domenica 13 novembre 2011

L'INCONTRO - KATHERINE MANSFIELD

venerdì, 19 dicembre 2008
L'INCONTRO - KATHERINE MANSFIELD

E adesso si vola in Nuova Zelanda con un'altra bella autrice, principalmente di racconti.
Kathleen Mansfield Beauchamp nacque nel 1888 a Wellington (Nuova Zelanda) da una famiglia benestante, il padre era un facoltoso banchiere.

La sua vita possiamo dire che è stata piuttosto travagliata: due matrimoni, il primo subito fallito; una gravidanza adulterina, stranamente - e opportunamente - interrotta da un armadio cadutogli sul ventre. Depressione, un attacco quasi mortale di pleurite e la tubercolosi la segnarono profondamente, portandola a sottoporsi a  cure "alternative" come un bombardamento ai raggi X della milza per la cura della tubercolosi (!).
Evidentemente c'erano molti ciarlatani anche a quei tempi.
Morì nei primi giorni dell'anno 1923 a soli  35 anni.

Virginia Woolf scrisse che lei "era la sola di cui sono stata veramente gelosa".



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L'INCONTRO




E iniziammo a parlare,
guardandoci un attimo, schivi, con imbarazzo.
La tristezza chiamava lacrime,
ma non piangevo; desideravo
prenderti la mano, ma un tremito diffuso
me lo impediva.
Contavi i giorni che mancavano
a un altro appuntamento,
ma entrambi sentivamo nel cuore,
che soli ce ne andavamo per sempre.
Il suono acuto di una campana riempì la stanza.
"Ascolta" dissi "batte forte come un cavallo
che galoppa su una strada deserta
e che si perde nella notte scura."
Tacqui stretta tra le tue braccia
finché il rintocco vinse anche il battito dei nostri cuori.
"Non posso andarmene" dicesti,
"la mia vita è qui, in eterno."
Ma te ne andasti.
Tutto era cambiato. Il rintocco giunse sopito,
debole, sempre più fioco.
Dissi alla notte: "Se smette devo morire".



THE MEETING

We started speaking,
Looked at each other, then turned away.
The tears kept rising to my eyes.
But I could not weep.
I wanted to take your hand
But my hand trembled.
You kept counting the days
Before we should meet again.
But both of us felt in our hearts
That we parted for ever and ever.
The ticking of the little clock filled the quiet room.
"Listen," I said. "It is so loud,
Like a horse galloping on a lonely road,
As loud as a horse galloping past in the night."
You shut me up in your arms.
But the sound of the clock stifled our hearts' beating.
You said, "I cannot go: all that is living of me
Is here for ever and ever."
Then you went.
The world changed. The sound of the clock grew fainter,
Dwindled away, became a minute thing.
I whispered in the darkness. "If it stops, I shall die."



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