domenica 9 aprile 2017

Presentazione libro TEOREMI E NOSTALGIE di Umberto Crocetti






A distanza di tre anni, Umberto Crocetti torna nelle librerie con una nuova raccolta dal titolo TEOREMI E NOSTALGIE edito da Manni.
Con questo nuovo lavoro mostra ancora una volta il suo rispetto profondo per la parola poetica e da poeta consumato, la usa per costruire versi di notevole efficacia. Il risultato finale è quella sua poesia che conosciamo bene: malinconica e forte, riflessiva e visiva, che ricorda certi autori dell'Est nonostante viva di vita propria  e conservi un suo timbro, unico e riconoscibile in mezzo ad altri testi, proprio com'è riconoscibile una voce che ascolti sempre.
Questa volta l'autore ci introduce in un nuovo mondo, una vecchia casa tra "corridoi inesplorati / e stanze, dove la vita riposava /" (da Di Luoghi abbandonati). Qui fa degli incontri "Eri nel cuore di ogni cosa" (da Errori), si guarda indietro e dentro "Il mio tempo ha un disordine nuovo" (da Pensieri su un divano), e noi siamo lì accanto a vedere con lui, ad ascoltare i suoi silenzi.
E soffermandoci sugli accostamenti insoliti dei testi, ed a patto di interrogarci sul perché di quelle scelte, facendo insomma una lettura attiva, possiamo davvero incontrare l'autore, trovare il significato più profondo del suo discorso poetico.
Prendete per esempio da quei primi versi citati sopra, tratti dalla prima poesia del libro, quel "la vita riposava". Suscitano subito un forte senso di nostalgia e di contrasto con il vissuto di tutti i giorni. Ma entrando tra le mura di quella casa, il poeta si lascia alle spalle tutto, anche il tempo: tutto si annulla, una sensazione che si prova entrando in qualche santuario, o in un monastero, luogo inserito in un'altra commovente poesia  presente nel volume: la casa stessa diventa sacra. Naturalmente è una mia visione; l'autore con la pubblicazione ci consegna le sue poesie e ne "sopporta" le interpretazioni, ma vedete per due semplici parole quante ne sarebbero necessarie per doversele spiegare? Eppure siamo bravissimi ad afferrarle in modo irrazionale anzi, diciamolo pure: col cuore e questo per merito dell'autore. Si può approvarle incondizionatamente oppure preferire parole alternative (però permettetemi di dubitare) ma in ogni caso, dopo la lettura, non saremo gli stessi perchè questi versi non si dimenticano; continuiamo a trattenerli come a volerli fare nostri. D'altronde e citando lo stesso Crocetti, "Come si può dimenticare la bellezza?"
E poi - indovinate un po'? - anche questa volta sono state tante le volte in cui ho cambiato idea sul testo da  proporre. Ho finito per fermarmi su di una che credo rappresentativa di gran parte della sua poetica. Composta da due strofe, in questa poesia l'autore incontra se stesso e quel silenzio che la spezza dà modo al lettore di prepararsi alla resa davanti all'intensità dei versi finali da cui resta sopraffatto. E' un effetto che ho osservato anche in altri lettori, amanti della poesia e non, mentre leggevano i testi di Crocetti.
Adesso lasciatemi postare il tutto, ché altrimenti cambio idea (di nuovo).








LE FIGURINE DI UN BAMBINO LONTANO

Quanto ti ho amato,
bambino dai calzoni corti
e dagli occhi profondi come il tuo futuro.
In piedi, vicino a scuola
in un vicolo dietro piazza Roma,
nel posto in cui strappavi le tue figurine
punendoti per quella imperfezione...

Quanto ho pianto per te
negli anni della gloria,
quanto a lungo ho cercato le tue mani,
avrei voluto stringerle al mio petto
e dirti: "non lo fare, non lo fare".









2 commenti:

  1. Risposte
    1. Si, è vero, ma ce ne sono altre altrettanto belle, come quelle dei versi citati, per esempio...
      Ne ho consigliato la lettura anche all'autore, pensa un po'....
      Grazie del passaggio.

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