sabato, 05 novembre 2011
COME TE - ROQUE DALTON GARCIA
ARTE POÉTICA 1974
Poesía
perdóname por haberte ayudado a comprender
que no estás hecha sólo de palabras.
perdóname por haberte ayudado a comprender
que no estás hecha sólo de palabras.
(Poesia
perdonami per averti aiutato a capire
che non sei fatta solo di parole.)
perdonami per averti aiutato a capire
che non sei fatta solo di parole.)
(da Poesie clandestine)
Le poesie di Roque oscillano tra l'intimo ed il sociale, tra l'amore e la passione. Il suo stile è rude e delicato, spesso ironico.
Questa sua poesia sulla poesia è una testimonianza di quello in cui credeva: la poesia forse, credo, sopra tutto, ma una poesia che debba scorrere in tutti "coloro che lottano per la vita", intendendolo nel suo più largo significato e, ascoltandola, ignorare quelle differenze che ci impediscono di vedere quel "sangue unanime" da lui propugnato.
Roque Dalton García, poeta, giornalista e rivoluzionario salvadoregno, nacque a San Salvador il 14 maggio 1935 e morì a Quezaltepeque il 10 maggio 1975.
Era figlio illegittimo di un immigrato statunintense, Winnall Dalton e di una infermiera salvadoregna, María Josefa García, da cui prese il nome e con cui crebbe. Iniziò i suoi studi in un collegio gesuita, e si trasferì in Cile per studiare Diritto, ma finì gli studi in patria. Fondò, nel 1956, il Círculo Literario Universitario, un centro di cultura dove trovarono voce esponenti della cultura di sinistra di quegli anni.
Nel 1960 fu incarcerato per attività rivoluzionarie, rischiando, per le accuse che gli venivano mosse, la condanna a morte. Tuttavia l'allora dittatore colonnello José María Lemus fu deposto e Roque venne scarcerato ma costretto a lasciare il Paese. Inizia a viaggiare in paesi come Cuba, Unione Sovietica, Messico, Cecoslovacchia e altri, tornando in patria clandestinamente nel 1964. Fu nuovamente arrestato e condannato a morte. Questa volta Roque si salvò grazie a un terremoto: il carcere ove era detenuto fu semidistrutto e egli riuscì a evadere e lasciare ancora una volta San Salvador ed a raggiungere Cuba, dove si stabilì, formandosi una famiglia sua ed ebbe tre figli.
A Cuba, oltre che distinguersi in attività culturali, Dalton prese ad addestrarsi in campi militari. Amico personale di Fidel Castro, viaggiò spesso a Praga come redattore della Revista Internacional. Nel 1973 decide di tornare a San Salvador (e qui la leggenda vuole che per non essere riconosciuto si era fatto sottoporre a interventi di plastica facciale). Il suo impegno nella rivoluzione diviene ora più attivo: entra a far parte dell'ERP (Ejército Revolucionario del Pueblo).
La fine di Dalton è tragica. Il 13 aprile del 1975, insieme a un altro membro dell'ERP, l'operaio Armando Arteaga, fu arrestato dai membri della stessa ERP per insubordinazione. Dalton e Arteaga furono ripetutamente interrogati, probabilmente percossi, con l'accusa di essere spie, di collaborare coi servizi segreti cubani e con la CIA. Il 10 maggio, quattro giorni prima del suo quarantesimo compleanno, era insieme a tre compagni di lotta in una casa del quartiere di Santa Anita in San Salvador (ma alcuni smentiscono tale circostanza): Jorge Meléndez, Vladimir Rogel, Joaquin Villalobos. Non si è mai saputo chi dei tre giustiziò i due, e così, Roque Dalton, che era più volte sfuggito alla morte, finì colpito da mano amica.
Villalobos fu in seguito eletto comandante dell'ERP e la cosa fu messa a tacere, ma l'omicidio destò molto scalpore in America Latina costringendo la stessa ERP a rinnovarsi. Indagini successive smentirono ogni accusa mossa al poeta; si trattò molto probabilmente di un abile lavoro della CIA volto a seminare sospetti fra i guerriglieri stessi. Altri invece sostengono che Dalton, stava seminando scompiglio nell'organizzazione, cercando di aprirla anche alle fasce più povere della popolazione, cosa che effettivamente sarebbe avvenuta negli anni successivi.
Di certo c'è che la sua tomba non è stata mai più ritrovata.
