mercoledì 16 novembre 2011

L'ALBATRO - CHARLES BAUDELAIRE

venerdì, 03 aprile 2009

Baudelaire, uno dei poeti maledetti, il primo con cui iniziare.
E da cosa inizio? Tra le tante poesie che mi hanno segnalato da quella che ha il personaggio a cui mi sento più simile.






Charles Baudelaire nasce a Parigi il 9 Aprile 1821. Suo padre, già sessantaduenne alla sua nascita, muore quando lui ha solo 6 anni e godette di un felice e breve periodo di tutte le tenerezze della madre. Però quando lei si risposò con un aitante tenente colonnello, lui si sentì tradito. Questo e la rigidità, la freddezza ed il perbenismo di lui, lo portarono ad odiare il patrigno, e creeranno quel disagio esistenziale che accompagnerà Baudelaire per tutta la vita, testimoniato anche dallo scambio di lettere con la madre, invocando il suo aiuto ed il suo amore, che non sentirà mai ricambiato; non con la stessa intensità che lui avrebbe voluto.
Nel 1833 entra al Collège Royal per volontà del patrigno. Nel giro di poco tempo, però, la fama di dissoluto e scavezzacollo prende a circolare all'interno del collège fino ad arrivare, inevitabilmente, alle orecchie dell'odiato patrigno il quale, per ripicca, lo obbliga ad imbarcarsi sul Paquebot des Mers du Sud, una nave che faceva rotta nelle Indie.
Questo viaggio ha su Charles un effetto inaspettato: gli fa conoscere altri mondi e culture, lo pone a contatto con gente di tutte le razze, facendogli scoprire una dimensione lontana dalla pesante decadenza mondana e culturale che grava sull'Europa.
Con la maggiore età entrò in possesso dell’eredità paterna, che, però dimezzo in pochi anni con il suo tenore di vita. Così il patrigno lo mise sotto la custodia di un notaio, dal quale aveva un modesto stipendio mensile. Comincia a lavorare come giornalista, e critico d’arte e musica e nel 1848 partecipa alla rivoluzione parigina. Si dedica poi alla vita elegante e dispendiosa del dandy (uomo dai gusti raffinati ed eccentrici che, disgustato dalla mediocrità della vita comune, tenta di attuare il progetto di una vita al di là della morale comune, fondata sul culto dell’apparenza e dell’Estetismo) vivendo in un lussuoso appartamento con l’attrice Jeanne Duval alla quale rimase legato per tutta la vita. Incalzato da debiti e usurai, si rifugiò nella squallida vita della metropoli, cercando di evadere dai suoi problemi attraverso l’alcol e la droga. Avvertita però il bisogno di riscattarsi, di vivere una vita ordinata e normale. Nel 1857, pubblica “I FIORI DEL MALE”la raccolta di poesie che segna la definitiva rottura con la tradizione e inaugura la lirica moderna. Fu censurata, per oscenità oltraggio alla morale, solo parzialmente.
Colpito da una paralisi, muore nel 1867.
È sepolto nel cimitero di Montparnasse, insieme alla madre e al detestato patrigno. Nel 1949 la Corte di Cassazione francese riabilita la sua memoria e la sua opera.




L’ALBATRO


Spesso, per divertirsi, gli uomini d’equipaggio
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
che seguono, indolenti compagni di viaggio,
il vascello che va sopra gli abissi amari.

E li hanno appena posti sul ponte della nave
che, inetti e vergognosi, questi re dell’azzurro
pietosamente calano le grandi ali bianche,
come dei remi inerti, accanto ai loro fianchi.

Com’è goffo e maldestro, l’alato viaggiatore!
Lui, prima così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno, con la pipa, gli solletica il becco,
l’altro, arrancando, mima l’infermo che volava!

Il Poeta assomiglia al principe dei nembi
che abita la tempesta e ride dell’arciere;
ma esule sulla terra, al centro degli scherni,
per le ali di gigante non riesce a camminare.


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#1  06 Aprile 2009 - 10:26
OGNI PAROLA, PER ME, E' SUPERFLUA, TANTO MI PIACE QUESTO BRANO.
UN PO', COME IMMAGINE, AVREI PREFERITA QUELLA DI UN GRANDE UCCELLO CHE VOLA NELL'AZZURRO... CIAO. DIEGO.
utente anonimo





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