domenica 12 febbraio 2012

PIETRA NERA SU UNA PIETRA BIANCA - CESAR VALLEJO

Parigi!
Sempre questa Parigi che torna nelle poesie e nelle vite di così tanti poeti; solo Roma può vantare quasi altrettanti soggiorni e ritrovi di artisti. 
Dopo, in Italia, solo Firenze e Napoli possono vantare Caffè letterari punti di ritrovo per discussioni tra rappresentanti dei vari generi culturali.


César Abraham Vallejo Mendoza nacque a Santiago de Chuco, un villaggio andino del Perù. Più piccolo di undici fratelli, fin da bambino conobbe la miseria, ma anche il calore del focolare, lontano dal quale si sentiva irrimedibilmente orfano.
Facendo proprio il desiderio della famiglia di avviarlo al sacerdozio, iniziò i suoi studi liceali nel Collegio San Nicolas, diplomandosi in lettere, nonostante le ripetute interruzioni degli studi per lavorare in una piantagione di canna da zucchero. Questo spiega la presenza nelle sue poesie di un abbondanti vocaboli biblici e liturgici e l'ossessione di César per il mistero della vita e della morte, che ha origine da questo fondamento religioso.
Si laureò in lettere all'Università di Truillo e, nel 1915 si trasfererì a Lima, dove lavorò come insegnante e si avvicinò ai membri della sinistra intellettuale.
Alla morte della madre nel 1920 tornò a Santiago de Chuco e rimase coinvolto nei tumulti verificati nella città ed imprigionato per 105 giorni con l'accusa di essere un incendiario, prima di aver dimostrata la propria innocenza. E' in questo periodo che maturano le poesie contenute in “Trilce” (1922), la sua opera più famosa, considerata un momento fondamentale nel rinnovamento del linguaggio poetico ispano-americano. Qui César si allontana dagli schemi tradizionali di scrittura, incorporandovi alcune novità delle avanguardie letterarie e realizzando una angosciosa e sconcertante immersione in abissi della condizione umana che mai prima di allora erano stati esplorati.
L’anno seguente, il 1923, perso il posto di insegnante a Lima, parte per l'Europa, stabilendosi a Parigi, dove rimarrà (a parte alcuni viaggi in Unione Sovietica, Spagna e altri paesi europei), fino alla fine dei suoi giorni. Quegli anni furono caratterizzati da un'estrema povertà e intensa sofferenza fisica e morale. Con amici come Huidobro, Gerardo Diego, Juan Larrea e Juan Gris, partecipa ad attività dell’avanguardia, ma presto giunge a rinnegare il suo stesso “Trilce”.
Muore a Parigi, nel 1938, in un giorno di pioggia, come aveva profetizzato in “Pietra bianca su una pietra nera”, una delle sue poesie più famose e che propongo qui.
E' sepolto nel Cimitero di Montparnasse.






PIETRA NERA SU UNA PIETRA BIANCA


Morirò a Parigi mentre fuori diluvia
un giorno del quale possiedo già il ricordo.
Morirò a Parigi – e non mi confondo
forse un giovedì, come oggi, d’autunno.

Sarà di giovedì, perché oggi, giovedì, che scrivo
questi versi, gli omeri mi si son messi
alla meno peggio e, mai come oggi, son tornato
con tutto il mio cammino, a vedermi solo.

César Vallejo è morto, lo picchiavano
tutti senza che lui avesse fatto nulla
gli davano duro con un bastone e duro

anche con una corda: testimoni
i giorni giovedì e gli ossi omeri
la solitudine, la pioggia e le strade.


(traduzione Federico Guerrini)





PIEDRA NEGRA SOBRE UNA PIEDRA BLANCA


Me moriré en París con aguacero,
un día del cual tengo ya el recuerdo.
Me moriré en París - y no me corro -
tal vez un jueves, como es hoy, de otoño.
Jueves será, porque hoy, jueves, que proso
estos versos, los húmeros me he puesto
a la mala y, jamás como hoy, me he vuelto,
con todo mi camino, a verme solo.
César Vallejo ha muerto, le pegaban
todos sin que él les haga nada;
le daban duro con un palo y duro
también con una soga; son testigos
los días jueves y los huesos húmeros,
la soledad, la lluvia y los caminos...






3 commenti:

  1. Per dei versi così varrebbe la pena di morire anche una domenica, dopo la messa magari...

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  2. Dimenticavo: andrebbero bene come "epigrafe" questi versi di Femi Omofisan...

    Oh wind and water have wounded me
    have stolen the secrets of our hidden trysts

    Oh il vento e l' acqua mi hanno ferito
    hanno rubato il segreto dei nostri incontri più nascosti

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  3. Jago!!! Ogni volta che entri mi porti venti di novità e piogge di versi. Grazie, sei proprio un Tes.
    Carla

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