sabato, 14 agosto 2010
Un grazie particolare all'autore, che non manca mai di stupirmi.
IL PIANETA VULCANO
Nel 1966 un network statunitense trasmette l’episodio pilota di una nuova serie televisiva, chiamata Star Trek. Nell’episodio si fa la conoscenza di un personaggio dalle orecchie a punta, un extraterrestre di nome Spock, che entrerà a far parte dell’immaginario collettivo. Spock viene dal pianeta Vulcano (Volcano in inglese): chissà se il creatore, Gene Roddenberry, nella scelta del pianeta d’origine si è ispirato al “vero” Vulcano...?
Leonard Nimoy nel ruolo di Spock
Facciamo un salto indietro nel 1846, quando il matematico ed astronomo francese Urbain Le Verrier stupisce il mondo scientifico con una rivelazione mozzafiato: per la prima volta nella storia umana viene scoperto un pianeta... senza vederlo!
Le Verrier, infatti, scopre il pianeta Nettuno col solo ausilio della matematica e di precedenti osservazioni astronomiche: lui non l’ha visto e non lo vedrà mai! Ha semplicemente fatto dei calcoli, i quali mostrano che, grazie alle leggi di Keplero e Newton, l’unico modo per spiegare i “difetti” dell’orbita di Urano è che accanto ad esso ci sia un altro pianeta. (In realtà nello stesso identico periodo il matematico britannico John Couch Adams era arrivato alle stesse identiche conclusioni, ma fu messo in ombra dalla fama di Le Verrier: oggi entrambi gli scienziati sono considerati scopritori ex aequo di Nettuno.)
Urbain Le Verrier (1811-1877)e John Couch Adams (1819-1892)
Le Verrier era ormai considerato (a ragione) un grande nome del suo tempo: ci prese così gusto che decise di occuparsi anche dei “difetti” di Mercurio.
Dopo che Newton aveva stilato la sua legge sulla gravitazione universale (1687), vennero aggiornate tutte le carte astronomiche, constatando che ciò che diceva Newton si adattava perfettamente alle osservazioni già fatte sui pianeti... tranne che a Mercurio. Questo, infatti, non si comportava sempre come avrebbe dovuto, ed ogni previsione che lo riguardava risultava errata di un giorno o anche di sole poche ore. Come mai?
Sin dal ’700 gli astronomi si scervellavano cercando spiegazioni, finché il 1859 Le Verrier fece la sua dichiarazione pubblica: il “giochetto” che gli era riuscito con Urano, poteva essere ripetuto con Mercurio, e quindi l’unica spiegazione era che i “difetti” di quest’ultimo pianeta erano dovuti alla presenza di un altro pianeta, che Le Verrier chiamò Vulcano.
Il mondo scientifico andò in visibilio: un pianeta nuovo di zecca proprio... nel giardino di casa propria!
Ma ora veniva la parte difficile: stabilito cosa cercare, bisognava cercarlo e, infine, trovarlo. La cosa difficile era che questo pianeta poteva esser visto solo durante le eclissi solari, e quindi in momenti ben precisi e non così frequenti.
Ma non si doveva attendere molto: il dottor Edmond M. Lescarbault (medico di professione, astrononomo per passione) contattò Le Verrier e disse di aver già “visto” il pianeta Vulcano il 26 marzo 1859. Le Verrier, euforico, piombò a casa del medico e gli chiese di fargli vedere gli appunti dell’osservazione. Lescarbault, però, gli rispose che non aveva i soldi per la carta, e che quindi segnava tutto col gesso su una lavagna, cancellando man mano. Però aveva buona memoria, e così fece un resoconto su quello che ricordava di aver visto... In Le Verrier prevalse più l’entusiasmo che il rigore scientifico, e tanto gli bastò!
Eclissi solare
La notizia fece il giro del mondo, e tutti gli astronomi (ma soprattutto astrofili) entrarono in fermento.
