sabato, 08 gennaio 2011
COMUNQUE SIA QUESTO MONDO E' PER TE - RODOLFO WILCOCK
E per finire (ma solo per oggi) una poesia di augurio.
Un augurio, dal momento che non posso davvero farvi io questo regalo, per tutti gli amici poeti ed i viandanti anonimi che passano da questo blog: che il prossimo futuro vi porti ovunque desideriate e che i vostri occhi indossino sempre quegli occhiali speciali della curiosità e dell'innocenza che rendono tutto poesia.
Di questo autore esiste in rete un sito molto ricco ed interamente dedicato: http://www.wilcock.it/
Vale la pena visitarlo.
Juan Rodolfo Wilcock nasce il 17 aprile 1919 a Buenos Aires, da padre inglese e da madre argentina, ma di origine italiana e svizzera. Frequenta la facoltà di Ingegneria Civile nell’Università di Buenos Aires da cui si laureerà nel 1943. Parteciperà alla ricostruzione della ferrovia Transandina e alla costruzione della linea ferroviaria San Rafael-Malargue, come ingegnere delle Ferrovie dello Stato, ma si dimetterà già nel 1944. Infatti già nel marzo del 1940, esce la sua prima raccolta di poesie, Libro de poemas y canciones, che ottiene prima il Premio Martín Fierro dalla Società Argentina degli Scrittori, e poi, nel marzo del 1941, anche il Premio Municipal, e dal 1942 al 1947 dirigerà le riviste letterarie Verde Memoria e Disco. Tra il 1941 e il 1942 stringe una solida amicizia con Silvina Ocampo, Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges.
"Questi tre nomi e queste tre persone - scriverà Wilcock, anni dopo - furono la costellazione e la trinità dalla cui gravitazione, in special modo, trassi quella leggera tendenza, che si può avvertire nella mia vita e nelle mie opere, a innalzarmi, sia pur modestamente, al di sopra del mio grigio, umano livello originario. Nel 1951 inizia un lungo viaggio in Europa, assieme a Silvina Ocampo e Bioy Casares, iniziando una attività di traduttore a Londra presso la B.B.C. Successivamente a Roma insegna letteratura francese ed inglese, collaborando all'edizione argentina dell'Osservatore Romano.
Ha tradotto in spagnolo più di trenta libri dall'inglese, dal francese, dall'italiano e dal tedesco.
In Italia Wilcock stringe amicizie con personaggi come Alberto Moravia, Elsa Morante, Ennio Flaiano, Ginevra Bompiani, Luciano Foà e scrive per giornali come La Nazione di Firenze, il settimanale L'Espresso, e per i quotidiani romani La Voce Repubblicana, Il Messaggero, Il Tempo e altre riviste letterarie. Nel 1975, Wilcock chiede la cittadinanza italiana. Con decreto del Capo dello Stato, gli viene concessa post mortem il 4 aprile 1979, infatti muore il 16 marzo del 1978 nella sua casa di campagna, nel Comune di Lubriano, in provincia di Viterbo, nell’Alto Lazio.
Verrà sepolto a Roma, nel cimitero acattolico vicino alla Piramide.
Numerose le sue pubblicazioni tradotte in Italiano, Inglese, Francese e Tedesco.
Un augurio, dal momento che non posso davvero farvi io questo regalo, per tutti gli amici poeti ed i viandanti anonimi che passano da questo blog: che il prossimo futuro vi porti ovunque desideriate e che i vostri occhi indossino sempre quegli occhiali speciali della curiosità e dell'innocenza che rendono tutto poesia.
Di questo autore esiste in rete un sito molto ricco ed interamente dedicato: http://www.wilcock.it/
Vale la pena visitarlo.
