FUSIONE - JUAN RAMON JIMENEZ
Quella qua sotto è una poesia veramente breve.
Qualcuno me l'ha (giustamente) paragonata a quella di Ungaretti. Chissà che non abbia pensato a questa nello scrivere il suo "M'illumino d'immenso"
Juan Ramón Jiménez Mantecón nasce a Moguer, nella provincia Andalusa di Huelva il 24 dicembre 1881 al numero due di via della Ribera di Moguer da Víctor Jiménez, vedovo con una figlia - Ignacia - avuta da un precedente matrimonio e di Purificación Mantecón López-Parejo, benestanti e dediti al commercio di vino. Nel 1887 i suoi genitori si trasferiscono in una grande e bella casa di Calle Nueva, dove il poeta passa tutta la giovinezza. Inizia il suo percorso di formazione a Moguer e successivamente nel collegio dei gesuiti di Puerto Santa Maria, vicino a Cadice. Ottiene voti eccezionali anche se sente fortemente la mancanza della famiglia, nonostante le vacanze estive a casa. Conclusi gli studi secondari, viene obbligato dal padre a iscriversi alla Facoltà di diritto presso l'Università di Siviglia, studi che non finirà mai, dato che lo attira l'arte: pittura, letteratura e poesia su tutte. "Io scrivevo come un pazzo, versi e prose..." e riusciva a pubblicare su giornali e riviste ricavandone persino un compenso.
Legge qualsiasi cosa: Bécquer, Rosalia de Castro, Byron, Hugo, Goethe. I suoi ritorni a Moguer gli infondono sicurezza ma anche malinconia per la sua terra e per "l'albero dalla vasta fronda e grande ombra", che sarà il simbolo della sua infanzia e della poesia.
Si reca a Madrid, dove incontra altri poeti della cerchia di Rubén Dario, dalla cui poesia resterà influenzato. Ritorna a Mouger per la morte del padre (1900) e questo lutto acuisce le sue paure per le malattie e la morte, oltre alla rovina della famiglia ai beni sequestrati in favora della Banca di Bilbao. Cade in depressione e trascorre molto tempo in una clinica di Arcachon da dove si reca in Svizzera, Francia e Italia, legge i poeti simbolisti.
Si reca a Madrid, dove incontra altri poeti della cerchia di Rubén Dario, dalla cui poesia resterà influenzato. Ritorna a Mouger per la morte del padre (1900) e questo lutto acuisce le sue paure per le malattie e la morte, oltre alla rovina della famiglia ai beni sequestrati in favora della Banca di Bilbao. Cade in depressione e trascorre molto tempo in una clinica di Arcachon da dove si reca in Svizzera, Francia e Italia, legge i poeti simbolisti.
Negli anni successivi rientra a Madrid, presso il Sanatorio di Rosario per trasferirsi poi nella casa del suo medico. Nel frattempo Juan passa da un primo amore molto idealizzato a continue avventure con donne single, sposate, madre e figlia americane, la moglie del suo psichiatra e "si, anche suore" come afferma il suo editore. Tra le tante donne, una in particolare, Luisa Grimm, sposata, ricca e amante della poesia, lo introdurrà ai versi degli autori romantici di lingua inglese, a quel tempo molto poco conosciuti in Spagna, che Jiménez inizierà a tradurre.
Nel 1913 conosce Zenobia Camprubí Aymare se innamora profondamente: la sposerà nel 1916, raggiungendola a New York e con la sua collaborazione, inizierà a tradurre le opere del premio Nobel Rabindranath Tagore, rimanendo contagiato dalla purezza del suo verso.
Tra il '21 e il '27 cura diverse riviste con vita breve e tra queste Indice, a cui collaborano Ortega, Machado, Alfonso Reyes, Gómez de la Serna, Salinas e per tutti lui sarà il maestro.
Nel 1930 gli viene presentata Margarita Gil Roesset, amica di Zenobia e innamorata del poeta. Lui la rifiuta e dopo due anni di tentativi disperati di raggiungere il suo amore, si suiciderà. Un fatto che impressionò molto Juan Ramón. Dal 1931, la moglie accusa i primi sintomi di un cancro che la consumerà.
Nel 1936 scoppia la Guerra Civile spagnola. Juan si schiera con la Repubblica e accoglie degli orfani in una delle sue case, però non si sente al sicuro a Madrid; il giornale socialista Claridad infatti ha lanciato una campagna contro gli intellettuali e lui e Zenobia si trasferiscono a Washington come addetto culturale, ma di fatto in esilio. L'anno successivo tiene delle conferenze a Cuba e quello dopo apprende che suo nipote Juan Ramón Jiménez Bayo ha perso la vita combattendo con i Falangisti sul fronte Teruel. La notizia lascia Juan completamente distrutto, "sterile per quasi un anno e mezzo"
dirà la moglie. Nel 1939 viene saccheggiata la loro casa; spariscono libri, manoscritti, oggetti personali dei due. Si stabiliscono a Miami dove l'anno successivo Juan ricade in depressione e viene ricoverato nel locale ospedale universitario. Tra il 1944 e il 1946 vengono entrambi ingaggiati come professori presso l'università del Maryland. Nel 1947 acqustano una casa a Riverdale, vicino a una clinica, ma continuano anche a viaggiare, Argentina e Uruguay dove viene accolto con entusiasmo. Nel 1950 tornano a Porto Rico, per insegnare nel Campus Río Piedras, sede dell'Università di Porto Rico. Nel 1956 l'Accademia Svedese gli conferisce il Premio Nobel per la Letteratura, ma sua moglie dopo tre giorni muore e sarà il Rettore del Campus universitario a ritirare il premio in sua vece.
dirà la moglie. Nel 1939 viene saccheggiata la loro casa; spariscono libri, manoscritti, oggetti personali dei due. Si stabiliscono a Miami dove l'anno successivo Juan ricade in depressione e viene ricoverato nel locale ospedale universitario. Tra il 1944 e il 1946 vengono entrambi ingaggiati come professori presso l'università del Maryland. Nel 1947 acqustano una casa a Riverdale, vicino a una clinica, ma continuano anche a viaggiare, Argentina e Uruguay dove viene accolto con entusiasmo. Nel 1950 tornano a Porto Rico, per insegnare nel Campus Río Piedras, sede dell'Università di Porto Rico. Nel 1956 l'Accademia Svedese gli conferisce il Premio Nobel per la Letteratura, ma sua moglie dopo tre giorni muore e sarà il Rettore del Campus universitario a ritirare il premio in sua vece.
Nella stessa clinica morirà anche lui. E' il 29 maggio 1958.
FUSIONE
Col nuovo mattino,
il mondo mi bacia
sulla tua bocca, donna.
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#1 27 Marzo 2009 - 17:02
Uno dei più grandi poeti del '900 e uno di miei preferiti. Ciao, Pietro.
pietroatzeni |
Accipicchia! Non avevo ancora finito l'inserimento!
Grazie comunque Pietro.
Spero di rivederti presto.
Carla
Grazie comunque Pietro.
Spero di rivederti presto.
Carla
NATACARLA |