lunedì, 14 settembre 2009
CONFESSIONE DEL FUGGIASCO - JUAN VICENTE PIQUERAS
Ho inseguito questa poesia quasi per un anno ed ora è qua, nelle mie mani, riposta in un piccolo grande libro.
E' facile che le cose che desideri non si avverino, o che ti deludano, ma non è stato questo il caso. Nonostante la lunghezza della poesia (io prediligo quelle brevi e dense di significato), non è estenuante, nè ripetitiva.
Ogni verso ha una sua ragione di essere che ci viene rivelata man mano si procede nella lettura.
Come per tutte le cose belle, quelle che pregustiamo, è importante che la lettura venga fatta lentamente, senza fretta alcuna: piuttosto rimandate o non leggete, affatto, se il tempo che avete non è abbastanza: sciupereste il senso della poesia e non ne apprezzereste l'autore.
Per la lettura dell'autore, nella lingua originale, vi rimando al video di YouTube.
Gli amici poeti che vorranno ascoltarlo, proveranno, sono sicura, una forte emozione.
E' facile che le cose che desideri non si avverino, o che ti deludano, ma non è stato questo il caso. Nonostante la lunghezza della poesia (io prediligo quelle brevi e dense di significato), non è estenuante, nè ripetitiva.
Ogni verso ha una sua ragione di essere che ci viene rivelata man mano si procede nella lettura.
Come per tutte le cose belle, quelle che pregustiamo, è importante che la lettura venga fatta lentamente, senza fretta alcuna: piuttosto rimandate o non leggete, affatto, se il tempo che avete non è abbastanza: sciupereste il senso della poesia e non ne apprezzereste l'autore.
Per la lettura dell'autore, nella lingua originale, vi rimando al video di YouTube.
Gli amici poeti che vorranno ascoltarlo, proveranno, sono sicura, una forte emozione.
CONFESSIONE DEL FUGGIASCO
Sono felice solo nell' andarmene.
Non tra le quattro mura, con relative spade,
bensì tra qua e là, tra una casa e l'altra,
nessuna mia, preferibilmente.
Non posso più né voglio stare fermo.
Né ora né più tardi. Né qua né là.
Semmai laggiù, dove ora tu ti trovi,
chiunque tu sia, mettimi il tuo nome
sulle labbra assetate, insaziabili.
Io non sono io né posso avere casa.
Non dico ormai perché mai lo sono stato,
né mai ne ho avuta una, essendo forestiero
dentro e fuori di me. Sono ciò che no:
il barbone che dorme sotto il ponte
che unisce le mie due rive e io l'attraverso
senza poter fermarmi giorno e notte.
Scrivo perché cerco, e perché attendo.
Ma non so più che cosa, l'ho scordato.
Spero che nello scrivere
riesca a ricordare. Mi ostino nell'addiaccio.
Disvivo tra parentesi
dentro lo spazio vivo e il tempo morto
dell'attesa di che cosa, tra due qui.
Mai essere in ma tra. Esci da me,
chiunque tu sia, lasciami in pace
o falla finita con me e con l'amaro
miele di vivere solo a parlare da solo.
Ho deciso che la mia patria sia
non decidere, non essere in posto alcuno
se non di passaggio, ponti, navi, treni,
dove io sia solo il passeggero
che so di essere, pure sapendo
che la pace mi preoccupa,
mi spaventa la quiete,
non m'interessa la sicurezza,
e solo son felice sapendomi fugace.
Tratto da: Mele di mare, Casa Editrice Le Lettere.
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versi che ti mettono sete..sete di leggerne ancora...Grazie, devo a te la scoperta di questo autore...
Isadorata |
Ciao cara Isadorata.
Ci sono diverse poesie di questo autore qui presenti ed ho segnalato i suoi libri di poesia: l'unica cosa che non ho fatto forse, è inserire i links di You tube, dove Juan stesso legge le sue poesie, ma la ricerca è semplice....
Torna quando vuoi.
NATACARLA |
Ho letto l'originale ed è meravigliosa. Credo che la traduzione possa essere migliorata di molto.
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