martedì 15 novembre 2011

CERTO CHE FA MALE - KARIN BOYE

sabato, 17 gennaio 2009
CERTO CHE FA MALE – KARIN BOYE

Massì-che-lo-so che la primavera è lontana.
E' che la nostalgia della primavera non lo sa.....
E poi c'è Karen che ce ne parla.
Ma siamo proprio sicuri che parli solo della primavera?
Con i suoi scritti abbiamo modo di vedere le cose in maniera così inconsueta........... è come se indossassimo un nuovo paio di occhi. Sono sempre piccole cose, quelle da cui parte, ma quanto in profondità ci trascina!
Stavolta, io credi che il fulcro della sua poesia sia questo:

essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che trae, che chiama
e lì restare ancora e tremare soltanto
difficile voler stare
e volere cadere.

 

Quante volte ci siamo sentiti impotenti, con questa indecisione su quello che c'è da fare, come agire e  quando farlo prima di scuoterci e adottare le nostre personali strategie?
E se non l'avessimo fatto, beh, poveri noi!
In questo caso avremo subito la vita, non l'avremo vissuta: peccato!






CERTO CHE FA MALE


Certo che fa male, quando i boccioli si rompono.
Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera?
Perché tutta la nostra bruciante nostalgia
dovrebbe rimanere avvinta nel gelido pallore amaro?
Involucro fu il bocciolo, tutto l’inverno.
Cosa di nuovo ora consuma e spinge?
Certo che fa male, quando i boccioli si rompono,
male a ciò che cresce
                                     male a ciò che racchiude.

Certo che è difficile quando le gocce cadono.
Tremano d’inquietudine pesanti, stanno sospese
si aggrappano al piccolo ramo si gonfiano, scivolano
il peso le trascina e provano ad aggrapparsi.
Difficile essere incerti, timorosi e divisi,
difficile sentire il profondo che trae, che chiama
e lì restare ancora e tremare soltanto
difficile voler stare
                               e volere cadere.

Allora, quando più niente aiuta
si rompono esultando i boccioli dell’albero,
allora, quando il timore non più trattiene,
cadono scintillando le gocce dal piccolo ramo,
dimenticano la vecchia paura del nuovo
dimenticano l’apprensione del viaggio -
conoscono in un attimo la più grande serenità
riposano in quella fiducia
                                          che crea il mondo. 



Ja visst Gör det ont

 Ja visst Gör det ont när knoppar Brister.
 Varför skulle Annars tveka våren?
 Varför skulle tutto vår Heta Längtan 
 Bindas i det frusna bitterbleka?
 Höljet var ju Knoppen hela vintern.
 Vad är det för nytt, som Tar och Spranger?
 Ja visst Gör det ont när knoppar Brister,
 ont per Det som växer
                               och det som stanger.

 Ja nog är det svårt när Droppar Faller.
 Skälvande av ängslan tungt de Hanger,
 klamrar sig vid kvisten, sväller, aliante -
 tyngden Drar dem Nerat, Hur de klänger.
 Svart att vara oviss, Radd och delad,
 svårt att Kanna djupet dra och Kalla,
 ANDA Sitta kVAr och bara Darra -
 svårt att Vilja stanna
                               och Vilja falla.

 DA, när det är värst och inget hjälper,
 Brister som i jubel trädets knoppar.
 DA, när Ingen rädsla Langre Haller,
 Faller i ett scintillio kvistens Droppar
 glommer att de skrämdes av det nya
 glommer att de ängslades för Farden -
 Kanner en sekund peccato största trygghet,
 Vilar i den Tillit
                               som skapar Världen.

För trädets skull, 1935

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