giovedì, 21 maggio 2009
Amico di una ex compagna di scuola, poeta vernacolare ( e non ) di successo, scrittore con ben tre libri al suo attivo, giornalista, giudice di concorsi fotografici.
Di Ermanno sicuramente scordo qualcosa...
Ma questi sono solo i suoi hobby, di solito fa un lavoro "normale".
Questa sua poesia è insolita tra le tante che gli ho sentito leggere.
Il tema trattato è delicato, ma svolto con tatto e realismo, senza falsi pudori e senza fanfarate per ricavare solo applausi.
Di Ermanno sicuramente scordo qualcosa...
Ma questi sono solo i suoi hobby, di solito fa un lavoro "normale".
Questa sua poesia è insolita tra le tante che gli ho sentito leggere.
Il tema trattato è delicato, ma svolto con tatto e realismo, senza falsi pudori e senza fanfarate per ricavare solo applausi.
FRANCESCO
Il tuo sguardo mi sfugge,
dirimpetto al gelido bancone,
deformante specchio delle tue lunghe gambe
avvolte in una “mini” mozza-fiato
oltre a una rete che non vincola,
al contrario,
libera una prorompente sensualità.
A disagio,
sorbisco un analcolico senza coloranti
e rispondo a monosillabi
alle parole del mio interlocutore:
un vecchio (eh si! Abbiamo, ahimè, cinquant’anni)
compagno di caserma:
riaffiorano ricordi, ma
non riesco più a gioirne.
È inutile,
quel paio di occhi grandi,
neri e truccati oltremisura,
distoglie ogni altro mio pensiero.
Finalmente ci sono!
Sono nella antica aula del liceo:
Francesco!
Ti giri spesso dalla prima fila,
un giorno dopo l’altro emarginato
da pregiudizi innati.
Intravedo un accenno di peluria
sul viso dalla pelle vellutata.
Non bambola, faccia di bambola!
Non ancora!
Cerchi di evitare lo sguardo
avido di un saluto.
Mi alzo, risoluto,
e ti tendo la mano:
“Ma tu non sei…?”
“Sabrina… ti ricordi di me?”
Certo che mi ricordo.
Le tue braccia si schiudono
in un fraterno abbraccio.
Non più imbarazzo, ora…
serenità!
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