martedì, 26 maggio 2009
Una delle sue più care, quindi ancora più delicata ed accurata la scelta delle immagini.
A EMILY DICKINSON
Sentivo l’idea del fiore mancare
nella corrente che muoveva il mio pensiero
e il terribile sospetto di essere battuto
infilzava il suo sigillo nel terreno della mia memoria.
Ma dopo che il sole passò
la luna venne, triste,
ed io pensai a te:
Amherst non fu mai
fredda come stasera.
Mentre le lenzuola ricoprivano i respiri
e tacita la notte correva incontro all’alba,
il gelo mi bloccava il cuore in una morsa:
liberarsi era impossibile.
Solo al mattino ricordai…
Sorella delle margherite!,
che ci hai spiegato piano
l’attesa del pettirosso
e, della genziana, il riserbo,
così io t’ho sognata:
china in un campo di fiori
raccoglievi i tuoi gigli
cantandomi piano
il segreto dell’ape
e di come poté la rosa
parlarti dei sogni di Dio.
Mi guardasti pensosa e in silenzio
la tua messe passò nella mia mano:
poi mi lasciasti!
Altra gente ti stava aspettando
laggiù…
dove ancora non posso venire:
il punto più bello del prato.
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