domenica 20 novembre 2011

RICORDO TUTTO DI TE - SANDRINO AQUILANI

mercoledì, 16 febbraio 2011

Ogni volta che leggo una poesia dedicata al padre, vi cerco sempre dentro quel senso che a me è sempre sfuggito o che forse non mi è stato dato.
Questi versi sono essenziali, scarni, nessuna parola è superflua.
Se dovessi immaginarne la lettura che l'autore fa per sè stesso, penserei ad una voce  greve e spezzata, a delle lunghe pause tra un verso ed il successivo per sottolineare quel dolore sottile ancora presente e che non accenna a scomparire.




Non si può parlare di Sandrino senza parlare del suo amore profondo per la poesia e delle cose a cui ha dato vita.
Classe 1945, imprenditore versatile, politico, produttore, direttore artistico, scrittore e musicista, ha creato la Lettera A - Edizioni musicali e discografiche e grandi eventi, con la quale, oltre a realizzare la collana culturale Poesie e Messaggi di Saggezza, avvalendosi delle voci di due grandi personaggi del teatro italiano come Arnoldo Foà e Nando Gazzolo, ha dato vita alla Biennale della Poesia, appuntamento - spettacolo in cui ogni singola poesia viene valorizzata da una musica creata appositamente da dei musicisti famosi, oltre che una lettura affidata a grossi nomi del mondo dello spettacolo.





RICORDO TUTTO DI TE

Ricordo tutto di te
Anche le più piccole cose
E ti rivedo
E ti riconosco
È come tu fossi ancora qui
Ora so quanto mi hai amato
Forte della tua esperienza di figlio
Tutto mi hai insegnato
Anche a soffrire
Oggi te ne sono grato
Non te l’ho detto subito
Peccato.



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#1  19 Febbraio 2011 - 12:35
Da elegia per mio padre, M. Strand

Niente riusciva a fermarti.
Non  il giorno più bello. Non la quiete. Non l' ondeggiare dell'oceano.
Continuavi a morire.
Non gli alberi
sotto cui camminavi, non quegli alberi che ti davano ombra.
Non il dottore, il giovane dottore dai capelli bianchi che già una
                                                                                            volta ti aveva salvato.
Continuavi a morire.
Niente riusciva  a fermarti. Non tuo figlio, Non tua figlia
che ti imboccava e ti aveva reso di nuovo bambino.
Non tuo figlio che credeva saresti vissuto per sempre.

Nothing could stop you
Not the best day. Not the quiet. Not the ocean rocking...

Carla, è triste la poesia, troppo triste, forse perchè è la verità.

Ciao Ales
utente anonimo

#2  19 Febbraio 2011 - 16:37
Ales, chi  scrive poesie come queste lo fa per liberarsi per un pò del suo dolore riversandolo su carta. Ricordo che commentando un amico, una volta dissi: "Ci offri il tuo dolore in una coppa e noi lo beviamo volentieri, perchè ne resterà un pò meno nella tua bottiglia."
Penso che tutte le poesie abbiano un fondo di vero, un nucleo, un punto di partenza, anche se poi l'autore lo lascia relegato nell'ultimo verso, come un boccone prelibato che si gusta per ultimo, o come un ultima verità che ti sfugge dalle labbra.
Non è intenzionale provocare la tristezza; l'autore racconta la propria.
Tu leggendo  te ne fai carico, la misuri sulla tua esperienza e, se non ne hai, entri in empatia con questa; comunque sia ne vieni toccato.
Ricordi le poesie che leggevamo a scuola come erano noiose, ed il terrore alla domanda dell'insegnante: "Cosa vuole dire, secondo te, il poeta?"
E tu che l'avevi letta e riletta ma non ne avevi capito neppure il senso, avevi davanti agli occhi  la visione chiara dell'insufficenza che ti avrebbe rifilato l'insegnante.
A quei tempi, la poesia era una "fissa della prof", e valeva molto meno di un'altra materia qualsiasi tipo, che so...."Applicazioni tecniche", o "Ginnastica", dove era sufficente essere presenti e giustificarsi perchè "indisposte"...
Grazie Ales per lo spunto di riflessione.
Carla

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