lunedì 9 gennaio 2012

da I QUADERNI DI MALTE LAURIDS BRIGGE - RAINER MARIA RILKE

Strana idea quella che il silenzio possa fare paura. Immagino dipenda da quanto a lungo perduri, da  quanto si desideri ascoltare una qualche voce che ci somigli oppure da quanto si sta mene con noi stessi. Certo è che l'uomo non è stato fatto per stare da solo. Forse per una atavica paura del buio, si è inventato quell'insieme di suoni che ha chiamato parole, ha iniziato ad usarle per confortarsi ed ha continuato, trovandone di nuove per spiegare ogni balzana idea che gli correva in testa.
Da allora ha fatto progressi enormi,  inventandosi anche un sistema per farsi ascoltare ed apprezzare anche a chi non avrebbe potuto. Valevano la pena tutti quegli incredibili sforzi, io credo, se adesso possiamo leggere gli Omero, i Talete, i Pitagora, le iscrizioni egizie, i canti di Saffo, le testimonianze dei Vangeli e certe forme di poesia, fino ad arrivare all'ultima, quella che stanno scrivendo in questo momento.
Ma per questa sera mi soffermerei sulle parole di Rainer, su questo silenzio in particolare.





11 settembre, rue Tonllier


"..........Ma c'è, qui, qualcosa di più pauroso: il silenzio. Io credo che nei grandi incendi arrivi talvolta un istante così, di estrema tensione, i getti d'acqua ricadono, i pompieri non si arrampicano più, nessuno si muove. Senza suono un cornicione nero comincia a muoversi, lassù, e un'alta parete dietro la quale il fuoco si leva furioso si inclina, senza suono. Tutti ristanno e con la testa insaccata fra le spalle, i volti tutti raccolti negli occhi, aspettano il colpo terribile. Così è qui il silenzio. Io imparo a vedere. Non so perché tutto penetra in me più profondo e non rimane là dove, prima, sempre aveva fine e svaniva. Ho un luogo interno che non conoscevo. Ora tutto va a finire là. Non so che cosa vi accada.
Oggi ho scritto una lettera e d'improvviso mi sono reso conto d'essere qui solo da tre settimane. Tre settimane altrove, per esempio in campagna, potevano essere un giorno, qui sono anni. Non voglio più scrivere neppure una lettera. Perché devo dire a qualcuno che sto mutando in me? Se muto, non resto quello che ero, e se sono qualcosa di diverso da prima, è chiaro che non ho più conoscenti E a gente estranea, a gente che non mi conosce, mi è impossibile scrivere.
"


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