Era figlio illegittimo di un immigrato statunintense, Winnall Dalton e di una infermiera salvadoregna, María Josefa García, da cui prese il nome e con cui crebbe. Iniziò i suoi studi in un collegio gesuita, e si trasferì in Cile per studiare Diritto, ma finì gli studi in patria. Fondò, nel 1956, il Círculo Literario Universitario, un centro di cultura dove trovarono voce esponenti della cultura di sinistra di quegli anni.
Nel 1960 fu incarcerato per attività rivoluzionarie, rischiando, per le accuse che gli venivano mosse, la condanna a morte. Tuttavia l'allora dittatore colonnello José María Lemus fu deposto e Roque venne scarcerato ma costretto a lasciare il Paese. Inizia a viaggiare in paesi come Cuba, Unione Sovietica, Messico, Cecoslovacchia e altri, tornando in patria clandestinamente nel 1964. Fu nuovamente arrestato e condannato a morte. Questa volta Roque si salvò grazie a un terremoto: il carcere ove era detenuto fu semidistrutto e egli riuscì a evadere e lasciare ancora una volta San Salvador ed a raggiungere Cuba, dove si stabilì, formandosi una famiglia sua ed ebbe tre figli.
A Cuba, oltre che distinguersi in attività culturali, Dalton prese ad addestrarsi in campi militari. Amico personale di Fidel Castro, viaggiò spesso a Praga come redattore della Revista Internacional. Nel 1973 decide di tornare a San Salvador (e qui la leggenda vuole che per non essere riconosciuto si era fatto sottoporre a interventi di plastica facciale). Il suo impegno nella rivoluzione diviene ora più attivo: entra a far parte dell'ERP (Ejército Revolucionario del Pueblo).
La fine di Dalton è tragica. Il 13 aprile del 1975, insieme a un altro membro dell'ERP, l'operaio Armando Arteaga, fu arrestato dai membri della stessa ERP per insubordinazione. Dalton e Arteaga furono ripetutamente interrogati, probabilmente percossi, con l'accusa di essere spie, di collaborare coi servizi segreti cubani e con la CIA. Il 10 maggio, quattro giorni prima del suo quarantesimo compleanno, era insieme a tre compagni di lotta in una casa del quartiere di Santa Anita in San Salvador (ma alcuni smentiscono tale circostanza): Jorge Meléndez, Vladimir Rogel, Joaquin Villalobos. Non si è mai saputo chi dei tre giustiziò i due, e così, Roque Dalton, che era più volte sfuggito alla morte, finì colpito da mano amica.
Villalobos fu in seguito eletto comandante dell'ERP e la cosa fu messa a tacere, ma l'omicidio destò molto scalpore in America Latina costringendo la stessa ERP a rinnovarsi. Indagini successive smentirono ogni accusa mossa al poeta; si trattò molto probabilmente di un abile lavoro della CIA volto a seminare sospetti fra i guerriglieri stessi. Altri invece sostengono che Dalton, stava seminando scompiglio nell'organizzazione, cercando di aprirla anche alle fasce più povere della popolazione, cosa che effettivamente sarebbe avvenuta negli anni successivi.
Di certo c'è che la sua tomba non è stata mai più ritrovata.
COME TE
Io, come te,
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.
Anche il mio sangue freme
e rido attraverso occhi
che hanno conosciuto il germinare delle lacrime.
e rido attraverso occhi
che hanno conosciuto il germinare delle lacrime.
Credo che il mondo è bello,
che la poesia è come il pane, di tutti.
che la poesia è come il pane, di tutti.
E che le mie vene non finiscono in me
ma nel sangue unanime
di coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.
ma nel sangue unanime
di coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.
(da Poesie clandestine)
COMO TÚ
Yo como tú
amo el amor,la vida,el dulce encanto
de las cosas,el paisaje
celeste de los días de enero.
amo el amor,la vida,el dulce encanto
de las cosas,el paisaje
celeste de los días de enero.
También mi sangre bulle
y río por los ojos
que han conocido el brote de las lágrimas.
y río por los ojos
que han conocido el brote de las lágrimas.
Creo que el mundo es bello,
que la poesía es como el pan,de todos.
que la poesía es como el pan,de todos.
Y que mis venas no terminan en mí
sino en la sangre unánime
de los que luchan por la vida,
el amor,
las cosas,
el paisaje y el pan,
la poesía de todos.
sino en la sangre unánime
de los que luchan por la vida,
el amor,
las cosas,
el paisaje y el pan,
la poesía de todos.
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Lieta del tuo apprezzamento di Roque e grazie a te della tua presenza, il segno del tuo passaggio.
NATACARLA |
A dir poco commovente.
Parole semplici, ma espresse con l'umiltà dele grandi cose.
Un bellissimo inserimento Carla, grazie.
Saverio