sabato, 17 luglio 2010
IL DOLORE - ATTILA JOZSEF
Ha qualcosa di introspettivo, ma è riuscito a trascendere da questo ed a fare una poesia universale, viva ieri come anche oggi, con quel verso finale che resta sospeso tra lui e noi.
Non come minaccia, ma come avvertimento.
Attila József nacque a Budapest, l'11 aprile 1905 e morì a Balatonszárszó il 3 dicembre 1937, è considerato uno dei più importanti poeti ungheresi del XX secolo.
Figlio di un operaio di origine rumena, e di una contadina, era terzogenito dopo le sorelle Eta e Jolán.
Il padre abbandonò la famiglia quando lui aveva l'età di tre anni e la madre che non riusciva a mantenere economicamente i figli, permise che Attila fosse affidato ad una coppia di Öcsöd per lavorare nella loro fattoria.
Ma le condizioni di vita furono tali che Attila (ribattezzato "Pista" dai genitori affidatari) fuggì nuovamente a Budapest per tornare dalla madre.
Ma questa morì nel 1919, a 43 anni di età, così Attila venne cresciuto da Ödön Makai, suo zio, che gli consentì di studiare in una scuola superiore. Successivamente si iscrisse all'università di Seghedino, con l'intenzione di diventare un insegnante, ma venne espulso per via di una poesia provocatoria che aveva scritto.
Da quel momento, cercò di mantenersi con i pochi guadagni derivanti dalla pubblicazione dei suoi scritti. Iniziò, inoltre, a dare segni di schizofrenia e andò in cura presso vari psichiatri.
Morì nel 1937 all'età di 32 anni a Balatonszárszó, dove viveva con la sorella ed il cognato, travolto da un treno di passaggio mentre si trovava sdraiato sui binari. L'ipotesi del suicidio è la più accreditata, anche se alcuni studiosi non escludono l'incidente.
Presso il luogo della sua morte è posto un cippo memoriale.
Figlio di un operaio di origine rumena, e di una contadina, era terzogenito dopo le sorelle Eta e Jolán.
Il padre abbandonò la famiglia quando lui aveva l'età di tre anni e la madre che non riusciva a mantenere economicamente i figli, permise che Attila fosse affidato ad una coppia di Öcsöd per lavorare nella loro fattoria.
Ma le condizioni di vita furono tali che Attila (ribattezzato "Pista" dai genitori affidatari) fuggì nuovamente a Budapest per tornare dalla madre.
Ma questa morì nel 1919, a 43 anni di età, così Attila venne cresciuto da Ödön Makai, suo zio, che gli consentì di studiare in una scuola superiore. Successivamente si iscrisse all'università di Seghedino, con l'intenzione di diventare un insegnante, ma venne espulso per via di una poesia provocatoria che aveva scritto.
Da quel momento, cercò di mantenersi con i pochi guadagni derivanti dalla pubblicazione dei suoi scritti. Iniziò, inoltre, a dare segni di schizofrenia e andò in cura presso vari psichiatri.
Morì nel 1937 all'età di 32 anni a Balatonszárszó, dove viveva con la sorella ed il cognato, travolto da un treno di passaggio mentre si trovava sdraiato sui binari. L'ipotesi del suicidio è la più accreditata, anche se alcuni studiosi non escludono l'incidente.
Presso il luogo della sua morte è posto un cippo memoriale.
IL DOLORE
Il dolore è un postino grigio, silenzioso,
col viso asciutto, gli occhi d'un azzurro chiaro,
dalle sue spalle fragili pende
la borsa, il vestito è scuro e consumato.
Nel suo petto batte un orologio
da pochi soldi; timidamente sguscia
di strada in strada, si stringe ai muri
delle case, sparisce in un portone.
Poi bussa. E ha una lettera per te.
da “Attila József, Poesie”, Lerici editore, Milano, 1957
Trad. Umberto Albini
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Alla personificazione (dolore come postino) si affianca un'allitterazione che acuisce il senso di gravità; seguono sinestesie (occhi azzurri/vestito scuro) e ancora sguscia, si stringe, sparisce .....forse per indicare un qualcosa di indecifrabile e di sfuggente.
Ma con l'allitterazione finale vince la timidezza e svolge il suo compito!
Profonda da meditare!
Giuseppe
utente anonimo |
Speculando sugli intenti dell'autore, si può pensare che il dolore/postino provi compassione per le persone a cui consegna le sue lettere e quel suo sgusciare, stringersi ai muri rappresenta forse il non voler essere esibito, un pudore che si rivela solo nell'intimità delle quattro mura delle case presso cui si reca.
Sicuramente il Dolore ha fatto visita spesso a Jozsef.
Grazie del segno tuo passaggio.
NATACARLA |
GRAZIE a te NataCarla che mi guidi nella lettura!
Ottime cose per la tua vita!
Giuseppe
utente anonimo |
Grazie a te NataCarla che mi hai fatto prendere un bel voto su Attila József!!! Ti ringrazio tanto :) Grandi cose nella tua vita!!
RispondiEliminaLieta di esserti stata un poco utile. Mi piacerebbe averti fatto amare Attila ed il suo dolore o meglio la poesia in generale, ma forse sarebbe troppo... Ma dimmi, com'è trattata a scuola la poesia? C'è rispetto per il poeta? E fino a che anno vi siete addentrati?
EliminaNella nostra scuola la poesia è trattata benissimo,cioè che è molto rispettata e deve essere ripetuuta bene,anche il poeta è molto rispettato!
EliminaCome non rispettare un poeta di questa portata, un uomo che ha saputo descrivere con così tanta semplicita tutti i propri vissuti e agiti.... adoro questo poeta, che ha saputo parlare del proprio dolore e con altrettanto ardore del proprio amore!
RispondiEliminaCondivido questo tuo pensiero splendidamente espresso!
EliminaGrazie.
Stan gidle for a better life ‼️‼️
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