domenica 20 novembre 2011

IO NON HO DETTO LORO DI TE - NIZAR QABBANI

domenica, 01 agosto 2010
IO NON HO DETTO LORO DI TE - NIZAR QABBANI
 
Altra poesia, altro autore, altro modo di concepire la poesia.
Questa volta l'amore è raccontato con una formula diversa. I versi, nella loro voglia di dire, si fanno indiretti, senza  metafore.
Solo circonlocuzioni che raggiungono il loro scopo.
Se aggiungiamo la forma diretta, colloquiale della stesura, raggiungiamo il risultato di una poesia moderna.
Il contenuto, poi, la colloca tra una delle migliori poesie che abbia mai letto.






Nizar Qabbani (Damasco 21 marzo 1923- Londra 30 aprile1998)  poeta siriano dallo stile raffinato,  diplomatico è stato anche un editore siriano. Tuttora è considerato uno dei più importanti e più famosi poeti arabi nei tempi moderni,  uno dei maggiori della letteratura araba del XX secolo.
Un  esploratore elegante e semplice dei territori dell’amore, dell’erotismo e della religione.
Come spesso accade, fu una tragedia a spingere Qabbani alla poesia: quando aveva 15 anni, sua sorella Wisal, di dieci anni maggiore, si uccise per evitare un matrimonio che non voleva con un uomo che non amava. Ai suoi funerali Qabbani decise di combattere quell’ingiustizia sociale che era stata causa della morte della sorella. “L’amore nel mondo arabo è come un prigioniero e io voglio liberarlo. Voglio liberare l’anima araba, i suoi sensi e il suo corpo con la mia poesia” disse un girono a un intervistatore che gli chiedeva se fosse un rivoluzionario.
E Qabbani lo era un rivoluzionario: dell’uguaglianza tra uomo e donna che in un mondo come quello arabo era ed è difficile da accettare.
Liberamente adattato dal web






IO NON HO DETTO LORO DI TE

Io non ho detto loro di te
ma essi videro che ti lavavi nelle mie pupille
io non ho parlato loro di te
ma essi ti hanno letto nel mio inchiostro e nei miei fogli
L'amore ha un profumo
non possono non profumare i campi di pesco.



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#1                                                                                                                         02 Agosto 2010 - 15:55
... che meraviglia...
utente anonimo

#2  07 Aprile 2011 - 05:30

Con l'allitterazione iniziale in o il poeta vuole ribadire l'importanta della scrittura, in questo casi i suoi versi ... non si dice, non si parla.... si scrive solo, e la scrittura parla di più; mi viene in mente ritornando ai ricordi scolastici quanto ci insegnavano a scuola sul libro "Le mie prigioni" di Silvio Pellico (Costò all'Austria più di una battaglia perduta).
Bella l'immagine dell'amore che ha un profumo, ... il profumo è un'essenza, c'è ma non si vede, materialmente non ti impossessi ma ti inebria corpo e anima, così è l'amore ....così come se passeggi in un campo di pesco.
Giuseppe
utente anonimo

#3  07 Aprile 2011 - 19:01

Giusepe, se dovessi buttar giù una classifica delle poesie che mi sono più care, questa la troveresti tra i primi posti, ma troveresti anche molti ex aequo.
Io penso che Nizar volesse esprimere una impossibilità ad esprimersi con le parole, perchè talvolta possono non essere adeguate e allora sono gli altri sensi che parlano.
E' un pò come camminare in silenzio accanto ad una persona che per te è importante. Non importa se siete abbracciati, mano nella mano o solo vicini: è lì con te, in una comunione che non ha bisogno d'altro.
Ma chi ti conosce e ti guarda sa.
NATACARLA



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