domenica, 13 settembre 2009
COME UNA PIANTA - MARTHA CANFIELD
Come ho incontrato questa autrice? Ha scritto una bellissima introduzione ad un libro di cui vi dirò più avanti.
Martha Canfield è nata a Montevideo nel 1949.
Dal 1977 vive a Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura ispanoamericana presso l’Ateneo fiorentino.
Ha pubblicato diversi volumi di saggi e monografie dedicati ad autori ispanoamericani, fra cui García Márquez, César Vallejo, Jorge Luis Borges, Julio Cortázar e collabora a diverse riviste letterarie
Più volte premiata per la sua opera poetica (nel 2003 per la traduzione delle poesie di Mario Benetti ha ricevuto il Premio di traduzione dell'Istituto Cervantes) e per il lavoro di diffusione della letteratura ispanoamericana (dirige le collane “Latinoamericana” della Casa Editrice Le Lettere di Firenze e “Doppiofondo” di Ponte Sisto di Roma), è consulente per la poesia italiana del Festival Internazionale di Poesia di Medellín (Colombia) e presidente del Centro Studi Jorge Eielson di Firenze.
Martha Canfield è nata a Montevideo nel 1949.
Dal 1977 vive a Firenze, dove insegna Lingua e Letteratura ispanoamericana presso l’Ateneo fiorentino.
Ha pubblicato diversi volumi di saggi e monografie dedicati ad autori ispanoamericani, fra cui García Márquez, César Vallejo, Jorge Luis Borges, Julio Cortázar e collabora a diverse riviste letterarie
Più volte premiata per la sua opera poetica (nel 2003 per la traduzione delle poesie di Mario Benetti ha ricevuto il Premio di traduzione dell'Istituto Cervantes) e per il lavoro di diffusione della letteratura ispanoamericana (dirige le collane “Latinoamericana” della Casa Editrice Le Lettere di Firenze e “Doppiofondo” di Ponte Sisto di Roma), è consulente per la poesia italiana del Festival Internazionale di Poesia di Medellín (Colombia) e presidente del Centro Studi Jorge Eielson di Firenze.
COME UNA PIANTA
Toglimi l’erba che mi cresce intorno
non vedi che mi soffoca
ridammi l’aria il vento
la luce che mi manca
benché segreta e cupa
ormai indispensabile
annaffiami con l’acqua rigogliosa
del fiume che conosci
ritaglia i rami informi voluttuosi
butta le foglie marce
scava pota diserba
fammi tornare slanciata e sicura
come ero
nella pura bellezza dell’inizio
quando l’istante non era che assoluto
e poi senza pietà
ti prego
tagliami le radici
strappami dalla terra
fammi volare nell’aria sospirata
un giorno un’ora un attimo felice
lasciami sognare
non me ne importa niente
se il respiro mi basterà appena
per capire l’errore
l’insidia la vertigine
e poi precipitare
nel sonno senza sogni
del buio inafferrabile
del vuoto senza te
è stupenda, mozza il fiato
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