Juan Rodolfo Wilcock nasce il 17 aprile 1919 a Buenos Aires, da padre inglese e da madre argentina, ma di origine italiana e svizzera. Frequenta la facoltà di Ingegneria Civile nell’Università di Buenos Aires da cui si laureerà nel 1943. Parteciperà alla ricostruzione della ferrovia Transandina e alla costruzione della linea ferroviaria San Rafael-Malargue, come ingegnere delle Ferrovie dello Stato, ma si dimetterà già nel 1944. Infatti già nel marzo del 1940, esce la sua prima raccolta di poesie, Libro de poemas y canciones, che ottiene prima il Premio Martín Fierro dalla Società Argentina degli Scrittori, e poi, nel marzo del 1941, anche il Premio Municipal, e dal 1942 al 1947 dirigerà le riviste letterarie Verde Memoria e Disco. Tra il 1941 e il 1942 stringe una solida amicizia con Silvina Ocampo, Adolfo Bioy Casares e Jorge Luis Borges.
"Questi tre nomi e queste tre persone - scriverà Wilcock, anni dopo - furono la costellazione e la trinità dalla cui gravitazione, in special modo, trassi quella leggera tendenza, che si può avvertire nella mia vita e nelle mie opere, a innalzarmi, sia pur modestamente, al di sopra del mio grigio, umano livello originario. Nel 1951 inizia un lungo viaggio in Europa, assieme a Silvina Ocampo e Bioy Casares, iniziando una attività di traduttore a Londra presso la B.B.C. Successivamente a Roma insegna letteratura francese ed inglese, collaborando all'edizione argentina dell'Osservatore Romano.
Ha tradotto in spagnolo più di trenta libri dall'inglese, dal francese, dall'italiano e dal tedesco.
In Italia Wilcock stringe amicizie con personaggi come Alberto Moravia, Elsa Morante, Ennio Flaiano, Ginevra Bompiani, Luciano Foà e scrive per giornali come La Nazione di Firenze, il settimanale L'Espresso, e per i quotidiani romani La Voce Repubblicana, Il Messaggero, Il Tempo e altre riviste letterarie. Nel 1975, Wilcock chiede la cittadinanza italiana. Con decreto del Capo dello Stato, gli viene concessa post mortem il 4 aprile 1979, infatti muore il 16 marzo del 1978 nella sua casa di campagna, nel Comune di Lubriano, in provincia di Viterbo, nell’Alto Lazio.
Verrà sepolto a Roma, nel cimitero acattolico vicino alla Piramide.
Numerose le sue pubblicazioni tradotte in Italiano, Inglese, Francese e Tedesco.
COMUNQUE SIA QUESTO MONDO E' PER TE
Comunque sia, questo mondo è per te.
Mi sono domandato molte volte
a che serviva, e non serviva a niente,
ma adesso grazie a te ritorna utile.
Fa il conto della merce abbandonata
da Dio e prendila, l’hanno fatta per te
millenni di uomini che non ti conoscevano
ma che cercavano di prefigurare
in templi e tombe di roccia e biblioteche
uno stupore come quello che effondi
quando sorridi e fai fermare il tempo
e tutti ammutoliscono rapiti
e ti alzi e dici, «io me ne vado a letto».
Dormi, al risveglio sarà lì il tuo retaggio:
una città che fu famosa assai,
un fiume sporco cantato dai poeti,
il cinema dove hanno ucciso Giulio Cesare;
e intorno valli, montagne, mari, oceani,
e capitali, e continenti e selve,
e piramidi, e versi, e adoratori
della tua forma esterna o quella interna
e in alto il cielo e il sole e le stelle e la luna
e sulla terra le bestie ubbidienti
a te che infine vieni a giustificare
la loro straordinaria varietà.
È tutto tuo e non finisce mai.
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Carla, grazie dell'augurio che mi permetto di ricambiare a nome di tutti i passati e futuri viandanti in transito. E grazie a te per queste pagine che tanta serenità donano.
Saverio
utente anonimo |
Grazie Carla per questa splendida poesie, che mi ha dato tanto
RispondiEliminaAngela
Grazie a te per il commento.
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