Tra i tanti poeti possibili, questa
volta voglio parlare della parola di Luciano Luisi. Fratello in
poesia di Giorgio Caproni, mentre questo scrive e riflette sul
proprio sentire regalandoci sensazioni forti ed intense assieme ma
lasciandosi solo conoscere, Luciano ci rende partecipi: si apre e ci
attira dentro i suoi versi come quelli di questa poesia, e ci si
chiede: Cosa facevamo noi il 10 settembre 1989?
Luciano Luisi nasce il 13 marzo del 1924 da madre toscana e padre pugliese. Vive a Roma, dove si è affermato come giornalista culturale alla televisione, conducendo in diretta premi letterari (Viareggio, Campiello, Strega), grandi mostre di arte figurativa (la Biennale, il premio Marzotto), rassegne cinematografiche (il David di Donatello) nonché importanti avvenimenti civili (elezioni e viaggi del Papa, visite di capi di Stato...). Ha insegnato “Giornalismo televisivo” all’Università “Pro Deo” di Roma e Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Foggia. Ha diretto “L’informatore librario” ed è stato Segretario Generale del Premio Fiuggi. Ha curato monografie su Luzi, Prisco, Pratolini, Sciascia e su grandi artisti figurativi, tra cui Greco, Guttuso, Vespignani, Tamburi, Annigoni, Covili, Norberto.
È un collezionista e studioso di conchiglie ed attualmente vive a Roma.
È un collezionista e studioso di conchiglie ed attualmente vive a Roma.
DI SERA
Mi chiami. Brontoli: "E'
tardi,
vieni a dormire!". E spegni, per un ultimo
perentorio segnale-come a teatro- la luce.
E le cose scompaiono, svaniscono
le immagini su cui posavo gli occhi
senza arrendermi al sonno.
Ma tu non sai di dirmi
"Questo giorno è finito, cancellalo
dalla tua vita, è andato
via per sempre né mai potrà tornare". Ed io
riaccendo, resisto ancora, tento
così d'oppormi a questo addio, voglio
centellinare i secondi che mi restano
di questo dieci settembre del
millenovecentottantanove, gli ultimi
di questo giorno bellissimo,
di questo che fu mio.
vieni a dormire!". E spegni, per un ultimo
perentorio segnale-come a teatro- la luce.
E le cose scompaiono, svaniscono
le immagini su cui posavo gli occhi
senza arrendermi al sonno.
Ma tu non sai di dirmi
"Questo giorno è finito, cancellalo
dalla tua vita, è andato
via per sempre né mai potrà tornare". Ed io
riaccendo, resisto ancora, tento
così d'oppormi a questo addio, voglio
centellinare i secondi che mi restano
di questo dieci settembre del
millenovecentottantanove, gli ultimi
di questo giorno bellissimo,
di questo che fu mio.
Da
ANTOLOGIA DELLA POESIA ITALIANA DEL SECONDO NOVECENTO
Un grande poeta, da brividi alcuni suoi versi
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