domenica, 15 maggio 2011
CASA IN COSTRUZIONE - CESARE PAVESE
Anche se parla di case, Cesare ha quel suo incipit che ce lo fa riconoscere immediatamente.
Una poesia oziosa, nel senso che l'autore sembra essere in attesa di qualcosa. A noi lascia solo suggestioni che si fondono, si duplicano, si organizzano, e frugano tra i nostri ricordi.
Non posso fare a meno di notare della poesia quanto sia lungo il verso, doppio o più rispetto ad esempio, alla sua
I GATTI LO SAPRANNO, dove i versi sono solo sette-ottonari.
Una poesia oziosa, nel senso che l'autore sembra essere in attesa di qualcosa. A noi lascia solo suggestioni che si fondono, si duplicano, si organizzano, e frugano tra i nostri ricordi.
Non posso fare a meno di notare della poesia quanto sia lungo il verso, doppio o più rispetto ad esempio, alla sua
I GATTI LO SAPRANNO, dove i versi sono solo sette-ottonari.
CASA IN COSTRUZIONE
Coi canneti è scomparsa anche l'ombra.
Già il sole, di sghembo,
attraversa le arcate e si sfoga per i vuoti
che saranno finestre: lavorano un po’ i muratori,
fin che dura il mattino. Ogni tanto rimpiangono
quando qui ci frusciavano ancora le canne,
e un passante accaldato poteva gettarsi sull'erba.
I ragazzi cominciano a giungere a sole più alto.
Non lo temono il caldo. I pilastri isolati del cielo
sono un campo di gioco migliore che gli alberi
o la solita strada. I mattoni scoperti
si riempion d'azzurro, per quando le volte
saran chiuse, e ai ragazzi è una gioia vedersi dal fondo
sopra il capo i riquadri di cielo. Peccato il sereno,
che un rovescio di pioggia lassù da quei vuoti
piacerebbe ai ragazzi. Sarebbe un lavare la casa.
Dopo un po’ i muratori si buttano all'ombra.
é il momento che il sole ha investito ogni cosa
e un mattone a toccarlo ci scotta le mani.
S'è già visto una biscia piombare fuggendo
nella pozza di calce: è il momento che il caldo
fa impazzire perfino le bestie. Si beve una volta
e si vedono le altre colline ogn'intorno, bruciare,
tremolare nel sole.
da Lavorare stanca Einaudi, Torino 1943
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Forse... se non avessi letto Cesare, non avrei usato meglio la penna. Saluti da Sar.
SaR |
Complimenti sinceri per lo spessore del tuo blog.
Paola