mercoledì, 23 febbraio 2011
SE LASSAMO COSI', CO' DU' PAROLE - ALESSANDRO DECAMPO
Non c'è nessuna nota biografica per questo autore, come sempre quando posto poesie di amici.
Vulcanico, conoscitore profondo di Mark Strand e di Henrik Nordbrandt, traduce dall'inglese, dallo spagnolo, e dal greco poesie che spesso lascia cadere nelle mail; poesie che sono delle piccole perle, dei punti di luce.
Un regalo di questo 2011 appena iniziato.
La poesia.
L'estate è sempre stata la stagione delle vacanze. C'è chi, abitando sul mare, si trasferisce nella quiete delle montagne e chi abita in montagna o nell'interno, si catapulta verso una costa, più o meno vicina, più o meno ambita, pronto a cogliere quello che la stagione offre ed il mare è un bel ruffiano.
Si colloca qui la poesia di Alessandro, espressa in romanesco per una esigenza espressiva di cui lui è il primo a non spiegarsi.
A me il dialetto lascia sempre un pò spiazzata, abituata come sono a quello piccante e velenoso della mia Livorno, di cui apprezzo pochi autori, ma questa poesia nonostante il linguaggio comprensibilissimo, è anche semplice, un pò come quella di Trilussa.
Pochi giri di parole, diretta, ci rimane solo un interrogativo: chi è il lasciato e chi lascia?
Quello che gioca col soriso suo o la poerella che se ne vole annà?
Vulcanico, conoscitore profondo di Mark Strand e di Henrik Nordbrandt, traduce dall'inglese, dallo spagnolo, e dal greco poesie che spesso lascia cadere nelle mail; poesie che sono delle piccole perle, dei punti di luce.
Un regalo di questo 2011 appena iniziato.
La poesia.
L'estate è sempre stata la stagione delle vacanze. C'è chi, abitando sul mare, si trasferisce nella quiete delle montagne e chi abita in montagna o nell'interno, si catapulta verso una costa, più o meno vicina, più o meno ambita, pronto a cogliere quello che la stagione offre ed il mare è un bel ruffiano.
Si colloca qui la poesia di Alessandro, espressa in romanesco per una esigenza espressiva di cui lui è il primo a non spiegarsi.
A me il dialetto lascia sempre un pò spiazzata, abituata come sono a quello piccante e velenoso della mia Livorno, di cui apprezzo pochi autori, ma questa poesia nonostante il linguaggio comprensibilissimo, è anche semplice, un pò come quella di Trilussa.
Pochi giri di parole, diretta, ci rimane solo un interrogativo: chi è il lasciato e chi lascia?
Quello che gioca col soriso suo o la poerella che se ne vole annà?
SE LASSAMO COSI', CO' DU' PAROLE
Se lassamo
così,
co' du' parole.
E guardo Lalla che se gira
e piagne.
Piagno pur' io.
Epperchè poi?
Perchè d' estate, 'nvece d'annojamme,
me so' messo a fa' er sor cojone,
giocanno cor soriso suo,
che quanno vole,
t'affera, e come! Porco Giudaccio traditore.
Lei, 'nvece, poverella, nun sapeva,
nun capiva, eppuro è sveja.
Mo' se ne vole anna',
dice è settembre, inizieno le scole.
Inzégna matematica, è normale:
pe' lei l'amore è solo un'quazione.
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#1 26 Febbraio 2011 - 06:09
Solo un buon giorno, Carla. Ed inestricabili nodi.
utente anonimo |
Buongiorno anche a te, nonostante l'ora.
Nodi: ho una pazienza infinita per districarli........
Grazie anonimo
NATACARLA |