Il cappellano di Londra, B. Scott, tuonò dalle pagine del Times rivendicando la paternità del pianeta: lui l’aveva osservato già nel 1847, ma quando aveva contattato l’Astronomical Society gli avevano riso in faccia! Addirittura sulle stesse pagine rispose il direttore dell’Astronomical Society, scusandosi per l’accaduto e chiedendo quindi che venisse data a Scott la paternità della scoperta.
C’era solo un problema: il pianeta visto da Scott era più grande di quello che Lescarbault ricordava di aver visto... Che ci fosse un altro pianeta ancora?
La cosa venne subito messa a tacere...
Intanto Johann Rudolf Wolf, direttore dell’Osservatorio di Zurigo, si gettò negli archivi per trovare tracce di osservazioni fatte in passato. Ne trovò addirittura 21. Comunicò i dati a Le Verrier, il quale fece i calcoli dell’orbita e tirò fuori una data per il successivo passaggio di Vulcano davanti al Sole: fra il 29 marzo ed il 7 aprile 1870. In quei giorni, gli occhi di tutti gli astronomi e astrofili del mondo furono puntati verso il sole: nessuno vide nulla!
Johann Rudolf Wolf
Intanto altre voci si facevano sentire, come quella di Emmanuel Liais, dal Brasile, che affermava di aver osservato anch’egli il cielo nello stesso punto e nello stesso giorno del dottor Lescarbault, ma di non aver visto niente di niente. Ma da altre parti venivano le voci di persone che avevano visto corpi strani passare davanti al Sole. Le Verrier, nel suo scarsissimo rigore scientifico, scartò tutte le osservazioni a suo sfavore, e tenne conto solo di quelle a suo favore: il risultato fu che il pianeta Vulcano esisteva sicuramente.
Rifece i calcoli e stabilì un’altra data nella quale Vulcano sarebbe stato visibile: 24 marzo 1873. Ma ancora una volta, nessuno vide nulla!
L’interesse scemò rapidamente, visto che questo pianeta era un po’ troppo sfuggente. Finché nel 1876 non ci furono altri avvistamenti, e Le Verrier tornò a gridare a gran voce. Fece altri calcoli ed avvertì la comunità scientifica di guardare il cielo fra il 2 ed il 3 ottobre 1876... ma per l’ennesima volta nessuno vide nulla! Ma, per sicurezza, lo scienziato chiese di osservare anche il 9 ed il 10 ottobre... ma nessuno vide nulla!
Come si era riacceso velocemente, l’interesse si spense con altrettanta velocità. Quando anche nel marzo 1877 le osservazioni fallirono, in Europa finì l’argomento Vulcano: forse esisteva, ma non c’era modo di calcolarne l’orbita. Quell’anno, Le Verrier morì, convinto di aver regalato alla cività ben due pianeti invisibili...
Mercurio
Intanto negli Stati Uniti non era mai scemato l’interesse per Vulcano. Nel 1878 due illustri astronomi, Watson e Swift, dichiararono di averlo visto. Di nuovo ci fu grande scalpore e grande interesse. I due astronomi si misero a calcolare l’orbita del pianeta, ma rimasero decisamente stupiti quando scoprirono che i calcoli di uno non coincidevano con i calcoli dell’altro: pur avendo visto insieme la stessa cosa, l’avevano calcolata in modo diverso!
Fu questo il tenore delle osservazioni che si susseguirono nel corso dei decenni, mentre qualcuno cominciava a sospettare che forse fino ad allora non si era visto altro che macchie solari, e che questo fantomatico pianeta poteva venir spiegato in altri modi.
La ricerca di Vulcano finì ufficialmente nel 1915, quando Albert Einstein rese pubblica la sua teoria generale della relatività, che spiegava con incredibile precisione i “difetti” di Mercurio: non c’era più bisogno di un pianeta, e quindi un pianeta non c’era più...
Albert Einstein
Malgrado esistano ancora animosi astrofili che lo cercano, convinti che la “scienza ufficiale” voglia tenercelo nascosto, Vulcano è un pianeta che non è mai esistito se non negli ardenti desideri di Le Verrier e altri astronomi e astrofili della seconda metà dell’800: oggi per noi è solamente il pianeta natale di Spock!
Lucio
lucio.te@tiscalinet.it
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