo d'Azione. A lui Joyce doveva consegnare i messaggi segreti che gli avevano spedito i confinati di Ponza. Joyce aveva 26 anni ed era bellissima. L'amore tra i due fu immediato e le loro vite rimasero unite in un tenero rapporto coniugale di forte intesa intellettuale e politica. A Joyce Lussu è stata consegnata la medaglia d'argento della Resistenza come staffetta partigiana. Ma la sua battaglia politica è continuata durante tutto il secolo sul terreno della scrittura, impegnandosi per la conquista dei diritti civili nelle culture più emarginate, come quella del popolo Curdo. Di questo popolo in particolare, ha rivelato il dramma, non solo affiancando la lotta del movimento di liberazione, ma anche attraverso l'opera di traduzione da lei fatta nel 1964 del più grande poeta turco: Nazim Hikmèt, diffondendone la fama in Italia ed all'estero. L'intenso lavoro di traduttrice della poesia di avanguardia in Africa ed in Asia è durato oltre un decennio, con ripetuti viaggi in molti paesi anche lontanissimi che l'hanno relazionata in amicizia con diversi personaggi importanti della cultura e della politica internazionale. Ma Joyce Lussu si è adoperata soprattutto a comunicare con il mondo giovanile perché conoscesse la storia che lo ha preceduto. Lei sapeva - e lo ripeteva spesso - che solo una vera consapevolezza educa alla responsabilità morale per orientare le scelte politiche più opportune e giuste per il futuro. E' morta a Roma il 4 novembre 1998, all'età di 86 anni, lasciando oltre 20 opere scritte sui temi che più l'hanno coinvolta e interessata alla vita.
 


                     
http://nunzyconti.files.wordpress.com/2008/02/scarpetterosserete.jpg




C'è un paio di scarpette rosse


C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
Schulze Monaco
c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald

più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald
servivano a far coperte per i soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse
di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald
erano di un bimbo di tre anni
forse di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono
c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole...


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#1  27 Gennaio 2010 - 19:59
Terribile, dolorosamente terribile.
Bit
Tupak

#2  27 Gennaio 2010 - 20:52
E' la chiusa,  quei due versi finali che sgomentano con  la riflessione che ci propongono, la vera forza di questa poesia.
Ed anche quel

"chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini"

Carla
NATACARLA

#3  28 Gennaio 2010 - 18:20
.... parole semplici, parole quasi sussurrate, parole che narrano di indimenticabili orrori .... parole che devono restare nella memoria non solo per un giorno, ma per sempre e per tutti, anche per coloro che hanno il disumano coraggio di negare la verità ....  ciò che si dimentica è destinato a rivivere ...  

#4  28 Gennaio 2010 - 20:32
...e chi ricordiamo vivrà per sempre.
Grazie delle tue parole.
Carla
NATACARLA

#5  31 Gennaio 2011 - 17:19
è si... è veramente doloroso solo al pensare di queste cose!

poveri bambini !!!

utente anonimo 


3 commenti:

  1. Un messaggio puro e semplice come quello dei bambini ma "semplicemente forte" come quello dei veri componimenti.

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  2. È proprio triste......
    Sembra impossibile una cosa del genere
    NON RIPETIBILE MAI...........

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