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sabato 19 novembre 2011

ALL'IPOTETICO LETTORE - MARGHERITA GUIDACCI

mercoledì, 17 marzo 2010
ALL'IPOTETICO LETTORE - MARGHERITA GUIDACCI
 
Non è forse mettere a nudo l'anima, lo scrivere una poesia?
Sarà per questo che molti autori pseudo moderni, rivendicano un ermetismo estremo, al limite dell'incomprensibilità, proprio per non volersi mostrare con tutta la loro pena, per mistificare, per nascondersi?
Voglio spingermi oltre ed essere cattiva: perchè non sanno come esprimere il loro dolore?





                ALL'IPOTETICO LETTORE

Ho messo la mia anima fra le tue mani.
Curvale a nido. Essa non vuole altro
che riposare in te.
Ma schiudile se un giorno
la sentirai fuggire. Fa' che siano
allora come foglie e come vento,
assecondando il suo volo.
E sappi che l'affetto nell'addio
non è minore che nell'incontro. Rimane
uguale e sarà eterno. Ma diverse
sono talvolta le vie da percorrere
in obbedienza al destino.



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GUADO - MARGHERITA GUIDACCI

venerdì, 05 marzo 2010
GUADO - MARGHERITA GUIDACCI



http://images5.fotoalbum.virgilio.it/v/www1-5/167/167748/294474/Foto0001-vi.jpg


                    GUADO

L'anno contiene quest'unico guado verso di te.
Ogni volta lo trovo un poco più sommerso,
l'onda più gonfia,la corrente più minacciosa.
Eppure io t'ho raggiunto ancora,
ed ogni breve istante che trascorro accanto a te
diviene un "sempre"
e se ne nutrirà anche il tempo deserto.
Se una dura legge c'imporrà un "mai",
noi condannati ed immobili sulle opposte rive
intrecceremo tuttavia i richiami
di un desiderio tramutato in splendore.
Così la Tessitrice ed il Pastore si rispondono:
Vega ed Altair tra cui si snoda
l'alto stellato fiume.


In: Anelli del tempo - Edizioni Città di Vita, 1993



NON VOGLIO - MARGHERITA GUIDACCI

domenica, 31 gennaio 2010
NON VOGLIO - MARGHERITA GUIDACCI

Ingerenze.
Potrebbe essere questo il sottotitolo di questa poesia. Non so se sia passato di moda, oggi.
Nel mio passato remoto, qualcuno ha provato a "darmi suggerimenti" su cosa dovevo fare, quando e come farla. Dopo una iniziale ammirazione sulle loro pronte soluzioni a situazioni della vita e dopo reiterate esortazioni a seguire il loro esempio, ho realizzato che la loro prontezza e prodigalità a dare consigli nascondeva un loro fallimento, più che il desiderio di aiutare una amica, con consigli spesso - quasi sempre - non richiesti. Non posso che apprezzare, per quanto sopra, questa poesia e ringraziare ancora le favolose Ragazze di Words con le loro rubriche, le loro sensibili selezioni, per avermi fatto conoscere questa poesia e questa autrice: ultima di una lunga serie.



Fotografia ad opera di Dino Ignani. Altri scatti nel suo sito http://www.dinoignani.net/index.html


Nacque a Firenze il 25 aprile 1921, figlia unica di genitori toscani, perse giovanissima la sua famiglia, a causa di una malattia. La sua infanzia estremamente solitaria, influenzò fortemente il suo carattere, incline all'introspezione e alla creatività. Margherita passò molte estati in una piccola cittadina, nella regione del Mugello, i cui ricordi di passeggiate tra le amate colline ed i paesaggi toscani, furono un'infinita fonte di ispirazione nella sua poesia.
Accompagnata nelle sue escursioni, dal cugino Nicola Lisi, noto per il suo stile limpido, fu intensamente influenzata, da quest'ultimo, nella sua poetica, che ella definì "come un canto di uccelli". Contrariamente alla voga del periodo, che vedeva l'affermarsi dell'ermetismo di Ungaretti, la Guidacci rimase sempre originale nei suoi scritti.
Dopo aver frequentato il liceo Classico Michelangelo, a Firenze, si iscrisse all'Università di Firenze, dove si laureò in Letteratura Italiana, con una tesi proprio su Ungaretti, le opere del quale comparò alle sue, sottolineando le differenze stilistiche.
Si specializzò, quindi, in Letteratura Inglese ed Americana, e tradusse le opere di John Donne e le poesie di Emily Dickinson. Nel 1945, iniziò ad insegnare Letteratura Inglese ed Americana nei licei pubblici, per poi passare all'Università di Macerata ed, in fine, all'Università Maria Assunta in Vaticano. Visse per il resto dei suoi giorni a Roma, dove si spense nel giugno del 1992.
Dal sito  www.italiadonna.it








NON VOGLIO


Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri
e difficili, ma io vedo chiaro
e so che in fondo sono solamente
metri e gessetti con cui misurate
e segnate - segnate e misurate
senza stancarvi.

Sfilate spilli di tra le labbra, come un sarto:
me li appuntate sull'anima
e dite: "Qui faremo un bell'orlo.
Dopo starai tanto meglio."

Io non voglio che mi tagliate un pezzo d'anima!
Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo,
ebbene, non voglio entrarci.

Sono una poetessa: una farfalla, un essere
delicato, con le ali.
Se le strappate, mi torcerò sulla terra,
ma non per questo potrò diventare
una lieta e disciplinata formica.



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