mercoledì 28 gennaio 2015

CORTILE - JORGE REIS-SA

Dal sito di Parco poesia e in attesa di pubblicazione da parte della Edizioni Kolibris, una poesia di quella che è considerata una  delle più importanti voci della giovane poesia portoghese. Sono dei versi dedicati al padre. Un tema di difficile svolgimento ma che dimostra quanto Jorge sappia imbrigliare l'emozione per renderla in modo apparentemente semplice e quanto sia meritata la considerazione di cui gode.
Ma in verità tutti i versi dedicatigli sono pieni di un amore sconfinato, tanto da farmi sentire un poco in colpa per non avere avuto dentro la stessa calda preoccupazione,  il pensiero costante negli anni, la percezione quotidiana di una presenza. Certo, ognuno vive e risolve i suoi lutti in modo personale e fa, nella contingenza della malattia, quello che fa. E' che il suo modo, così come è raccontato, sembra così puro, ineccepibile e logico...
Queste sono considerazioni di cuore me ne rendo conto, ma sono motivate e sostenute senza dubbio dalla accessibilità dell'emozione, offerta senza pudore e sviscerata fino al sanguinamento e in fondo la poesia è prima di ogni altra cosa sentimento tradotto, o tradito se preferite, con parole cucite assieme da quell'insieme di figure retoriche in continua evoluzione.
Mai come questa volta credo in un autore e se è vero come dicono, che riesco a distinguere tra verso e Verso, Jorge avrà un cammino felice, costellato di molti riconoscimenti.




 Jorge Reis-Sá è nato a Vila Nova de Famalicão, una piccola città nel Nord del Portogallo, il 9 aprile 1977. Tra il 1994 e il 2000 ha studiato Astronomia e Biologia presso la facoltà di Scienze alla Università di Porto, resta come tirocinante di Patologia Molecolare e Immunologia studiando la genetica delle popolazioni. Interrompe per fondare la  Quasi Edições, che ha diretto dal 1999 al 2009, anno della chiusura ed è stato direttore editoriale di Babel dal 2010 al 2013. Ha curato numerose antologie, tra cui ricordiamo Poemas portugueses, la più completa antologia di poesia pubblicata in Portogallo. La sua opera poetica è racchiusa nel volume Instituto de Antropologia. Ha inoltre pubblicato i romanzi Todos os dias e O Dom, e i libri di racconti, Por ser preciso e Terra. È assiduo collaboratore di vari giornali e riviste portoghesi, come “Público”, “LER” e “Sábado”, tra gli altri. I suoi due romanzi sono stati pubblicati in Brasile dalla Record e suoi testi sono stati tradotti in italiano, spagnolo, inglese e lituano. Ha appena terminato il suo terzo romanzo. Vive a Lisbona con la moglie e il figlio.





CORTILE


Avevo giurato di scordare i tuoi gesti in mezzo ai miei
versi, lo sai bene. Mi aveva detto che era ora di parlare
di farfalle; di Joana, la piccola che si nasconde nell’orto
della nonna. Ma ci sei, come tutti i giorni, talvolta un breve
ricordo, altre un dardo nel punto in cui dicono io abbia

un cuore. Oggi è stato un giorno tanto triste. Il tuo nome
sulla targa d’argento che il signor Albino dell’oreficeria
fece più di quindici anni fa. Era necessario dare alle
auto il nome del proprietario e tu, diligente, scrivesti
sulla Rover il tuo, inciso in argento e verità. Ci sei

perché oggi abbiamo venduto la tua auto. È sparito un altro
pezzo di te e ha fatto tanto male. Non bastavano il corpo e la
memoria con gli anni – papà, se un giorno ti scorderò per il
dolore, mi perdonerai? – anche le cose che ti davano
uno status si vanno perdendo a una a una. Gli abiti, dentro
l’armadio dell’ingresso, che mamma, quasi in silenzio, disse
d’aver dato via perché i vermi che ti smangiano la carne
inondano il tessuto che per anni la protesse. L’auto.Venduta,

che svaniva nella curva della strada. La vidi l’ultima volta
quando la portai fuori dal garage e piansi. Era te che stavo
perdendo un’altra volta. Restò il pezzo d’argento dove giace
il tuo nome e che custodisco come fa un figlio orfano con

la memoria del padre. Con il tuo corpo smangiato sotto al
marmo e il nostro pianto, mamma ha comprato un piccolo
baule per custodirti. C’è un pacchetto di tabacco, l’ultimo
che fumasti e che finì per ucciderti; i tuoi occhiali; la
tua vita in miniatura. Manca la tua fede che porto

al dito e che un giorno metterò là. (Papà, se un
giorno ti scorderò per il dolore, mi perdonerai?)


Trad. Chiara De Luca



QUINTAL


Eu tinha jurado esquecer os teus gestos no meio dos meus
versos, bem sabes. Tinha-me dito que era altura de falar
de borboletas; da Joana, a pequena que late no quintal
da avó. Mas aqui estás, como todos os dias, às vezes uma
curta recordação, outras um dardo no sítio onde dizem que

tenho um coração. Hoje foi um dia tão triste. O teu nome
na placa de prata que o senhor Albino da ourivesaria
fez há mais de quinze anos. Era necessário chamar aos
carros o nome do seu dono e tu, diligente, escreveste
no Rover o teu, gravado em prata e verdade. Estás aqui

porque hoje vendemos o teu carro. Desapareceu mais
um bocado de ti e dói tanto. Já não bastava o corpo e a
memória com os anos – pai, se um dia te esquecer pela
doença, perdoar-me-ás? – também as coisas que te davam
circunstância se vão gastando uma a uma. A roupa, no
armário da entrada, que a mãe, quase em silêncio, disse ter
dado porque os vermes que tragam a tua carne inundaram 
o tecido que tantos anos a protegeu. O carro. Vendido,

desaparecendo na curva da estrada. Olhei-o uma última
vez quando o tirei da garagem e chorei. Eras tu quem eu
perdia uma vez mais. Sobrou o bocado de prata onde jaz
o teu nome e que guardo como um filho órfão guarda

a memória de um pai. Com o teu corpo tragado debaixo
do mármore e do nosso choro, a mãe comprou um pequeno
baú para te guardar. Tem um maço de tabaco, o último que
fumaste e que te acabou por matar; tem os teus óculos; tem
a tua vida em ponto pequeno. Falta a tua aliança que trago

no dedo e que um dia lá colocarei. (Pai, se um
dia te esquecer pela doença, perdoar-me-ás?)






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